Dopo quasi 10 anni di silenzio totale tornano a farsi sentire anche i
Marshall Law, un gruppo che è giusto forse definire cult visto che è dal lontano 1987 che si sbattono per elargire il verbo del sacro Metallo, ma con quali risultati? Ad ascoltare questo Razorhead non direi proprio eccelsi, nulla di personale ci mancherebbe altro ma qui dentro spesso la noia fa capolino. Il problema non risiede tanto in quello che suonano ma in come lo suonano, ossia con i soliti riffs sentiti e risentiti centinaia di volte soltanto che ora hanno pure l'aggravante di risultare poco incisivi. Un altro grande difetto che tarpa le ali a questo disco è l'eccessiva durata. Posso capire la voglia di tornare sul mercato dopo anni di vuoto ma stavolta hanno fatto il passo più lungo della gamba, troppa carne al fuoco e nemmeno ben cotta. E' ovvio che con quindici canzoni a disposizione qualcosa deve salvarsi per forza, come nella prima canzone Razorhead, oppure Premonition e anche The Chamber, ma tutto il resto vivacchia spesso su una sufficienza striminzita. La voglia di fare e l'onestà non sono minimamente messe in discussione, e venti anni di musica e passa credo lo dimostrino a dovere. Il problema è che nel 2008 un prodotto simile per avere un seguito deve almeno sprigionare un'energia tale che sovrasti la palese mancanza di originalità e freschezza. Difficile anche rimandare alla prossima, di occasioni ne hanno avute molte. In ogni caso non bisogna escludere che questo album possa piacere a molti appassionati di sonorità estremamente tradizionali.
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