I
Kids In Glass Houses arrivano dal Galles e sono la “scommessa” della Roadrunner Records nel settore del power pop, quello che piace tanto alle generazioni più giovani e conferisce un vago gusto “alternativo” anche al meno “anticonformista” dei network musicali italiani.
I trentanove minuti di “Smart casual” Vi condurranno in una di quelle “classiche” atmosfere da High-School americana, dove la colonna sonora è “sempre” (almeno così pare) fatta di pop, punkettino e indie rock, ammantati di quel pizzico di sensibilità “emo” che non guasta mai.
Insomma, linee melodiche dirette e orecchiabili, ambientazioni vaporose e (appena un po’) malinconiche, un’adeguata dose d’energia e una bella voce pulita e rassicurante, costituiscono il leit motiv di un debutto sulla lunga distanza tutto sommato gradevole, capace di stesure discretamente efficaci (soprattutto nella seconda parte) anche in un ambito straordinariamente codificato, ma, alla fine, direi che per il momento mancano quelle sfumature, quel particolare “mordente” che anche le produzioni musicali costruite “per vendere” devono assolutamente possedere per evitare di cadere nell’anonimato.
I mezzi ci sono, e in un campo così “difficile”, ciò non è affatto un aspetto trascurabile, però credo che quanto ascoltato in quest’album non riuscirà a “sbancare” le classifiche di vendita e diventare una costante presenza nelle heavy rotation delle radio e delle televisioni che “contano”, e quindi conquistare quel traguardo per il quale esso sembra costruito.
Carino e “innocuo” …
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