Gli Opposite Self vengono da Perpignano, in Francia, e sono dediti ad una miscela musica che essi stessi definiscono crossover, sebbene le band richiamate per descrivere il loro sound non sempre calzano a pennello, ad esempio Alice In Chains o Helmet, mentre è evidente una certa affinità con altre bands come Sevendust, A Perfect Circle e Faith No More.
Elemento portante del sound della band è la melodia, che fa leva sulla potente ma modulabile voce del singer Mars e sulle linee di chitarra di Fab e Duff.
Il dittico iniziale “More And More” e “Passenger” ci presenta due canzoni simili tra loro nella struttura, ma tuttavia per nulla ripetitive, e che presentano in modo degno la band. “Through Mind”, presenta una struttura ritmica più in primo piano rispetto alle prime due tracce, pur non perdendo le stigmate melodiche di cui sopra.
L’ascolto è piacevole e, pur non facendo gridare al miracolo per originalità, si lascia apprezzare per una certa freschezza compositiva e per la capacità di sapere creare aspettative nell’ascoltatore, che quasi mai vengono deluse.
Con “Hollow” (della quale sul disco è presente anche il video) il suono si incattivisce, le chitarre sono più rabbiose e si respira una certa aria “alternativa”. Iniziano però a palesarsi anche alcuni piccoli difetti, in primis l’incapacità del singer di sapere cambiare registro vocale e offrire una prova più aggressiva. “Get Bright” è una song sofferta che prepara il terreno alla conclusiva “Alone”, canzone che rimanda alle cose più intimiste di James Maynard Keenan.
In definitiva un dischetto niente male, che mostra sprazzi interessanti, che spogliato dalle sofisticazioni intellettuali e preso per quello che è, regala momenti piacevoli e che sicuramente getta le basi per un prosieguo che appare, all’orizzonte, interessante.
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