Inizia davvero col botto questo 2009.
O forse faremmo meglio a dire con mestizia, angoscia, disperazione.
Perchè i
Colosseum sono finnici nell'animo: quel senso di desolazione e magniloquente tristezza che può dare la visione di una landa nordica sconfinata, attorniata solo dal gelo ed il buio, è resa perfettamente in questo "
Numquam", secondo lavoro a distanza di un anno dal debutto "
Delirium", anch'esso per la Firedoom, sottolabel della B]Firebox[/B], sempre incredibilmente attenta alle validissime realtà del nord Europa.
Il death doom funereo e mastodontico che i Colosseum sviluppano è davvero di quelli quasi immobili, alla Ahab per intenderci: basato su riffs lentissimi e catacombali, voce profondamente death metal ed atmosfere apocalittiche, evocate con maestria dall'uso sapiente in sottofondo di tastiere che creano quell'alone di ineluttabile consapevolezza di inutilità e di sconfitta di fronte al disegno divino che ci vuole, impotenti, soggiogati al destino che ci è stato affibbiato.
In questo senso è commovente il finale di "
Towards the Infinite", in cui degli archi sembrano consegnarci al trapasso, in una magniloquenta marcia funebre e lo stesso accade in "
Demon Swarm by My Side", in un crescendo di pathos in cui si staglia un assolo lancinante di chitarra che davvero sembra un epitaffio.
"
The River" invece ci sorprende con un accompagnamento pianistico di gran gusto ed effetto.
Difficile non emozionarsi, in nero, di fronte a tanta solennità.
Per trattarsi del più puro funeral doom, i brani non sono nemmeno di una durata estenuante: solo "
Prosperity" passa i 10 minuti, e la media degli altri si aggira sui sette, un ottimo compromesso dato che i Colosseum insistono molto sulla ripetitività dei (validi) riffs e quindi una durata doppia avrebbe reso il tutto un po' troppo pesante da affrontare, bilanciando in questo modo davvero il tutto a perfezione.
Purtroppo non siamo in possesso di uno degli aspetti fondamentali di un funeral doom che si rispetti, ovvero i testi: conoscendo la profondità delle popolazioni del nord ci aspettiamo qualcosa di particolarmente valido, tuttavia rimaniamo nell'ignoranza ed impossibilità di giudicare a fondo.
Insieme ad
Ahab,
The Fall of Every Season e
Longing for Dawn, senza dubbio una delle uscite più drammatiche degli ultimi tempi, imperdibile per tutti gli amanti del funeral doom più cupo e pessimista; "
Numquam" mozza il fiato e forse contribuisce, in maniera inconscia, a togliere la voglia per tirarlo ancora.