Articolo / FRANCO BATTIATO, il cantautore della musica patafisica

Info

Pubblicato il:18/05/2021
Noi su Metal.it parliamo quasi sempre di Metal a 360 gradi e con grande onestà il singolo redattore esalta ciò che è riuscito a convincerlo e stronca ciò che non lo ha convinto.
Ma questa è una di quelle occasioni nelle quali parliamo di altro all’infuori del Metal, ma è per parlare sempre di grande musica, una musica fluida e trasversale che in un qualche modo ha travalicato i generi.
La mattina del 18 maggio 2021 è giunta la triste, tristissima notizia della morte di Franco Battiato, cantautore famoso soprattutto per i celebri “La Voce del Padrone” (1981) nel quale Pop e New Wave si univano per creare un classico della musica leggera italiana, piuttosto che “L’Era del Cinghiale Bianco” (1979) che se uscisse oggi sarebbe considerato un album sperimentale, mentre all’epoca fu l’album della svolta Pop del cantautore siciliano. Come cambiano i tempi, vero?

Perché parlarne allora se con il Metal c’entra nulla? Beh, in primis perché parliamo di un vero artista, di una persona che ha saputo dare cultura e spessore al Pop ed è quasi un dovere morale omaggiarla, poi perché è sempre bello parlare di ottima musica, seppur le circostanze non siano delle migliori, sia perché Battiato un po’ come artisti del calibro di Rush o King Crimson ha avuto anche lui diverse fasi artistiche e a volte esse hanno collimato con il mondo del Rock.
Dopo aver esordito con dei singoli molto vicini a quelli che erano gli standard della canzone leggera italiana, nei primi anni settanta, per l’esattezza nel 1972 inizia la prima fase artistica: quella soprannominata Battiato Sperimentale che si concluderà nel 1978, seppur negli anni successivi qualche sbandata verso lidi ostici e sperimentali non sia mancata (“Joe Patti's Experimental Group”, 2014).
Periodo questo che può essere suddiviso in due fasi: quella prettamente Krautrock che viene sempre inclusa nel Progressive Italiano e quella più estrema vicina all’avanguardia colta.

Del primo periodo l’artista siciliano ha realizzato un trittico di album che quando si parla di Progressive italiano volenti o nolenti vengono sempre citati: sto parlando del concept sperimentale di “Fetus” (1972), “Pollution” (1972) e del celeberrimo “Sulle Corde di Aries” (1973) quest’ultimo considerato non a torto tra i suoi zenit artistici e creativi. In questa fase la musica di Battiato ha un animo e un’attitudine squisitamente Progressive, abbiamo un Krautrock dal sapore mediterraneo che dà nuovi colori alla musica e ne amplia i suoi confini.
Elettronica più o meno minimale, mancanza di una forma canzone ben definita, accenni alla musica classica (“l’Aria dalla Suite numero 3 in Re Maggiore” di Johann Sebastian Bach riprodotta con il sintetizzatore VCS3 messa all’inizio di “Meccanica”), citazioni varie (x1 = A*sen (ωt) e x2 = A*sen (ωt + γ) presente in “Fenomenologia”) ed un sound in bilico tra soluzioni elettriche ed acustiche che ne danno un sentore unico e particolare sono l’ossatura di questa trilogia.
Il culmine lo si raggiungerà alla fine con un album ardito, che idealmente rappresenta quasi un ponte tra due mondi, un po’ quello che la Sicilia rappresenta a livello geo-socio-politico. Da una parte c’è l’elettronica moderna e minimalista che sa tanto di “Kraut”, dall’altra abbiamo strumenti acustici, fiati e percussioni tribali che lasciano l’ascoltato sospeso tra atmosfere cosmiche e primordiali. In un sol colpo come unire in musica Germania e Mediterraneo: magistrale, non trovate? Ed in opere del genere che si vede il genio di un’artista.
Non a caso in qualsiasi top dedicata al Progressive italiano almeno uno di questi tre lavori viene citato, con un occhio di riguardo per l’eccellente “Sulle Corde di Aries”.
Ed il bello sapete qual è? Che questi tre album non sono nemmeno particolarmente lunghi e al loro interno hanno una quantità tale di idee e soluzioni varie che in molti ci avrebbero costruito su un’intera discografia.



Dopo quella trilogia Franco Battiato continua con ancora più forza e vigore le sue sperimentazioni creando un paio di album (l’ottimo “Clic” del 1974 e il non altrettanto riuscito, almeno a mio parere, “M.elle le "Gladiator"” dell’anno successivo) nei quali il nostro sperimenta in lungo e in largo destrutturando completamente le varie canzoni a fronte di un muro sonoro formato da vari strati musicali nei quali abbiamo dei veri e propri collage musicali.
Nel ’75 torna di nuovo il Krautrock della prima trilogia con il super gruppo Telaio Magnetico. Album questo pubblicato solo nel 1995 e ristampato negli ultimi anni in vinile (un formato che ben si addice a tale pubblicazione) che vede il cantautore jammare in compagnia di altri musicisti, compresi membri degli Aktuala e dell’Albergo Intergalattico Spaziale.
“Battiato” (1977, ma nelle ristampe conosciuto come “Zâ”), “Juke Box” (1978) e l’ancor più ostico “L'Egitto prima delle sabbie” (1978) sono gli ultimi lavori di questa fase. E le cose si fanno sempre più minimali e di difficile ascolto: con l’esclusione di “Juke Box” che era stato realizzato con l’intento di farne una colonna sonora, gli altri due lavori possono farsi apprezzare dagli amanti di Stockhausen visto il minimalismo intrinseco della proposta che si fa sempre più ripetitivo e spoglio con un pianoforte a essere il solo e unico protagonista (con la sole eccezione di un soprano presente nel lavoro del ’77) suonato in una determinata maniera per un lungo lasso di tempo. Entrambi i lavori presentano due sole canzoni, la più corta di 14 minuti, mentre le altre toccano i 20 minuti di durata.
Una proposta musicale altamente concettuale, intransigente e per pochi.



Poi arriva la fase più famosa, celebrata e conosciuta, quella degli album già citati nel cappello introduttivo piuttosto che di "Patriots" (1980), “Mondi Lontanissimi” (1985), il Rock elettrico e moderno di “Gommalacca” (1998, davvero un bel trait d’union tra cantautorato e Rock), l’ottimo live “Giubbe Rosse” (1989), l’album di Cover “Fleurs” (1999, nel quale sono presenti una serie di canzoni di cantautori italiani e francesi riviste sotto l’ottica della Musica da Camera) o il Pop contaminato dalla World Music negli etnici “Caffè de la Paix” (1993, album di grande raffinatezza che si muove tra medio oriente e africa) e “Dieci Stratagemmi” (2004, dallo spiccato sentore nipponico). Questa fase la cito di striscio non tanto per suoi demeriti (anzi, tutt’altro) ma perché essa è già stata affrontata più e più volte nel corso del tempo, da persone più autorevoli e competenti di me in materia (andate a leggervi gli ottimi articoli fatti da Fabio Zuffanti su Rolling Stones Italia).



Voglio concludere questo breve omaggio con un’opera commissionata dal Teatro del Maggio Fiorentino, per musicare un balletto di Paco Decina. Nel 2000 esce “Campi Magnetici - 1 Num3r1 non 51 possono amar3” che per via dei suoi campionamenti liquidi e senza forma, può essere considerato un “Clic 2.0”.
E non posso trovare parole migliori di quelle scelte dal buon Arne Saknussemm sulla sua pagina facebook Diario Musicale - Nuovi Ascolti, Riascolti, Playlist, Approfondimenti usate per descrivere tale lavoro: “Il concept è profondo e di non facile fruizione: la vita e la musica ed il ballo o la musica ed il ballo e la vita, la vita come matematica, come geometria, i numeri che non si possono amare, vita e morte che si intrecciano in questi movimenti geometrico-matematici, equivalenza dei contrari […] Ad ogni riascolto di quest'album mi sembra di ascoltate qualcosa di nuovo, i frammenti sonori vengono di volta in volta elaborati differentemente dal cervello dell'ascoltatore. È quindi una Musica che ha una sua precisa identità ma contemporaneamente si offre a molteplici rielaborazioni da parte dell'ascoltatore.”



Un’avventura spettacolare, che ci ha dato tanta musica, tanti stili sonori differenti e tanta cultura: così lo vogliamo ricordare Franco Battiato.
Magari non tutti i lavori sono riusciti, ma ogni fase artistica ha avuto qualcosa da dire di interessante.
Sperando che queste poche righe (commisurate alla sua vasta discografia) vi facciano venire la voglia di riascoltarlo o scoprire la sua opera, magari riprendere quella fase poco ricordata piuttosto che alcuni lavori che al tempo avevate snobbato, anche qui da Metal.it non possiamo fare altro che dire un semplice “grazie di tutto Maestro”.

Articolo a cura di Seba Dall

Ultimi commenti dei lettori

Leggi la discussione completa
Inserito il 19 mag 2021 alle 16:53

Gabriele grazie a te. Hai ragione un altro gigante se ne va e nonostante l'età e le precarie condizioni di salute nelle quali versava Battiato negli ultimi anni, ha lasciato un grande vuoto. Spero che la sua musica venga ricordata per quello che è e che si vada oltre alle sue hit più celebri, fermo restando che album come "La Voce Del Padrone" sono lavori inarrivabili per il panorama Pop attuale, almeno in Italia

Inserito il 19 mag 2021 alle 06:25

Grazie di cuore Seba, se ne va l'ennesimo gigante