Si dice che con il passare del tempo i gusti musicali delle persone si facciano via via sempre più soft e che crescendo ci si allontani mano a mano dalla musica estrema ripiegando su qualcosa di più melodico. Ascoltando il nuovo disco dei
Napalm Death si evince che gli inglesi sono rimasti, attitudinalmente parlando, i ragazzi incazzati col mondo di vent'anni fa. Nonostante i numerosi cambi di line-up, il monicker Napalm Death ha portato avanti con coerenza e perseveranza il verbo più oltranzista del death e del grindcore ed anche nell'anno domini 2009 il gruppo non ha ceduto nemmeno un briciolo di violenza sonora. Sarà che il mondo fa schifo come, se non di più, di quel 1988 che diede i natali a "Scum", ma un'attaccamento così viscerale e stoico all'estremismo è davvero qualcosa di raro.
"Time Waits For No Slave" quindi prosegue lungo il sentiero tracciato dai precedenti "Smear Campaign" e "The Code Is Red...Long Live The Code", vale a dire un death metal imbastardito spesso e volentieri da influenze più prettamente grindcore e hardcore. Tuttavia, come nei due album precedenti, si ravvisa un senso melodico appetibile anche a coloro che di queste sonorità non ne vanno proprio matti. Certo, si tratta di "melodie" che vanno contestualizzate all'interno della proposta musicale dei Napalm Death e che giocoforza non sono esattamente di quelle che si fischiettano sotto la doccia (oddio, io sotto la doccia fischietto i Grave..), ma è innegabile come brani quali "Fallacy Dominion","Diktat" o la titletrack, con un ritornello decisamente melodico, si fissino immediatamente nel cervello. Saranno inoltre tempi di crisi, ma Shane Embury e compagni di certo non hanno tirato la cinghia sul versante della brutalità, sempre presente in pieno stile della band che non a caso è probabilmente l'emblema del metal estremo a vent'anni di distanza dalla sua comparsa sulle scene. Blast sempre presenti, assieme a ritmiche serrate di matrice hardcore, accompagnati dalla chitarra di Harris che pare non aver mai perduto l'ispirazione, con la voce di Barney Greenway sempre sgraziata sono gli elementi costitutivi di questo lavoro, che, manco a dirlo, soddisferà i fans del gruppo.
Insomma, anche in questo caso i Napalm Death si confermano una band dalla regolarità e dalla caratura invidiabili, firmando un disco davvero eccellente che finisce direttamente nelle poll di fine anno di questo 2009.