Secondo album per i varesini Dustineyes, che strappano un contratto alla californiana Sliptrick Records e tornano sul mercato dopo anni di silenzio discografico, durante i quali hanno calcato i palchi di mezza Italia e si sono fatti una gavetta non indifferente. Lavoro duro che ha dato sicuramente i suoi frutti: con una line-up rivoluzionata rispetto al debut album, i Dustineyes si ripresentano con un sound nuovo ed una maturità compositiva non indifferente.
Pur restando a cavallo tra rock'n'roll, sleazy, punkish rock e stile motorheadiano, i Dustineyes appesantiscono decisamente il proprio muro sonoro, grazie soprattutto ad un sound di chitarra degno dei Black Label Society.
Brani come "The Beast" o "Dead Man Boogie" ci mostrano tutte le sfaccettature del sound dei Dustineyes, che certo non inventano nulla, ma che sanno unire con maestria e personalità influenze svariate e trasversali. C'è spazio anche per qualche scelta più coraggiosa come per le inconsuete melodie di "Your Lies", così come per le incursioni in territori più violenti di "Innocent Cries".
Vario, ben prodotto, suonato impeccabilmente e pieno zeppo di canzoni che sanno essere catchy ma senza mai scadere nella banalità: queste le armi vincenti di "Next Stop: Hell", che merita un applauso anche per la copertina, disegnata dallo stesso chitarrista Umberto Morra.
Per concludere, non posso evitare di dire che questo "Next Stop: Hell" è un disco che non suona assolutamente italiano. A buon intenditor, poche parole. Consigliato.
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