Oggi vorrei rispolverare un album a cui sono particolarmente legato, ovvero
"Penetralia", esordio degli
Hypocrisy, cioè la creatura di
Peter Tägtgren; figura fondamentale sia come musicista che come produttore per la scena Death e Black Metal svedese, e non solo, basti pensare al suo altro progetto Pain.
Non a caso lo vediamo coinvolto, vuoi in una veste o in un'altra, con Bloodbath, The Abyss, Marduk, Immortal, Naglfar, Abruptum, Enthroned, Destruction, Dimmu Borgir, Borknagar, Dark Funeral, Children of Bodom e un incalcolabile numero di altre formazioni estreme.
Dopo un periodo come turnista live per i
Malevolent Creation Tägtgren assoldò il cantante
Masse Broberg e il bassista
Mikael Hedlund, a cui in seguito si aggiunsero il batterista
Lars Szöke e il chitarrista
Jonas Österberg, pubblicando poco dopo la loro prima release di rilievo:
"Penetralia" appunto.
"Penetralia" uscì nel 1992, anni ancora magici per la scena Death Metal, compresa quella svedese che rispondeva colpo su colpo, con una sua - seppur necessariamente derivativa - propria interpretazione del Death a stelle e strisce, che a mio avviso poco ha da invidiare ad essa.
Il 1992 è stata una grande annata per il Death classico, come un po' tutta la fine degli '80 e la prima metà dei '90. Nel '92 si pensi che sul fronte d'oltreoceano uscivano
"Legion",
"The End Complete",
"Onward to Golgotha",
"Retribution", e altri… Mentre in Europa
"Last One on Earth",
"The IVth Crusade",
"Shadows in the Deep",
"You'll Never See...", giusto per citare i più rilevanti.
Calandosi a volo d'angelo su questo LP, targato
Nuclear Blast – etichetta che in quegli anni portò alla ribalta una grande quantità di band del panorama underground, senza tuttavia scadere nei suoni finti e patinati di buona parte delle sue produzioni attuali -, possiamo affermare che sia un disco di old-school Death Metal puro sangue.
Qui ancora gli
Hypocrisy non avevano effettuato la svolta melodica che si realizzerà con l'uscita dei diversamente belli
"The Fourth Dimension" (1994) e
"Abducted" (1996); e il loro anticonformismo fluiva ancora tramite tematiche sataniste e anticristiane, anziché da alieni ed esperienze al limite del paranormale.
È un album probabilmente senza troppe pretese e a mio avviso molto ancorato alla scuola americana, che si ravvisa anche da un utilizzo frequente del blast beat e da varie dinamiche scandite con tempi peculiari a tale scuola. Un Death Metal che mira a tritare le ossa e in cui si avverte con forza la matrice Thrash mutuata indubbiamente dai maestri
Slayer, pur presentando quel groove tipico della scuola europea, con la sua linearità ancorante con forza il genere alla forma canzone.
Un ascolto duro, prevalentemente basato su ritmi veloci supportati da una produzione piuttosto corposa e massiccia; dove gli svedesi si muovono con disinvoltura nel solco dei maestri, pur senza rinunciare a imprimere la loro impronta sfoggiando una potenza di fuoco davvero notevole. Fuoco che se siete amanti del Death Metal, quello
vero, sono convinto – ammesso, ovviamente, che già non lo conosciate – che sarà in grado di inchiodarsi nei vostri orecchi.
Inoltre la
"Title-track" è una bordata nei denti colossale, rappresenta tutto ciò che un pezzo Death Metal dovrebbe essere: furia esecutiva, rallentamenti malsani con growl sgraziati e demoniaci smembrati da nuove ripartenze con il coltello tra i denti. A mio avviso una delle canzoni più belle del genere.
Correte a recuperare
"Penetralia"…
Appena possibile tratteremo anche del suo grandissimo erede
"Osculum Obscenum".
Recensione a cura di
DiX88