Avete presente la pubblicità di quei famosi rotoli di carta igienica che, come recita lo slogan, "non finiscono mai"? Presumo di sì; ora fate uno sforzo di fantasia e cercate di trasporre questo motto in ambito grindcore. Se la velocità e la foga esecutiva degli americani
Kill The Client fosse carta igienica, state pur certi che sarebbero i testimonial ideali per la relativa campagna pubblicitaria. Il secondo lavoro della band "Cleptocracy" infatti ci consegna una band votata in toto al grindcore più veloce ed hardocreggiante, sparato a mille all'ora e con un rullante che assomiglia più ad una mitragliatrice che ad uno strumento musicale. In questo disco tutto è portato al parossismo più estremo: i riff sono minimali e secchi, con chitarre taglienti come seghe a motore, la batteria pensa solamente a pestare più che può e una voce che vomita odio, rancore e qualsivoglia sentimento negativo senza troppo curarsi della salute delle proprie corde vocali. I pezzi sono tutti molto brevi e le variazioni sono ridotte ai minimi storici, se non assenti, per tutti e ventidue i minuti del disco. Chi è alla ricerca del nichilismo sonoro più oltranzista farebbe bene a procurarsi questo "Cleptocracy", un disco violento e parossistico, in cui la melodia e l'orecchiabilità non hanno il permesso di entrare. Gli altri farebbero meglio a non avventurarsi in questo disco certamente difficile, soprattutto a causa di una monotematicità e unidirezionalità che lo rendono di nicchia in un ambito già di per sè "elitario" come il grindcore.
Disco ideale per spaccare tutto quando si torna a casa dal lavoro con le palle girate. Catartico.
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