Copertina 6,5

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2008
Durata:51 min.
Etichetta:Locomotive Records
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. ENTER DYSTOPIA
  2. MY WILL BE DONE
  3. DECRYPTION
  4. BRAVE NEW MEN
  5. THE QUESTION KEEPER
  6. SYNAPTOGENESIS
  7. JUGGLIN’ AT THE EDGE
  8. JUST ANOTHER BROKEN SHELL
  9. A TWIN PHENOMENON
  10. THE ART OF BEING ALONE
  11. SEEDS OF THE PLAGUE

Line up

  • Nuno Miguel De Barros Fernandes: vocals
  • Markus Ullrich: guitars
  • Richie Seibel: keyboards
  • Kai Schindelar: bass
  • Jurgen Schrank: drums

Voto medio utenti

Bravi lo sono sempre stati, ma finora non sono mai stati in grado di fare la differenza.
Ed ora la stessa impressione si può riscontrare su "X to the Power of Ten", quinto album per i Lanfear, formazione tedesca in attività sin dalla prima metà degli anni '90, passata da poco alla Locomotive, dopo aver collaborato per i precedenti due lavori con la Massacre.
Ma il cambio di etichetta non è l'unico da registrare, infatti, Tobias Althammer ha lasciato il proprio posto dietro al microfono a Nuno Miguel De Barros Fernandes, proveniente dagli Anguish. Il nuovo vocalist non sembra però del tutto a suo agio nei passaggi più torridi e quando urge un approccio più aggressivo, nonostante il ricorso ad alcuni growls, risultando meglio inserito nel tessuto Melodic Power e sopratutto in quello Progressive che ha acquistato maggiori spazi su questo "X to the Power of Ten".
L'album parte ad ogni modo con il passo deciso di "Enter Dystopia", ben punteggiata dalle tastiere di Richie Seibel, ed è poi il drumming di Jurgen Schrank a scandire la successiva "My Will Be Done". Un inizio a metà strada tra i Symphorce, gli Ivanhoe ed i Sieges Even, dagli scatti improvvisi, spunti tecnici e melodici, con un tocco di quella sana aggressività che non fa mai male. Peccato che i buoni propositi non reggano per tutta la durata del disco.
Infatti, non manca qualche battuta a vuoto, vedi "Decryption", ma sopratutto nella seconda metà del disco, tra le melodie di "Just Another Broken Shell" o nella pretenziosa "A Twin Phenomenon" (con una struttura quasi fusion dove fanno capolino accenni di voce in growl), mentre lasciano una buona impressione quelle intuizioni spaziali che caratterizzano la grintosa "Jugglin’ at the Edge", uno tra i pezzi migliori del disco, assieme alla conclusiva "Seeds of the Plague", una canzone che lascia davvero il segno.
Tuttavia i Lanfear di oggi fanno un mezzo passo indietro rispetto a "The Art Effect" ed a "aNother gOlden rAge". Resta da superare qualche problema d'assestamento e la necessità di indirizzare al meglio la prova di Nuno Miguel De Barros Fernandes, magari andando anche a snellire un songwriting che talvolta tende a contorcersi su se stesso senza creare particolari sussulti.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti
l'album che non ti aspetti!

Devo dire che questo disco mi ha sorpreso favorevolmente per due ragioni: la prima è che finalmente i Lanfear hanno trovato un cantante davvero carismatico ed espressivo (a differenza di quello precedente che quando si lanciava negli acuti faceva il verso alla sirena della polizia) in grado di catturare l'attenzione dell'ascoltatore. La seconda e a mio avviso più importante è che rispetto al passato hanno deciso di indurire il suono delle chitarre rendendolo piu' compatto.

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