Con “Dream and deliver”, i teutonici Dreamtide proseguono nella loro ammaliante dissertazione musicale all’insegna di un verbo che mescola abilmente hard melodico e pomp rock, ma apportano anche qualche novità a quel delizioso suono che aveva marchiato i primi due capitoli della loro brillante parabola artistica.
Intendiamoci, nulla di particolarmente rivoluzionario o minimamente snaturante, i nostri risultano ancora una creativa confluenza tra Magnum (soprattutto quelli più “moderni”, direi), Fair Warning (fatalmente, dacché Engelke, Behrens e Lüderwaldt concedono i loro servigi anche a quel magnifico gruppo) e Zeno (in qualche modo, anch’essi parte della “famiglia”), eppure oggi i nostri incorporano a tale combinazione pure un pizzico d’attitudine “poppettosa”, capace di mitigare quella leggera patina di “nostalgia” che talvolta avvolge questo tipo di produzioni.
Li adoravo nella “vecchia” versione e, anche se forse è stata necessaria un po’ di dedizione supplementare, confermo il sentimento anche per i “nuovi” Dreamtide, autori di un album caratterizzato da un songwriting prestigioso e variegato, pieno di canzoni scattanti, dinamiche, ruffiane, pulsanti e ricche di groove, senza dimenticare di riservare ai sensibili “cuori infranti” un adeguato numero di momenti specifici ad elevato tenore di passionalità e romanticismo.
Dal punto di vista “operativo”, i plausi per il risultato ottenuto sono da ripartire equamente fra tutto il personale esecutivo, a cominciare dal lead vocalist Olaf Senkbeil, destinato a venire continuamente paragonato con il mitico Tommy Heart, ma apparentemente per nulla intimorito da tale impegnativo confronto, passando dalla chitarra acuta e tagliente di Helge Engelke, dalle tastiere eloquenti di Thorsten Lüderwaldt e chiudendo con la competente sezione ritmica, che oggi, oltre al preciso drummer CC Behrens, si avvale di una “vecchia volpe” delle quattro corde del calibro di Francis Buchholz.
Tra pregevoli digressioni dal tocco Rainbow/Purple-esque (“A fools crusade”), vibranti magniloquenze (“I don’t wanna wait”, “King of scum”, “To everybody”, “Keep from falling”, l’avvincente “The vow”), irresistibili fremiti orientaleggianti (“Your beat”), palpitanti spigliatezze (“Same star”, “Download a dream”, “Stronger”) e soft-numbers di notevole qualità (“Dancing when the night falls”, “Tell me how it feels”, la bellissima “Help me”), i Dreamtide ribadiscono di essere un’autorevole espressione dell’european melodic hard rock e mi auguro sinceramente che le piccole “variazioni sul tema” offerte in “Dream and deliver” non ne limitino l’affermazione, tenendo conto di quanto sia irriducibilmente “conservatrice” una consistente porzione dei sostenitori del genere.