Giudicare un nuovo disco dei
Sepultura non è una cosa facile, soprattutto dopo gli innumerevoli cambi di line-up che hanno portato all’esclusione di entrambe i fratelli
Cavalera dalla prima incarnazione originaria della band. Per quanto mi riguarda posso tranquillamente dirvi che sono stanco di sentire sempre le solite critiche, è ora che qualcuno si metta in testa che sono passati ben tredici anni da quel 1996, e cinque dischi, ci sarà pure un motivo se sono ancora qui questi ragazzi, per di più con una ostinazione e una costanza ammirevoli. Malgrado questo la ricerca sonora e lirica non sembra accusare rallentamenti. Con il precedente (e valido)
Dante XXI si andava ad omaggiare la Divina Commedia, adesso con questo nuovo album intitolato
A-Lex addirittura il best seller
Arancia Meccanica di
Anthony Burgess. E’ importante mettere in chiaro che questo nuovo concept non si rifà minimamente al capolavoro cinematografico di S.Kubrick, proprio perché l’unica fonte di ispirazione reale va ricercata esclusivamente nella fantasia e nella penna di chi ha scritto il libro. A-Lex (espressione che significa “assenza di legge”) è nel suo manifestarsi abbastanza complesso e ricercato, e diciotto canzoni sono qui a dimostrarlo.
E ora le noti dolenti. La prima cosa che incuriosisce è il nuovo entrato in formazione al posto di
Igor Cavalera, e si può tranquillamente constatare come
Jean Dolabella non abbia nulla da invidiare al suo predecessore. Il suo stile è abbastanza dinamico e scorrevole per non sfigurare, ma dopo tre anni di convivenza e innumerevoli date suonate per il globo credo sia il minimo. A-Lex è un disco complesso, molto lungo ed elaborato, ma al tempo stesso è presente una componente istintiva che emerge con una certa costanza. Mi riferisco a canzoni come
Moloko Mesto,
Filthy Rot e
What I Do!, brani energici e scritti apposta per esplodere dal vivo, soprattutto What I Do! con quel suo andamento che rimane subito impresso nella mente. Rispetto all’immediato passato i Sepultura vanno a ripescare una certa aggressività che li riporta agli esordi, sicuramente più Thrash Metal ora che ai tempi del bellissimo
Nation. In quasi un’ora di musica è facilmente intuibile come le sfumature possono essere molte, ed ecco quindi canzoni come
We'Ve Lost You e
Sadistic Values, dove fanno capolino anche chitarre acustiche e le solite divagazioni in territori etnici.
Credo che due parole vanno spese anche per gli intermezzi che suddividono i capitoli di questo concept, perché non sono i soliti intro gratuiti e messi li per bellezza, anzi hanno una funzione ben precisa, ossia quella di accompagnare l’ascoltatore nelle vicende successive. Sono importanti perché rappresentano una band in ottima forma, che non ha la minima intenzione di lasciare nulla al caso. Rispetto ai dischi dei primi anni 90 lo stile è cambiato, ormai è
Andreas Kisser a determinare il processo di scrittura, ma questo ormai è da molto che avviene, soltanto che adesso tutto questo emerge con una certa compattezza ed omogeneità. Per quanto se ne dica finalmente il gruppo ha trovato la quadratura esatta, sono una realtà che vive di luce propria e sono anche immediatamente riconoscibili grazie ad un
Dereck Green perfettamente amalgamato nelle trame sonore di A-Lex. Questo è un disco che cresce con gli ascolti, ci vuole tempo per fare in modo che si manifesti in tutta la sua maturità e personalità, filtrata attraverso scorie Thrash Metal, altre più Hardcore/Punk e ovviamente nelle sonorità Etno/Folk, un trademark che non può essere escluso quando si parla dei Sepultura.
Il punto di forza è sicuramente oltre che in un concept estremamente affascinante anche (e soprattutto) in un impatto melodico molto efficace. Le canzoni si fanno ascoltare con piacere, sono oggettivamente ben scritte e suonate, ma questo è uno scoglio che molti “ex-fans” non riusciranno ad ammettere. Tutto qui dentro funziona alla perfezione, tutti danno il massimo per raggiungere il risultato migliore, concentrando in un unico punto: passione, rabbia, personalità ed anche eleganza.
A-Lex è un altro pezzetto nel mosaico della loro discografia, un album che sarà molto discusso, purtroppo sempre e solo per le solite cose, ma questo non deve essere un problema. Il cerchio si chiude con una copertina molto elaborata, ricca di dettagli e particolari, ovviamente non poteva non essere ispirata che ad un Arancia Meccanica. In molti li danno per morti da almeno un decennio, ma le 150.000 copie vendute di Dante XXI, dichiarate da A. Kisser nell’intervista sull’ultimo numero di
Rock Hard Magazine non sono poche, soprattutto in un periodo di forte crisi mondiale. La loro costanza nell’essere se stessi e non cedere alla tentazione di una stupida reunion dovrebbe bastare come garanzia di sincerità, proprio quando si fa a gara per resuscitare cadaveri in avanzato stato di putrefazione. Un gran bel disco A-Lex, questo deve interessare ai fans.