Gli svedesi Evergrey si sono da qualche tempo ritagliati un posto d'onore all'interno del movimento power prog europeo (sempre che così si possano definire senza inquadrarli eccessivamente). Tutto merito di una serie di album di ottima qualità, che hanno saputo rivitalizzare un genere da troppo tempo in crisi creativa. Pur non potendo in alcun modo contestare le lodi che gli sono state tributate, il sottoscritto non è mai stato un grande fan di questo gruppo. Ho sempre ammirato la sottile vena drammatica delle loro composizioni, e il modo vincente con cui sanno conuigare melodia e aggressività; detto questo, i cinque non hanno mai avuto un songwriting molto variato, per cui a parte dischi eccellenti come "Recreation day" e "In search of truth", digerire la loro produzione per intero mi è sempre sembrato un po' troppo per le mie deboli forze...
"Torn" è il settimo album da studio per gli scandinavi, e sin dall'opener "Broken wings" si nota la loro decisione di tornare ad un sound più aperto e orecchiabile, dopo che con il precedente "New morning apocalypse" si erano spostati su atmosfere più cupe e claustrofobiche.
Le varie "Soaked", "In confidence", la title track, o la conclusiva "These scars" (impreziosita nel finale da un'ottima voce femminile) ci parlano di un lavoro decisamente più leggero ma sempre di grande intensità, in cui il trademark della band è più che mai evidente. Niente di nuovo sotto il sole dunque: se impazzite per Tom Englund e compagni, allora "Torn" non vi deluderà per nulla, anche perchè mi sembra che nel complesso scorra più facilmente e più piacevolmente rispetto ai lavori del passato.
Personalmente, lo trovo un buon prodotto, ma non esente dai difetti già elencati: ci sono degli ottimi pezzi, ma dopo un po' sembrano tutti uguali.
Ciononostante, rimane un acquisto caldamente consigliato a tutti coloro che non li conoscessero: non avranno ancora scritto un capolavoro, ma gli Evergrey meritano tutto il nostro rispetto...
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