“
Hate” rappresenta l’apice creativo dei
Sinister, un disco che recupera la varietà compositiva degli esordi, pur non perdendo la brutalità e la ferocia del precedente album, e vi aggiunge atmosfere oscure ed apocalittiche, in una sola parola sulfuree, insistendo su trame più ragionate ma anche più complesse.
L’uscita dalla band di
Andre Tolhuize lascia nelle mani del solo
Bart Van Wallemberg la fucina dei riff, che in questo disco assurge ad accademia del death metal.
Tralasciando l’atmosferica intro, si parte subito forte con “
Awaiting The Absu” che suona come una sorta di sinfonia oscura, brutale ma ricca di cupi richiami a certo immaginario satanico. In effetti “
Hate” dal punto di vista lirico/concettuale è un bel pezzo di blasfemia, da competere con
Deicide e
Incantation, con una delle copertine più belle e iconiche di tutta la storia del death metal, ancora una volta opera di
Wes Benscoter.
Tuttavia la band non dimentica come si picchia duro, il finale di “
Embodiment Of Chaos” è pura follia in musica, che prosegue con la successiva “
Art Of The Damned”, ricca di riff zanzarosi che fanno l’ottovolante sulle accelerazioni e le decelerazioni del monolitico drumming di
Aad Kloosterwaard.
“
Unseen Darkness” mostra, tra le altre cose, un caleidoscopio ritmico capace di mandare fuori fase le sinapsi dell’ascoltatore e un assolo allucinato.
L’accoppiata “
18th Century Hellfire”/”
To Mega Therion” incenerisce quel che resta del povero ascoltatore, con un pezzo, il secondo, che è ormai diventato iconico, grazie al suo ritornello “
To Mega Therion 666!” urlato a squarciagola dal grandissimo
Mike Van Mastrigt il quale, nel finale, chiarisce meglio il concetto:
“LUCIFER, bringer of light
Ineffable king of hell
SATAN will be victorious
In the battle of armageddon
Heaven's kingdom devastated
Carnage of the christian god
Jehovah is slaughtered
LUCIFER REJOICED -
- TO MEGA THERION”
Cosa altro aggiungere? “
Hate” è l’ultimo grande disco composto dai
Sinister, anche se, personalmente, mi piace molto anche il successivo “
Aggressive Measures”, ed è un capolavoro perché riesce a dire la sua in un periodo, il 1995, nel quale il death metal, con i suoi gruppi storici, ha già espresso tutto il suo meglio.