Non a torto, sono ben numerosi coloro che identificano spesso e volentieri l'attuale utilizzo nel rock e nella musica in generale di elementi etnici più come un mezzo per mascherare una mancanza effettiva di idee valide, che per reale fonte d'ispirazione.
Ecco, i Ritual esulano da questo discorso nel modo più assoluto.
In "Think Like A Mountain" tutto si rivela ben riuscito e capace di catalizzare interesse, già partendo dalla tanto semplice, quanto divertente e riuscitissima copertina, vero e proprio manifesto di liriche facenti riferimento alla filosofia ecosofica, corrente di cui tutta la band è convinta seguace.
In giro dal 1993 e precedentemente legata all'etichetta transalpina Musea, prima di trovare un accordo con l'attenta Tempus Fugit, la band è rimasta nel quasi totale anonimato qui sul suolo italiano fino ad oggi. Attualmente non gode di un deal di distribuzione per i suoi primi 2 albums all'attivo, dei quali si sente parlare un gran bene, in particolare del debutto.
I Led Zeppelin più sperimentali, Pink Floyd, King Crimson, Gentle Giant e frequentissimi innesti di musica etnica (in particolare musica indiana) sono elementi preziosissimi da cui i Ritual partono, per poi svilupparne il connubio in modo molto particolare, sortendo risultati notevoli.
Sicuramente gran rilievo è da attribuire alla voce di Patrik Lundtrom (non nuovo anche ai fans dei Kaipa) che conferisce linee melodiche sempre catalizzanti ed adattissime alle differenti situazioni strumentali su cui adagiarsi. Il tutto senza concedere, però, particolare immediatezza alle poliedriche composizioni, che, per essere assimilate in pieno ed in modo esaustivo, necessitano di tempo ed ascolti ripetuti.
E', comunque, la prova generale della band che lascia il segno, presentando un progressive rock dalle fortissime sensazioni psichedeliche, accompagnate, a seconda dei casi, da momenti più ruvidi, diretti e spinti; da segmenti più "sporchi", ritmicamente asimmetrici ed armonicamente in tensione; da atmosfere sognati e sospese, in cui le frequenti chitarre (sempre ad opera di Lundstrom) arpeggiate ed i synth di Jon Gamble svolgono un lavoro imprescindibile e conferiscono un sapore davvero particolare.
Un album che mira a catturare ed affascinare l'ascolatore con melodie, sapori ed atmosfere tutte da scoprire, mettendo totalmente da parte qualsiasi velleità solistica e dando vita a vere e proprie gemme di rock progressive.
"Think Like A Mountain" è senza ombra di dubbio un album da possedere ed ascoltare con attenzione.
Nella mia personale classifica, già candidato tra le migliori uscite dell'anno.
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