Mencea - Dark Matter Energy Noir

Copertina 5,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2008
Durata:41 min.
Etichetta:Indie Recordings
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. THE PASSING
  2. ARDAD
  3. FORBIDDEN
  4. DEEP IN THE UNDER
  5. THE HOLY CAST
  6. EMINENCE
  7. CURSE THE DAMNED
  8. WHEN STRIFE AND GREED COLLIDE

Line up

  • Stamos Koliousis: guitars
  • Vangleis Labrakis: keys/guitars
  • Kostas Alatas: bass
  • Nick Prapas: drums
  • Andreas Giolmas: vocals

Voto medio utenti

Gli estremi Mencea arrivano da Atene e viaggiano con un bagaglio piuttosto leggero, che comprende sì tutto il necessario per calamitare l’attenzione della stampa e di una buona parte di appassionati di death metal, ma che manca di quegli strumenti indispensabili ad andare oltre, a scuotere i timpani e gli animi di chi ascolta. “Dark Matter Energy Noir” è un disco “eletto” che ha avuto l’onore di arrivare nelle mani giuste, quelle del chirurgo dei suoni Daniel Bergstrand (SYL, Meshuggah, In Flames, Soilwork) per poi ritrovarsi a New York per il mastering al cospetto di un altro grande del settore, George Marino (che ha lavorato nientemeno che con Metallica, Iron Maiden, AC/DC) e il cui prestigio ha fatto guadagnare ai Mencea quell’alone di fascino e quella marcia in più agognata da tantissime band nel mondo, molte delle quali hanno un potenziale sicuramente maggiore di loro.
L’intero album scivola via scadendo quasi nell’ anonimato di sonorità che sembrano giocare a ping pong tra death metal americano e scandinavo. La voce di Andreas G., che potrebbe essere confusa con quella di una miriade di altri vocalist, è molto bilanciata e adatta allo scopo, coerente per tutta la durata dell’album nei suoi growls&screms ben eseguiti ma a momenti fredda e asettica. Tra i pezzi qualitativamente migliori c’è “The Passing” per il suo songwriting più attento alle ultime tendenze in ambito estremo, riff aggressivi e, almeno qui, ben amalgamati con le lyrics, e una durata di ben 5 minuti e 42 secondi che non pesa affatto sull’economia del brano e si mette al servizio del suo svolgimento sviscerandone ogni intenzione. In “Ardad” si ha la netta sensazione di aver già sentito quei riffs e soprattutto quei suoni di chitarra così riconoscibili sparsi un po’ dappertutto nel mondo dei Dark Tranquillity. Ci si risolleva con l’accoppiata “Forbidden”/”Deep In The Under” che risvegliano l’attenzione con tematiche care al tecnicismo degli Scarve e dei Meshuggah e ai loro tempi dispari, sempre affascinanti e d’effetto. Qualche episodio su questa linea viene affidato alla conclusiva “When Strife And Greed Collide” ma per il resto la materia prima dei Mencea lascia perplessità e l’amaro in bocca, viene da chiedersi se non siano stati pescati a caso nel mucchio visto e considerato che, senza nulla togliere alle loro qualità come musicisti, di band a questi livelli, altrettanto valide ma sconosciute, ce ne sono un’infinità ovunque nel panorama underground. Resta quindi da vedere quanto sia stato lungimirante Mr. Bergstrand e se in futuro i 5 ragazzi greci ci dimostreranno di essere all’altezza del posto a loro riservato.

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