Avanzano i capitolini
Lahmia e danno alla luce il successore dell'ottimamente accolto debut demo "
An Eternal Memory" (pubblicato nel 2007) con questo "
Forget Every Sunrise" che fin dal principio si presenta in maniera molto più completa e professionale; il booklet è praticamente identico per cura e completezza a quello di un cd ad alto budget, la grafica a cura di
Luca Minieri (
Illogicist) si adatta a perfezione al nuovo e maturato stile musicale della band e, cosa più importante, la produzione ottenuta ai
Temple of Studios (Christian Ice) risulta davvero ottima, senza nulla invidiare al sound di matrice nord-europea.
Parliamo di Nord-Europa in quanto i Lahmia hanno ormai definito con vigore la loro direzione, costituita da un death metal svedese debitore dell'insegnamento dei maestri
Dark Tranquillity, miscelato con atmosfere e soluzioni darkeggianti che rimandano ai primi
Paradise Lost ed alle parti più decadenti dei
My Dying Bride.
L'iniziale "
Nightfall" è la giusta opener e concede qualcosina in più all'appeal ed alla melodia del resto dei brani, che proseguono con "
Grinding Dreams" con una maggiore complessità e pesantezza di base; il fattore più importante in ogni caso è quello dell'ottimo amalgama dei suoni, di idee vincenti e non banali, assemblate con cura e rese funzionanti in un contesto sempre efficace e maturo, ed il tutto sviluppato per tutti e 5 i brani che compongono il cd.
Cd che a nostro avviso proprio dalla metà in poi trova la propria summa artistica, grazie a brani come l'aggressiva "
The Last Dance" e soprattutto l'oscura e depressiva "
Glass Eyed Child", che conferisce un mood decisamente doomy e magniloquente al sound dei Lahmia, esaltato in questi frangenti dall'eccelso lavoro chitarristico (sia in fase di solos che di passaggi acustici) e dall'ancora ottima prestazione vocale del singer Francesco Amerise, a proprio agio anche nei momenti puliti e di maggiore interpretazione, ripetuti anche nella successiva "
Game of Sacrifice", in cui ritornano momenti a-la
Katatonia, con giochi di chitarra ipnotico-ossessivi.
In definitiva un come-back davvero esaltante, un prodotto completo e competitivo che sancisce il nome dei Lahmia come uno dei più promettenti del panorama metal italico e che dovrebbe essere tenuto in estrema considerazione da tutti gli amanti dello swedish death metal e della musica estrema in generale.
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