I
B-Blast sono un gruppo dotato d’apprezzabile personalità.
Questo è quello che emerge immediatamente dall’ascolto del loro omonimo albo edito per la Elevator Records.
Poi, però, i perugini sono anche all’esordio sulla lunga distanza, ed è pressoché “normale” che tale temperamento sia ancora un po’ acerbo e non perfettamente focalizzato, soprattutto visto che i nostri per la loro esibizione artistica ambiscono all’imprevedibilità e alla “stravaganza”, alfieri di quel suono derivativo da molti stili e così eterogeneo che prende il nome di crossover.
Frullare le radici hard-rock e prog con l’approccio “tipico” del rock alternativo italiano, scorie elettroniche, derive metal e un’adeguata “follia” negli accostamenti, conservando efficacia e carattere, apprendendo dai migliori la tecnica senza riprodurne l’opera, non è affatto un’impresa facile, e se a questo aggiungiamo il “rischio” di esprimersi prevalentemente nella propria madre lingua, prestando agevolmente il fianco ad eventuali critiche di “contenuto”, appare chiaro che il lavoro dei nostri, sebbene non “esaltante” in nessuno dei settori descritti, merita sicuramente attenzione e considerazione.
Ecco che, nonostante le molte influenze, i B-Blast evitano di assomigliare fastidiosamente ai loro modelli, le scelte armoniche e le contaminazioni appaiono sufficientemente coraggiose e non eccessivamente confuse, i loro testi sono, tutto sommato, sempre “dignitosi” (forse solo “Self control”, tra l’altro anglofona, è appena sotto a tale soglia!) e talvolta pure abbastanza interessanti da un punto di vista poetico (“Il canto di me stesso” è “addirittura” ispirata ad uno scritto di Walt Whitman), mentre su tutto si distingue nitidamente una preparazione tecnico-esecutiva di considerevole livello.
“5 Volte” (presente anche in versione di gradevole video-clip, girato al Castello di Rosciano da Giovanni Bucci), con la sua ammaliante struttura vocale, è il vero pezzo di spicco del Cd, ma anche “Il canto di me stesso”, “Mi assisto” e “Nausea”, con la loro solida base di rock duro, e la volubile “Questions”, offrono buoni spunti, capaci di guizzi lodevoli benché non ancora limpidamente “risolutivi”.
Terrò bene a mente il nome dei B-Blast, perché sono veramente curioso di vedere dove il futuro li saprà portare.
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