Come vi avevo promesso, dopo
"Penetralia" (1992) giunge il turno di
"Osculum Obscenum"...
Gli svedesi
Hypocrisy, in seguito all'uscita di
Jonas Österberg alla seconda chitarra, decidono di non fermarsi, e facendosi integralmente carico del guitarwork
Peter Tägtgren, a distanza di solo un anno dal debut, rilasciano, sempre tramite la
Nuclear Blast, il loro secondo platter:
"Osculum Obscenum".
"Osculum Obscenum" più o meno si mantiene sulla falsa riga del debut; ovvero su coordinate ancorate perlopiù al sound dell'old-school Death Metal statunitense – in questo caso con una predilezione per gli assalti frontali dei
Decide degli esordi (ascoltatevi
"Pleasure of Molestation" o la
"Title-track") -, dove ancora era presente in misura accentuata la matrice Thrash Metal. A tal proposito, è innegabile come l'influenza degli
Slayer emerga con preponderanza tra gli elementi costitutivi del background degli svedesi.
Il suono comunque sia subisce un lieve ispessimento e le tonalità risultano più gravi, con una maggiore attenzione al groove; tendenza inaugurata dai non prettamente Death Metal
Exhorder e in parte portata in auge dai
Morbid Angel di
"Blessed are the Sick" (1991) - in seguito culminata in lavori come
"Domination" (1994). D'altronde, una sfumatura analoga era riscontrabile in quel che veniva pubblicato anche nel medesimo periodo in Nord Europa.
Questa maggiore predilezione per la ricerca del groove da parte degli
Hypocrisy è riscontrabile in tutte le tracce, affiancandosi talvolta a mid-tempo rocciosi contenenti inoltre vari passaggi Doom – ravvisabili anche in alcuni pezzi veloci –, si prenda ad esempio
"Necronomicon" o, con ancor più evidenza, la leggermente più monotona
"Attachment to the Ancestor", condensante al suo interno i tritoni degli Slayer dell'era
South of Heaven (1988)/
Season in the Abyss (1990), con i
Morbid Angel di
"Blessed are the Sick".
"Osculum Obscenum" è un album piuttosto semplice che punta tutto sull'immediatezza sonora. Pur presentando le varietà di cui abbiamo appena disquisito, non si disperde mai in contesti compositivi eccessivamente astrusi, e gli svedesi tentano di dare un'identità ben precisa a ogni traccia.
Forse rispetto al predecessore paga un po' il dazio della scelta di una produzione più massiccia e di alcune soluzioni in fase di songwriting, a loro sostegno, necessariamente più lente, bisognose ancora di essere elaborate con maggiore oculatezza, bensì si tratta soltanto di minuzie di poco conto.
Sfido chiunque a non fare headbanging e a non galvanizzarsi con pezzi furiosi e altalenanti come la blasfema
"Inferior Devoties" (con tanto cori da messa cristiana), giusto per menzionarne una a caso.
"Osculum Obscenum": Death Metal nella sua declinazione più pura… Correte a recuperarlo!
Recensione a cura di
DiX88
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