La recensione del nuovo album di
Mr. Soto mi arriva sul tavolo nel momento più sbagliato; ho, infatti, appena finito di ascoltare e recensire le reissues di due dei suoi solo albums più belli, ossia
"Lost in the Translation" e
"Prism". Dico questo perchè, come risulterà evidente alle orecchie di qualsivoglia ascoltatore che si accosti ai lavori summenzionati e poi a questo nuovo,
"Beautiful Mess" è un album completamente diverso, quanto a feeling, direttive musicali, ispirazione in fase compositiva.
Altro che AOR e hard rock cadenzato e trascinante: qui siamo di fronte ad un album di Lenny Kravitz o simili, quindi poppettone da Mtv travestito da rock: una miriade di campionamenti, batterie elettroniche, arrangiamenti da Dawson's Creek e chi meno ne ha, meno ne metta....
Una imbarazzatne caduta di stile per un cantante da me sempre adorato, difeso, lodato con quante parole avevo sulla tastiera. Questa volta, ad essere onesti, il mio Jeff ha preso un granchio.
Il cd è il primo a portare il nuovo monicker JSS invece del nome per esteso; la copertina è colorata e caleidoscopica, carina ed accattivante. Al suo interno, 51 minuti di musica spalmati su 12 tracce più le solite 2 bouns europee. E navigando all'interno di questo album, senti che c'è ancora la radice rock che sostiene il lavoro di Jeff: un esempio emblematico è l'opener
"21st Century", che da subito fa ben sperare col suo incedere convincente e carico di groove. Non mancano, sin dall'inizio, le sfumature elettroniche, ma sembrano soltanto un ammodernamento del sound... Ed invece, cari lettori, nello scorrere di questi 51 minuti, i suoni digitali comandano l'intero baraccone sonoro. Attenzione, questo non vuol necessariamente dire che le songs siano scadenti o brutte, non è affatto così: è soltanto che il classico sound potente e melodico dei dischi di Jeff è stato qui stemperato ed inscatolato in un prodotto che punta, dichiaratamente, ad un mercato ben oltre quello del rock in senso stretto. Non è un caso, credo, che già nel catalogo Frontiers Soto venga inserito sotto la categoria Rock/Pop.
Ripeto, sono imbarazzanti le somiglianze con il classico songwriting alla Lenny Kravitz, è davvero molto, molto di meno di quanto quest'uomo è stato in grado di fare negli anni passati.
Onore e plauso comuinque a Jeff Scott Soto: "Beautiful Mess" ci consegna un cantautore comunque in forma, che ha presumibilmente preso strade musicali leggermente diverse da quelle che la sua fan-base poteva aspettarsi. Non è un mistero, tuttavia, scoprirlo alle prese con sonorità più pop, la melodia è stata sempre il fiore all'occhiello di Jeff. Ciò non toglie che, comunque, il nuovo album contenga una quantità di canzoni pericolosamente simili l'una all'altra, ed il benedetto/maledetto fattore longevità lampeggia pericolosamente, come una spia in riserva.