Era ora che una band puntuale, affidabile ed ottima come i
Crystal Eyes fosse finalmente valorizzata e messa sotto contratto da una label ben distribuita e reperibile come la
Metal Heaven, dopo qualche album praticamente autoprodotto con la Heavy Fidelity, irrintracciabile qui da noi in Italia: fortunatamente il loro precedente album del 2006 intitolato “
Dead City Dreaming” deve essere andato molto bene, anche perchè veramente stupendo, e quindi ecco che troviamo Mikael Dahl e soci alle prese con "
Chained".
La band è rimasta quasi completamente la stessa, ad eccezione dell'ennesima dipartita del chitarrista fondatore
Niclas Karlsson (già con
Zonata e
Freternia), rimpiazzato ottimamente da
Paul Petterson, perfettamente a proprio agio sin dal proprio debutto anche grazie all'esperienza ed alla maturità conseguita anche grazie ai suoi 41 anni di età: l'asse portante della band, ovvero
Dahl e l'ottimo
Soren Nico Adamsen alla voce, è inalterato e questo non può che essere sinonimo di qualità.
Fin dalle prime note dell'opener "
Ride the Rainbow" i Crystal Eyes mettono subito le cose in chiaro, grazie al loro metal fatto di una perfetta miscela di power e classic, di potenza e melodia, di riffs canonici ed assoli taglienti...e dopo soli 3 minuti ci troviamo già a scapocciare pesantemente ed a fare air-guitar come degli ossessi!
Musica semplice, dannatamente coinvolgente, di facile presa ma allo stesso tempo così duratura nel tempo, tanto che il precedente “Dead City Dreaming” non ha attraversato momenti di pausa o accantonamento durante questi due anni di pausa.
Come allora, anche il nuovo lavoro gode dell'eccezionale lavoro di
Fredrik Nordström nei suoi
Studio Fredman e come ovvio il sound è PERFETTO, lo stato dell'arte per un disco con queste sonorità.
Come ama ripetere Mikael stesso, per immaginare i Crystal Eyes bisogna pensare al 1984, ai
Judas Priest, agli
Iron Maiden, agli
Accept, a
Ronnie James Dio ed ai
Manowar; non gli si può certo dare torto, e senza scomodare i capolavori che questi signori hanno inciso decine di anni fa, non è scandaloso dire che gli ultimi 2 o 3 album dei Crystal Eyes siano di gran lunga superiori agli ultimi, deludentissimi album di queste bands.
"
Dying in the Rain" e "
The Fire of Hades" mettono i brividi per quanto sono intense ed epiche (e qui il paragone con i primissimi Manowar calza davvero a pennello), mentre anche le più classiche e rockeggianti "
The Devil Inside" e "
Fighting" convincono appieno fin dal primo ascolto.
E' noto che in ogni disco i Crystal Eyes diano il meglio di loro sul finire dei loro lavori ed infatti con "
Shadow Rider" si entra nella piena esaltazione, con un brano che più maideniano non si può...anzi si può con la successiva "
Lonely Ball of Fate", ottime melodie, chorus troppo catchy e memorizzabile, mai banale, veramente trascinante ed azzeccata, come gli succede da diversi anni a questa parte!
Chiude "
Guardian", un delicato arpeggio acustico molto a-là
Blind Guardian, che se fosse inciso oggi dalla band di Krefeld sarebbe incensato ed osannato per decenni a venire...speriamo che qualcuno si accorga dei Crystal Eyes, un gruppo oggi maturo e davvero di gran lunga superiore a moltissime formazioni decisamente sopravvalutate che hanno smesso di produrre dischi all'altezza anni ed anni fa.
Complimentissimi a
Mikael Dahl e compagni per un nuovo episodio della loro carriera che ci terrà compagnia per lungo, lunghissimo tempo.
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