Siete mai stati a
Murmansk? Avete presente dove si trovi questa città dell'ex Unione Sovietica?
E' capoluogo dell'oblast medesimo ed è posizionata nell'estrema parte nord-occidentale della Russia, praticamente si affaccia quasi sul Mare di Barents, in uno dei posti più inospitali della Terra.
La temperatura raramente supera gli zero gradi centigradi, il sole è quasi sconosciuto in quanto la luce a malapena filtra dalla spessa coltre di nubi che perennemente si addensa sopra la città.
Sì, perchè Murmansk è una delle città più brutte del mondo: invasa e sepolta da pesanti fabbriche, con zero controllo sull'inquinamento da parte dello stato, a Murmansk si registrano migliaia di tumori a causa del mercurio riversato senza ritegno nel fiume che la attraversa: nonostante l'altissimo tasso di mortalità registrato ed il fenomeno dell'emigrazione, Murmansk è la più abitata città del circolo polare artico.
Tutto questo per dire che i finlandesi
KYPCK, che nonostante la loro provenienza scrivono qualsiasi cosa in cirillico (monicker, titoli, testi e tutto il resto sono ad opera del singer
Seppanen), celebrano Murmansk e l'Unione Sovietica in generale, ed il genere musicale adatto per questa celebrazione non poteva che essere un funereo e stentoreo doom metal, pesantemente influenzato da
Black Sabbath nei suoi momenti più settantiani (come appunto "
Christman in Murmansk" - non oso pensare alla tristezza infinita di passare una festività in un posto talmente abbandonato da Dio) e dai
Paradise Lost in quelli più prettamente metal, che comunque affiorano in maniera molto più rara.
Da segnalare la presenza di
Sami Lopakka, ex
Sentenced, che in questa band è un po' il deus ex machina, tanto sono importanti il riffing e le trame chitarristiche nere e malinconiche su cui si poggia l'intera musica dei KYPCK, ottimamente supportata proprio dal singer Seppanen, solitamente su toni medi puliti che quando si fanno rochi vanno davvero vicini per intensità a quelli di
Nick Holmes, sebbene un cantato in lingua russa possa apparire sulle prime piuttosto arduo da digerire (per non parlare dell'impossibilità di seguirlo o cantarlo).
Senza urlare al miracolo possiamo senza dubbio dire che questo "Cherno", che si presenta benissimo sin dall'ottima copertina e dalla buona registrazione (sebbene un problemino sui toni più alti...), è un buon prodotto che andrà a catturare l'attenzione di tutti gli amanti del classic doom più retrò: consigliatissimo agli amanti dei Black Sabbath più oscuri ed ai nostalgici dell'Unione Sovietica, per tutti gli altri, specialmente quelli di un doom più metal, sia in chiave classica (Candlemass) che in chiave estrema (The Fall of Every Season, Longing for Dawn, Ahab), sarà necessario un ascolto preliminare, considerando che si tratta di un buon lavoro ma nulla di clamoroso od indimenticabile.
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