A solo un anno di distanza da "Rock The Rebel/Metal The Devil", l'album che li ha lanciati al di fuori dei propri confini, tornano i Volbeat di Michael Poulsen e lo fanno con un album che riconferma in pieno qualità e personalità della band danese.
Questo "Guitar Gangsters & Cadillac Blood" è l'album che ci si poteva aspettare dai Volbeat, che hanno saputo in pochi anni creare un sound tutto personale, unendo la pesantezza dei Metallica '90 al country di Johnny Cash, al bluegrass, al cow punk dei Social Distortion e al più classico rock'n'roll anni '50.
"Rock The Rebel/Metal The Devil" fu la rivelazione, anche se si trattava del secondo album; sono passati dall'Italia quando ancora li conoscevamo in pochi, ma i Volbeat sembrano ora pronti per farsi apprezzare in larga scala anche in tutto il resto d'Europa e, ultima come sempre, in Italia.
"Guitar Gangsters & Cadillac Blood" è un album che, certo, non ha più l'effetto sorpresa, ma che qualitativamente pareggia, e a sprazzi surclassa, il proprio predecessore, grazie a brani vincenti quale la title-track o ancora "Maybellenne i Hofteholder".
"Mary Ann's Place" dimostra che Poulsen e soci, pur rimandendo ancorati ad uno stile proprio, possono vagare trasveralmente richiamando sonorità del country western americano d'annata.
Immancabili i richiami ai propri padri ispiratori; se nel secondo album è stata la volta di Cash e Elvys Presley, questa volta troviamo una personale (e riuscita) rivisitazione di "Making Believe" dei Social Distortion, ma anche uno stravolgimento di "I'm So Lonesome I Could Cry" di Hank Williams.
C'è poco altro da aggiungere: i Volbeat sono una delle realtà migliori del momento, e probabilmente l'unica band davvero originale e coraggiosa degli ultimi anni. Questo "Guitar Gangsters & Cadillac Blood" è la riconferma che mi aspettavo. Un album da avere e divorare.