Pilgrim Fathers - Short Circular Walks In The Hope Valley

Copertina 8

Info

Anno di uscita:2008
Durata:49 min.
Etichetta:Undergroove
Distribuzione:Andromeda

Tracklist

  1. THE BALLAD OF THE TROJAN ELEPHANT
  2. OLD MAN TIME IN THE RIVERS OF RHYME
  3. GOLD, GOLD!
  4. GREAT NORTH ROAD
  5. NINE HANDS OF THE OCTOPUS
  6. COSMIC SPACE LAZERS
  7. DOGYOGHURT
  8. FISTFUL OF BAGS (FULL OF RIFFS)
  9. ULTIMATE ATTACK HELICOPTERS
  10. THE EDWARDIAN ASTRONAUT

Line up

  • Shelf: vocals, effects
  • Stephen Averill: bass
  • Feg: guitar
  • Kev Richardson: drums
  • Dan Gardner: keyboards, samples

Voto medio utenti

Phoebe: è così diversa dalla roba che si sente di solito!
Chandler: vuoi dire dalla musica?

Prendo a prestito questo breve dialogo estrapolato da uno dei miei serial televisivi preferiti, Friends, dove due dei protagonisti principali commentano l’astrusa “performance musicale” del loro amico Ross (per completezza Monica, Rachel e Joey sono gli altri personaggi basilari del telefilm), per sottolineare quante volte la ricerca spasmodica dell’originalità nell’arte si traduca in qualcosa di tedioso, pretenzioso, dispersivo e ben difficile da comprendere, “assimilare” ed apprezzare.
Questo non significa che bisogna smettere di perseguirla, per carità, ma è altrettanto vero che essere creativi e nel contempo sufficientemente “intelligibili”, mi sembra oggi più che mai, in questo bailamme sonoro che ci circonda, l’autentica “vetta” da conquistare.
Obiettivo perfettamente centrato da questi Pilgrim Fathers da Nottingham, per chi scrive un’enorme sorpresa “estiva” nell’ambito di quella branca del rock che potremmo definire, non senza un’inevitabile approssimazione (e un po’ di “retorica”, pure), post-metal.
Qualunque sia la sua catalogazione, l’insegnamento primario che deriva da “Short circular walks in the hope valley”, è che si può manifestare tutta la propria inventiva anche continuando a trafficare con la “solita vecchia roba”, se si ha, però, un adeguato temperamento “innovativo” e un innato gusto estetico nella difficile pratica della destrutturazione e ricostruzione dei generi.
In questo modo, metal, grunge, hard-rock, doom, prog, blues, stoner, noise, hardcore e psichedelia, nel Cd vengono scomposti e strapazzati, per poi subito dopo vederli raggrumarsi in un’unica entità, come in una strana reazione chimica che ce li restituisce coagulati, ognuno di essi riconoscibile nella sua tipica conformazione, eppure anche trasfigurato, quasi lo si osservasse attraverso uno specchio deformante.
Una poetica davvero “psichedelica”, quella attuata dai Pilgrim Fathers, e nel senso più ampio del termine, intendendo quell’attitudine “esplorativa” che si prefigge di espandere la percezione mentale, un immaginario, questo, veramente assai facile da evocare durante i quarantanove minuti di durata del disco.
Dopo tanti “voli pindarici” verbali è forse necessario un pizzico di maggiore pragmatismo e la citazione di qualche riferimento ispirativo facilmente individuabile, e ci proverò a fornirvene alcuni, ma non sono sicuro che farlo sarà di grandissimo aiuto, vista l’atipicità complessiva della proposta.
Riuscite a pensare ad un incrocio tra Hendrix, Neurosis, primi Pink Floyd, Led Zeppelin, Melvins, Doors, Kyuss, Mogwai e Black Sabbath? Se gliel’avete fatta siete abbastanza vicini all’essenza di un platter che è questo e anche parecchio di più.
Qualora non ci foste riusciti, mi auguro almeno che le mie parole siano servite a stimolarvi la curiosità necessaria a sottoporvi alla bellezza di “Short circular walks in the hope valley”, per quanto mi riguarda un caleidoscopico sogno ad occhi (ed orecchi) aperti, un’ipnosi sonora che suscita grandi emozioni, capace di dimostrarsi “geniale” senza lo snobismo caratteristico di molti geni.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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