Era da un po’ che non sentivo nulla dei
Nickelback, il loro primo lavoro mi stupì e ne rimasi felicemente meravigliato, mi fece conoscere una band che veniva dal Canada e faceva del buon rock… ma nei album successivi la vena “commerciale” aveva preso un po’ troppo il sopravvento e lentamente li abbandonai.
Sono uno che la famosa “seconda possibilità” la concede sempre (in musica secondo me è importante anche concedere la terza, la quarta e via dicendo) appena messo in play Dark Horse ho sgranato gli occhi e mi sono chiesto se quelli che stavo sentendo erano davvero i Nickelback che mi ricordavo…!!!
Il brano di apertura, “Somethig In Your Mouth” è straordinariamente cattivo e mi piace! Proseguo nell’ascolto perché fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio, con mia somma meraviglia i successivi “Burn It To The Ground” e “Gotta Be Somebody” sono carichi quanto il brano che apre l’album.
L’adrenalina scorre quando parte il quarto pezzo e purtroppo tutta l’idea che mi ero fatto prima mi cade un pochino… proseguo nella ascolto e mi rendo conto che una piccola svolta I Nickelback la stanno dando ma secondo me non ancora sufficiente.
Sebbene lo stile e il sound sia firmato Nickelback da cima a fondo “Dark Horse” è un album suonato bene, registrato altrettanto bene e prodotto con un ingente budget gestito in modo altamente professionale come solo Roadrunner sa fare, ma soffre di alti e bassi emozionali che talvolta stonano un pochino troppo tra loro.
Complimentoni per il tentativo… se questi sono i presupposti aspetterò con ansia il loro prossimo lavoro.