Pugnali - Lussuria – Disgusto. All’apparenza, un “accostamento” abbastanza strano per il titolo di un disco, che probabilmente meriterebbe un doveroso approfondimento concettuale e lirico.
Quello che, invece, non è “strano” per nulla è che il nuovo lavoro dei Sarasin A.D. (o solo Sarasin se siete nord-americani!) sia un egregio prodotto di hard-rock “classico”, energico, ispirato e coinvolgente, soprattutto se teniamo conto che il timone della band è saldamente gestito dalle capaci mani di Mr. Phil Naro, un signore dal ricco pedigree sia come musicista impegnato in prima persona, sia come songwriter “mercenario” (Talas, Peter Criss, Coney Hatch, 24K, Lou Gramm, Lee Aaron, Liberty N' Justice, …).
Semplificando un po’ i termini della questione, e per indirizzare immediatamente l’eventuale acquisto, diciamo subito che “Daggers - Lust – Disgust” si dimostra un plausibile investimento per tutti quelli che amano AC/DC e Led Zeppelin, con una preponderanza dei secondi sui primi, anche a causa della laringe di Naro, palesemente forgiata sullo spirito timbrico del divino Plant.
Approfondendo opportunamente la faccenda, però, le cose assumono un significato un po’ più composito, perché, come anticipato, Naro non è un compositore sprovveduto a cui possa interessare l’ampliamento delle operazioni di xerografia, già piuttosto corpose nell’attuale rock-rama.
A quelle solide fondamenta stilistiche vengono aggiunte sporadiche intriganti sfumature adulte e alcune sonorità dal vago sentore più “moderno” (le meno efficaci, in ogni caso, come avviene nelle accelerazioni di “Kiss of death” o nelle deviazioni di “Jeanie’s gone crazy”) e comunque il prodotto finale soddisfa per la sua freschezza e la sua gradevolezza complessiva.
Momenti dalle velleità anthemiche (“In America”, “Makes sense”), si contrappongono a fragranze di vaporosa psichedelia (“Woken @ noon”, “Black night crash”) e mentre numeri dal fortissimo potere magnetico colpiscono in profondità (“The last word”, “Keep runnin’” e “Running circles in my brain”), piace anche il gusto con cui vengono costruite le soluzioni acustiche (“The parting”) ed elettro-acustiche (“Brings forth a sound”) e non disturba affatto nemmeno la strategia della “pesantezza” mutante (“How will you be remembered”).
“Daggers - Lust – Disgust” non è un Cd per cui “strapparsi i capelli” (e nel mio caso sarebbe al momento davvero molto difficile, anche al cospetto di un immane capolavoro!), ma rimane senza dubbio un bel modo di trastullare i propri timpani in compagnia di tradizione, vitalità e classe sotto forma di una congrua manciata di buone canzoni.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?