Copertina 6

Info

Anno di uscita:2008
Durata:50 min.

Tracklist

  1. A PERFECT DREAM
  2. PARADOX
  3. THE DAY WILL COME
  4. AGAINST BURNING SKIES
  5. NEW ILLUSION
  6. FOUR ELEMENTS
  7. THE LAST IN LINE
  8. SOULTAKER

Line up

  • Obe: guitar, bass, keyboards, vocals
  • Pier Paolo balice: vocals
  • Franco DeMartino: drums

Voto medio utenti

Ammetto che nonostante la band sia in giro dal 2003 e abbia già pubblicato un paio di demo, prima di avere tra le mani questo “Against burning skies” non avevo mai neanche sentito nominare i lombardi Obe, band che orbita completamente attorno al nome (Obe, appunto), del chitarista/bassista/tastierista e unico compositore delle musiche del cd. Quindi nonostante il lavoro non si presenti nel migliore dei modi, visto il booklet scarno e poco curato che fa pensare più ad un demo che ad un full length, mi ha incuriosito e mi sono messo all’ascolto dell’album con tutte le buone intenzioni del caso. Fin dalle prime note appare chiaro lo stile della band, e cioè una sorta di heavy rock dalle tinte prog (sia anni ’70 che anni ’90). Appaiono chiare, però, anche un altro paio di cose, e cioè sia il livello generale, non particolarmente alto, sia che forse la band ha preteso un po’ troppo da sé stessa. Le composizioni sono quasi sempre abbastanza lunghe, e particolarmente pompose, però al tempo stesso anche noiose e ripetitive. L’impressione che si ha è che le idee ci sono e il potenziale anche, ma Obe non ha saputo sfruttare al meglio le sue intuizioni, cercando di fare il passo più lungo della gamba. Le varie atmosfere create di volta in volta sono molto interessanti, ma finiscono con l’essere svilite dal fatto di essere tirate avanti allo sfinimento. È il caso, per esempio, di “A perfect dream”, opener del cd, ben nove minuti di brano, in cui ci sono anche buone aperture (ma anche qualche furtarello qua e là, come nel caso di un riff ‘preso in prestito’ ai Pink Floyd), ma si fa davvero fatica ad arrivare alla fine del brano. La strana miscela, poi, di metal classico, hard rock e prog, a volte colpisce nel segno, altre volte sembra un po’ troppo forzata, quasi come se Obe volesse rimarcare di non avere limiti compositivi, finendo però col fare un minestrone non tanto convincente. In generale, però, la cosa peggiore del disco è che ai brani manca mordente, sono mosci, sembra sempre che manchi la fatidica marcia in più. Dal punto di vista strumentale nulla da dire, Obe e i suoi due compagni d’avventura svolgono bene il proprio lavoro, pur senza far gridare al miracolo. Il problema, ripeto, sta nel trovare una propria identità più definita e cercare di non perdere il contatto con la realtà, evitando di lasciarsi andare in lunghe suite fini a sé stesse. Se vi dico che l’episodio migliore del disco è “The last in line”, cover di Ronnie James Dio, vi appare più chiaro il quadro della situazione? Mi spiace per il caro Obe, ma non ci siamo ancora… Spero di potermi ricredere con il prossimo lavoro in studio. Fino ad allora torno ad ascoltare qualcos’altro…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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