Italian Metal Heroes, the Golden Age of the Italian Rock – 1980 - 1990.

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Pubblicato il:12/12/2022
Italian Metal Heroes, the Golden Age of the Italian Rock ... è sufficiente la denominazione di questa iniziativa discografica griffata Aua Records per intrigare chi come il sottoscritto ha sempre creduto nella validità di una “scena” a cui non mancavano il talento e l’inventiva, purtroppo ostacolati dalla inadeguatezza dei mezzi tecnici (e di quelli che li dovevano utilizzare …), dallo scetticismo diffuso e dalle diatribe “interne” spesso altrettanto frequenti e snervanti.
Determinazione, passione e la voglia di essere più forti delle difficoltà non hanno fermato l’hard n’ heavy italico e se oggi una certa credibilità internazionale è stata conquistata è merito anche di tanti “pionieri”, molti dei quali scomparsi (o magari “riapparsi solo in tempi più recenti), che hanno saputo alimentare un “sogno” (per dirla alla maniera del grande Gianni Della Cioppa) divenuto una solida realtà.
Impossibile, dunque, per quelli che come me hanno vissuto (in prima persona …) quell’epopea con inusitato entusiasmo (e “rabbia” per tante ingiustizie …) non accogliere Italian Metal Heroes con enorme interesse e soddisfazione, auspicando che la volontà di conoscere la problematica e oscura “storia” del genere nel Belpaese sia una priorità per tutti i musicofili degni di tane nome (sfruttando anche il pizzico di “feticismo” collezionistico, visto il formato scelto per le incisioni, di tanti appartenenti alla nobile categoria).
Eh già, perché l’iniziativa (a cui ha contribuito fattivamente Marco Gulino, tra le altre cose utente del nostro glorioso forum …) si prefigge di conferire visibilità, attraverso una serie di uscite prettamente viniliche (in formato Ep 10 pollici), a tracce rare, in parte inedite (tra demo-tape e registrazioni dal vivo) appartenenti ai gruppi che hanno partecipato alla costruzione e allo sviluppo dell’Italian Way of Heavy Metal, focalizzandosi su quegli anni ottanta (con alcune propaggini nel decennio successivo) così prolifici e seminali … non rimane, dunque, che iniziare la disamina delle pubblicazioni in rigoroso ordine d’uscita.

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Unreal Terror “Demo 1988
1. Black Belt
2. Ship Of Fools
3. Pegasus Myth
4. Giant Of the Sea

Non è un caso, credo, che il primo numero della collana sia affidato al “Demo 1988” degli Unreal Terror, una di quelle formazioni nazionali che avrebbe meritato molto di più all’interno di una parabola artistica germogliata addirittura alla fine degli anni settanta (con la denominazione UT, pilotata dal maestro Mario Di Donato - che li lascerà per fondare i Requiem - Enio Nicolini e Silvio "Spaccalegna" Canzano) e poi con fatica giunta al debutto sulla lunga distanza grazie all’eccellente “Hard incursion” del 1986. L’accoglienza favorevole dell’album sembrava lasciar presagire grandi cose, e quando il demo in questione viene registrato (per un terzo disco su MetalMaster mai uscito), l’impressione che il futuro del gruppo abruzzese potesse essere luminoso appare parecchio consistente.
Purtroppo, invece la band si scioglierà nel 1989 (per poi tornare negli anni duemila) dimostrando che a volte la miopia del business discografico è davvero spiccata e incomprensibile.
I quattro brani (già apprezzabili nella ristampa del suddetto “Hard incursion”) ratificano gli Unreal Terror nella loro versione maggiormente fosca ed eroica, in particolare quando, dopo la tagliente “Black belt”, sono le atmosfere solenni ed evocative di “Ship of fools”, “Pegasus myths” e “Giant of the sea” a conquistare il proscenio, splendidamente gestite dalla laringe flessuosa e intensa di Luciano Palermi.


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Quasar “Night Hymn (demo 1984)
1. Rock'n'Roll Baby
2. Lady Of The Night
3. Night Hymn
4. Black Lady

Con i friulani Quasar è necessario addentrassi ulteriormente nelle spire dell’underground tricolore, e anche per i più attenti progsters che ricorderanno di certo lo strepitoso “Abraham”, pubblicato sotto la nuova denominazione Quasar Lux Symphoniae, scandagliare i prodromi di tale magnificenza attraverso questo “Night hymn” rappresenta veramente un’esperienza d’ascolto affascinante.
Pilotati dall’ugola squillante e dalla chitarra fremente di Roberto Sgorlon, i quattro pezzi tratti dal demo del 1984 ostentano le qualità, ancora un po’ acerbe ma decisamente promettenti, di una formazione che partendo dall’ammirazione per Rush, Triumph e Virgin Steele tentava di gettare un ponte tra hard ed epic metal, aggiungendo all’impasto sonoro schegge di quell’attitudine attitudine progressiva che troverà maggiore focalizzazione nella suddetta coraggiosa rock-opera del 1994. Da segnalare in particolare il suggestivo clima evocativo e arcano di “Lady of the night” e “Night hymn”, mentre la melodia pulsante di “Black lady” svela il lato maggiormente “accattivante” del gruppo di Codroipo.

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Bloody Skizz – “Single 1982+2 live bonus tracks
1. Gods Breaker
2. Bloody Road To Death
3. Deuce
4. I Want To Be Free

L’uscita numero tre della serie è dedicata ai Bloody Skizz di Milano, formazione infatuata delle sonorità della NWOBHM più vicina all’attitudine punk, artefice di un raro singolo per l’etichetta Belgravia Records, recuperato per l’occasione dalla Aua Records. “Gods Breaker” e “Bloody Road To Death” ostentano un suono mutuato da Saxon, Tank e Motorhead, influenze discretamente ben metabolizzate da un gruppo che cambierà ben presto orientamento espressivo, rivolgendosi ad un glam-rock piuttosto selvaggio e scorticante. Il disco recupera anche due tracce registrate dal vivo in occasione della reunion dei meneghini del 2002, impegnati in uno scorbutico remake di “Deuce” dei Kiss e di una grintosa “I Want To Be Free”, suonate con l’energia di chi non ha dimenticato il vero spirito “primigenio” del rock n’ roll.

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Braindamage – “Kingdom of madness (demo 1989)
1. Braindamage
2. Kingdom of Madness
3. Gathering Under the Ensigns
4. Running on Ashes

Con i Braindamage, provenienti dalla aristocratica Torino Rock City, all’ammirazione artistica mi tocca aggiungere anche un pizzico di orgoglio campanilistico per dei concittadini che nella loro evoluzione espressiva hanno saputo proporre un suono parecchio innovativo e apocalittico, sostenuto da testi intelligenti e maturi, arrivando a convincere autentici luminari della “scena” come Geordie Walker (Killing Joke) e Steve Albini.
Kingdom of Madness”, il demo scelto per la pubblicazione numero quattro di Italian Metal Heroes li ritrae agli albori del loro percorso artistico, furenti e irrefrenabili estimatori del thrash metal californiano e dell’hardcore.
I quattro brani prelevati dal nastro del 1989 esibiscono il temperamento di un gruppo che grazie alla voce sincopata e al basso pulsante di Andrea Signorelli, le chitarre taglienti di Gigi Giugno e Ricky Gottero e all’infaticabile motore ritmico di Marco Betta investe l’ascoltatore con un fiotto impressionante di rabbia, smania e catarsi, senza dimenticare di aggiungere una doverosa dose di melodia e inquietudine (un esempio per tutte … “Running on ashes”) ad un impasto sonico già ai tempi capace di distinguerli dalla massa.

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Acido – “Demo 1 (1985)
1. Intro
2. Svisa
3. Lulu
4. Ghetto
5. I culi aumentano

Con gli Acido ci spostiamo ad Alessandria e affrontiamo un tema abbastanza “scottante”, quello del cantato in italiano. Una scelta espressiva invisa a molti che invece personalmente ho sempre ammirato e considerato “coraggiosa”, per il rischio che comporta adattare la lingua di Dante alle metriche del rock n’ roll e l’essere facilmente comprensibili senza nascondersi dietro la protezione dell’idioma anglofono.
E allora diciamo che l’hard n’ heavy dei piemontesi, diretto e senza tanti fronzoli, appare piuttosto efficace anche grazie a testi che difficilmente possono essere considerati dei trattati di letteratura e poesia, e tuttavia appaiono intrisi di apprezzabile ironia, sebbene magari a volte fin un po’ troppo greve (soprattutto per i nostri tempi in cui regna il “politically correct” ...), come testimonia “I culi aumentano”, probabilmente il loro brano più conosciuto.


Per ora ci fermiamo qui, nella speranza di poter “testare” a breve anche gli altri titoli già usciti (dedicati a Rod Sacred, Headcrasher, Valchiria e Feline Melinda) e pregustando la possibilità di commentare le gesta spesso colpevolmente “dimenticate” degli altri gruppi fin da ora programmati per il prosieguo della lodevole operazione.
Insomma … to be continued

Nota: le immagini sono tratte dal sito di Aua Records
Articolo a cura di Marco Aimasso

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