Primo lavoro sulla lunga distanza per gli italianissimi Blackwings, power metal band dalla vita relativamente breve, ma dal solido background musicale e tecnico. I nostri arrivano al loro primo full length dopo 3 anni passati a fare la solita gavetta di molte metal bands nostrane, leggasi produrre demo, suonare il più possibile e cercare di stabilizzare al massimo la line-up. Proprio successivamente alle registrazioni di questo "Sacred Shiver", peraltro, i Blackwings perdono i fratelli Rubin, rispettivamente chitarrista e tastierista, ed assumono in formazione Luca Fortini, chitarrista già con una certa esperienza (Paul Di Anno, tra gli altri) ed Alessandro Duò alle tastiere. Ciò che più sorprende, navigando tra le tracce di questo primo cd, è il sapere che i ragazzi sono molto giovani: se vi dico che il funambolico batterista dei Blackwings non è ancora maggiorenne, mi credereste???

E invece, arma di certo a loro vantaggio, i Blackwings, a dispetto di una carta d'identità ancora fresca e giovane, hanno un sound ben costruito, figlio di ascolti interminabili dei mostri sacri del genere power/prog, passando dagli Helloween ai Dream Theater, dagli Shadow Gallery ai Gamma Ray, dagli Angra ai Rainbow... qui la lista di citazioni ed influenze potrebbe continuare all'infinito, ma vi assicuro, cari lettori, che ciò influisce in maniera assolutamente irrilevante sulla quota stilistica di questo cd. Le 9 tracce (più una intro e una cover, la splendida "Tarot Woman" dei Rainbow) hanno infatti il pregio di godere di una personalità decisamente ben definita, dovuta ad un ottimo lavoro in fase di arrangiamento, ed alle indiscutibili capacità agli strumenti di questi giovani funamboli del metal. Una nota di ulteriore merito, a mio avviso doverosissima, va spesa per la voce strabiliante di Diego Albini, una sorta di Kiske meets Matos meets Geddy Lee... Acutissima, pulita e netta, mai forzata, mai storpiata da interpretazioni non sentite e non personali, sempre adeguata nella scelta delle linee vocali... Cavoli, è un onore sapere che sto fringuello è italianissimo!

Tanti i cavalli di battaglia in un disco che è decisamente un gran bel disco: "Fire Tide" è l'emblema della power metal song, in "Captive to Lies" sembra davvero di risentire il Michael Kiske dei tempi d'oro, "Way down the Ground" è una sorta di power-hard rock alla Whitesnake, la splendida "No chance to get back" è una power ballad che fa molto Foreigner nel suo incedere, per poi concedersi aperture tastieristiche davvero deliziose quanto a scelta dei suoni ed a gusto nel suonare; ""Waiting the Time" ha uno dei ritornelli più belli che le mie orecchie abbiano ascoltato negli ultimi tempi, happy e potente come pochi ormai sanno fare.

Insomma, tantissima carne al fuoco, molto fumo e, per fortuna, altrettanto arrosto in questo delizioso, primo cd dei Blackwings. Aggiungete una più che buona produzione, sottraete qualche brano che poteva essere accorciato e/o ritagliato diversamente, ed avrete il totale di un disco che piace, convince, diverte. Consigliatissimo.