Una nuova band che prova ad emergere nell’affollato panorama stoner. Si chiama Frame, originaria di Goteborg, e debutta per la Free Bird con un mini-cd di cinque brani.
Il loro è uno stile fortemente metallico, potenti riffs squadrati gestiscono mid-tempo pesanti, con l’aggiunta di vocals piacevolmente grezze ed abrasive. Il tiro è simile a quello dei Mushroom River Band o dei Mannhai, ma con una evidente predisposizione al mood southern di Alabama Thunderpussy o dei primi Roadsaw, o se vogliamo esagerare dei Black Label Society di Zakk Wylde. Gente che bada alla sostanza senza tanti svolazzi. C’è poco di nuovo nella proposta dei Frame, ma le canzoni sono muri compatti e sfoderano sufficiente grinta e groove.
La rocciosità di “Hell and back”, ben rappresentata dal titolo del mini, una locomotiva metal/stoner che procede inarrestabile, melodia alcolica confederata per la cadenzata “Wrong or right”, circolarità spezzacollo e finale rallentato simil-doom in “Whatever blues”, sferragliare di metal ottantiano che riveste “Place to call home”, con la lead ad alimentare il fuoco della motrice, un macigno Motorhediano a chiudere la breve corsa con “Sonic wall”.
Per il momento è tutto qua. Ci sono segnali di una band che potrà dare soddisfazioni agli amanti dei sapori forti, ma sarà necessario risentire gli Svedesi in un lavoro più esteso. L’originalità non è il loro forte, ma sono tosti e picchiano duro. Da tenere d’occhio.
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