Dal Tennessee, terra prodiga di certe sonorità (qualcuno ha detto Brodequin?), arriva il furente death metal dei Whitechapel, qui al secondo disco, dopo “The Somatic Defilement” dell’anno scorso.
“This Is Exile” riprende in tutto e per tutto i canoni stilistici cari al death metal statunitense, quello più recente, quindi meno spazio a partiture più classiche e maggior rilievo per una certa componente deathcore. Non mancano certe melodie aliene, quasi malsane, che richiamano alla mente i Meshuggah, è il caso di “Possession” e della title-track.
In generale al band esprime un mood sulfureo, velenoso, che dà il meglio di sé nelle parti più lente, cadenzate e groovy, come ad esempio in “To All That Are Dead”, in “Death Becomes Him”.
Tuttavia i Whitechapel non lesinano in brutalità e violenza, spesso quadrata, come “Exalt”, oppure “Of Legions”, ma che sa anche deflagrare in canzoni veloci, che picchiano in maniera belluina, come “Somatically Incorrect”.
Dal punto di vista del songwriting la band è decisamente molto valida, le canzoni sono tutte ben strutturate e variegate, e non annoiano mai. Il resto lo fa la produzione veramente buono e capacità esecutive decisamente sopra la media.
C’è poco altro da dire se non che questo disco ha tutti i requisiti per piacere ai deathsters più incalliti. D’altronde il moniker, che prende spunto da luogo dove Jack lo squartatore era solito sventrare prostitute, è marchio di garanzia.
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