"Maid of Orleans". Questo brano è stato il biglietto da visita dei
Dark Moor (
ehi... grazie Graz!) e mi ha spinto non solo all'acquisto di questo album, ma anche del precedente "Shadowland" (comunque, e purtroppo, nettamente inferiore!) e certo non per la presenza della parola Maid (en) nel titolo del brano, quanto per l'esaltazione provata all'ascolto. "The Hall Of The Olden Dreams" non ha molto a che fare con gli inossidabili Iron Maiden, ma ha le proprie radici nel sound dei Blind Guardian (evidente in "Silver Lake") e sopratutto dei Rhapsody. Ovviamente Symphonic Power Metal, ma nella loro musica prevale maggiormente l'aspetto power rispetto a quello sinfonico, anche grazie all'eccellente e ficcante prestazione della coppia di chitarristi. I Dark Moor si distinguono per la presenza dietro il microfono di Elisa, che sebbene non raggiunga l'aggressività di Federica De Boni (White Skull) si fa apprezzare per grinta e l'approccio melodico, ma resta da perfezionare la pronuncia. Troppi i riferimenti ai gruppi italiani? Ma non vi ho ancora detto che i Dark Moor sono partiti dalla Spagna per venire ad incidere l'album ai New Sin Studios sotto la supervisione di Luigi Stefanini, mentre fa la sua bella figura la copertina curata da Andreas Marschall. Il punto debole di questo album? Se escludiamo l'originalità, ma almeno non ci troviamo di fronte ad un fantasy concept album, forse un paio di pezzi leggermente sottotono. Mi riferisco a "Beyond the Fire", un up tempo in cui la band sembra perdersi in un paio di passaggi poco azzeccati, ed alla ballad piano/voce dal titolo "The Sound of the Blade", anche se forse sono io che ultimamente non mi esalto all'ascolto di questo genere di pezzi. Tra le canzone più rappresentative, si colloca "Somewhere in Dreams" dove, influenze Rhapsody a parte, un bellissimo ed orecchiabile chorus mi prende un casino. A proposito di cori, i Dark Moor fanno ancora meglio con quello presente nella già citata "Maid of Orleans", brano dai ritmi veloci ed aperture orchestrali. I cori, epici e melodici, sono una delle caratteristiche dei Dark Moor, ma attorno creano delle belle canzoni. In effetti, non è da sottovalutare la parte strumentale (che ben sfrutta l'ottima produzione), dove le chitarre svolgono un ruolo di rilievo. Peccato che non sia inclusa, nemmeno come bonus la loro versione di "Helloween" per cui ho dovuto procurarmi pure il tribute alla storica band tedesca.
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