Trame sonore geometriche, ritmiche pulsanti, chitarre dissonanti e rumorose, assenza di parti vocali, impunture d’estrazione free jazz e linee melodiche complesse e imprevedibili, ma anche sufficientemente disinvolte nonché capaci di evocare una discreta aliquota di fascino e coinvolgimento, questi gli elementi costitutivi fondamentali della musica dei Battilastra, l’interessante quartetto proveniente dalla zona di Torino protagonista di questa disamina.
Insomma, in pratica le peculiarità tipiche del cosiddetto math-rock (o post-rock, se preferite), un genere abbastanza “impegnativo”, che i nostri affrontano con adeguata dose d’intelligenza e preparazione specifica, realizzando un dischetto che pur non scevro da alcune ingenuità di scrittura, lascia sicuramente nell’ascoltatore impressioni di sé più che positive, soprattutto perché, come già anticipato, anche conservando una certa “schizofrenia” di fondo, imprescindibile per le coordinate artistiche scelte, non perde mai di vista completamente la struttura base della “canzone”, una circostanza vice versa piuttosto comune in questo contesto stilistico.
Una registrazione di buon livello e una semplice ma gradevole veste grafica contribuiscono ad un giudizio favorevole sul lavoro dei ragazzi piemontesi, che non posso far altro che esortare ad una prosecuzione del percorso intrapreso, in modo da rendere ancora maggiormente matura, consapevole e convincente una proposta musicale che già dai suoi “primi passi” (almeno credo che di questo si tratti!) si dimostra abbastanza promettente e degna d’attenzione.
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