Copertina 6

Info

Anno di uscita:2008
Durata:37 min.
Etichetta:I Dischi Del Minollo
Distribuzione:Shuffle

Tracklist

  1. MALE IN QUANTO TALE
  2. COLORI ACCESI
  3. CASTORE VS. POLLUCE
  4. AVENUE
  5. PARIGI
  6. AL RISVEGLIO
  7. [REPRISE]

Line up

  • Daniele Bertolini: vocals, guitars
  • Lorenzo Cusinato: vocals, guitars
  • Andrea Toso: piano, synth
  • Alessandro Bordone: bass
  • Alberto Boralevi: drums

Voto medio utenti

Da vecchio fan de “I Dischi del Mulo” (CSI, Disciplinatha, Ustmamò, EstAsia, AFA…) e da ammiratore sfegatato del trio comico La Smorfia (il “minollo” è un animale inventato dal compianto Massimo Troisi per un loro famosissimo sketch), come potevo non essere istintivamente ben disposto nei confronti di quest’etichetta discografica, dal nome rievocante entrambe le situazioni, e delle sue produzioni?
Se poi il fantomatico “minollo” incarna il simbolo di un qualcosa d’inedito e immaginario, e la ricerca di tali “rarità”, in un mercato discografico sempre più saturo e codificato, è dichiarata, nelle parole del “papà” della label Francesco Strino, come la filosofia portante dell’intero progetto discografico, appare chiaro che la mia “conoscenza” con la I Dischi Del Minollo, estrinsecata attraverso il lavoro (registrato live al Teatro Le Maddalene della loro città natale) dei padovani Greenhouse Effect, era sostenuta dai migliori presupposti.
Premesse che trovano confortante riscontro alla prova dei fatti, dacché i nostri propongono una musica sfuggente, fortemente suggestiva, fondata su atmosfere rarefatte, dilatate, cupe e oniriche, alternate ad improvvisi squarci “elettrici” e “rumorosi”, mescolando post-rock, rock progressivo, psichedelia e riverberi noise.
Mogway, Explosions In The Sky, Giardini di Mirò, Radiohead, Marlene Kuntz e Oceansize, possono essere individuabili come dei plausibili “precettori” del quintetto veneto, che elargisce comunque una discreta aliquota d’inventiva alle sue partiture strumentali, piene di dramma, tensione, serenità e immaterialità, congeniate con cura, arguzia e passione.
Le linee vocali (globalmente ancora un po’ timide e insicure) urlate o sussurrate, fanno da corollario a questa fascinosa e tormentata tela sonora, che dovrà, per conquistare completamente l’attenzione, sfrondare qualche ripetitività e rendere ancora più solida la sua stesura, la verosimile risultante “naturale” di un’accresciuta maturità artistica.
Con una gradevole sensazione “complessiva”, non mi resta che attendere fiducioso le prossime prove dei Greenhouse Effect e dei loro patrocinatori.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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