Se non erro questo dovrebbe essere il sesto full-lenght, oltre ad una sterminata pletora di altri demos, split cd ed Ep, dei californiani
Phobia, storici portabandiera del grindcore, a stelle e strisce, sin dal 1990.
Della formazione originaria restano solo il cantante
Shane Mclachlan e il chitarrista
Steve Burda, ai quali si sono aggiunti due pezzi da novanta, ovvero al basso
Leon Del Muerte, mastermind degli altrettanto storici e validi
Exhumed (oltre che con un passato negli
Impaled), e alla batteria
Danny Walker, anche egli negli
Exhumed, oltre che negli
Uphill Battle.
La formazione è quindi garanzia di distruzione sonora, la qual cosa si materializza in questi “
22 Random Acts Of Violence”.
In soli 28 minuti la band ci fa un ripasso di storia su cosa significhi suonare grindcore, senza tanti fronzoli, senza troppe trovate ad effetto che non siano picchiare duro, pestare selvaggio e creare della buona e salutare cacofonia.
“
Ultimate Suffering” sono 84 secondi di dolore fisico, gli ultimi della vostra vita, come recita il titolo, “
Instrument Of Deception” viene annunciata dal lugubre suono di sirene antiaeree, prima che il bombardamento inizi devastante, la seguente “
Soulless Eye” è semplicemente annichilente e prepara il terreno ad “
I Reject” che vi spazzerà via completamente.
Era parecchio tempo che non ascoltavo grindcore fatto per bene, con i controcoglioni, la sola “
Dead End” spazza via ogni schifezza ascoltata negli ultimi due anni.
In generale il disco, con il succedersi delle canzoni, con il passare dei secondi, si incancrenisce, diventando più cattivo e violento, in un crescendo rossiniano di pura furia iconoclasta.
Si sente che a fare la differenza è l’esperienza, oltre che la bravura tecnico/esecutiva.
I
Phobia non saranno la band più cattiva o veloce del pianeta, ma Cristo se sanno come farti male! Come un vecchio pugile che, sebbene segnato dagli anni, sa sempre come piazzare il gancio che ti mette K.O.
Supportate i
Phobia, comprate il loro disco, e, come recita il terz’ultimo brano, “
Bleed To The End”. Quando sanguinerete, verrete e rendermi grazie in ginocchio!
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