Dalla lontana Australia arrivano gli One Step Beyond con il loro secondo disco, il presente “Beyond Good And Evil”.
La band gioca a stupire, infatti pur partendo da uan base death/grind, gioca con funambolismi tali che la portano a definirsi come una via di mezzo tra i Napalm Death e i Primus, non disdegnando momenti vari che vanno dal jazz alla psichedelia, passando per il reggae.
L’idea che si ha ascoltando pezzi come “The Party”, oppure gli slap di basso, alla Primus di cui sopra, di “Chase”, oppure la languida psichedelica di “Black Light Blue” è quella di una band che vuole stupire, e a volte ci riesce, ma che, troppo spesso, perde di vista il senso di quello che sta facendo, soprattutto venendo meno alla componente principale del proprio sound, o almeno quella che dovrebbe essere tale, ovvero la violenza e la brutalità.
Non che quando la band decida di picchiare non sia in grado di fare male, ma questi momenti sembrano anch’essi abbastanza estemporanei, affogati nella presunzione della band di voler/sapere suonare tutto e il contrario di tutto. Non mancano di certo le capacità tecniche, e l’idea di usare growling e screaming è azzeccata, ma di tutto questo non ne beneficia il songwriting.
Ricordo che una volta, alla festa di un amico, ho mangiato una cosa davvero immonda, preparatami dai miei cari amichetti. Un panino imbevuto nella birra, ripieno di lasagna a forno, ananas sciroppata e confetti al cioccolato. La mangiai di gusto, ma c’era un piccolo particolare. Ero completamente ubriaco.
Ecco, la musica degli One Step Beyond è come quel panino e bisogna essere ubriachi per farselo piacere di gusto. Sicuramente salterà fuori qualche buontempone dell’ultim’ora che vi dirà che questi sono i nuovi geni del metal estremo. Restate sobri e vi passa la paura.
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