Tra i più grandi ( e sottovalutati perlomeno dalle nostre parti ) chitarristi della storia del rock dobbiamo annoverare
Ted Nugent, che paga lo scotto di essere stato ( ed essere tutt'ora) profondamente radicato nella cultura e nella politica della destra americana, uno Yankee dalla testa ai piedi con stampato in fronte il motto :"
patria, famiglia e... caccia" e questo lo ha reso un personaggio profondamente divisivo.
Ma musicalmente parlando, grande chitarrista nonche' grande autore di anthems made in USA caratterizzati dalla sua chitarra grintosa, sanguigna e profondamente hard - blues che usa il feedback come tratto distintivo, pochi altri grandi lo hanno saputo fare su tutti Hendrix.
Riscopriamolo insieme, "
Scream For Me, Scream Scream For Us, Ted!"
TED NUGENT (1975)
Ted Nugent venne all'attenzione nazionale con i The Amboy Dukes, gruppo che pubblicò una serie di dischi tra la fine degli anni sessanta e primi settanta, periodo in cui iniziò la sua lunga e prolifica carriera solista che debutta nel 1975 con l'omonimo album.
Da subito si capisce che Nugent è un guitar - Hero senza essere eccessivamente tecnico o funambolico, ma al contrario i suoi riff sono crudi e sanguigni ed intrisi di Hard-Blues.
Grazie anche alle spettacolari esibizioni live, il brano "
Stranglehold" è stato inserito al 31º posto dei migliori assoli dalla rivista Guitar World. E se detto brano è il vero capolavoro col suo andamento ipnotico ed avvolgente, il disco presenta altri highlights quali l'arrembante "
Stormtrooping" col suo fantastico solo centrale, la ballabile "
Hey Baby" e la tirata "
Just What The doctor Ordered". La chitarra di Nugent ha un suono secco e "raw" ma sempre intriso di blues si senta il rock'n'roll irresistibile di "
Snakesin Cowboys" - quanti chitarristi rock avrebbero voluto comporre un pezzo simile?! - e la veloce e quasi AcDc styled "
Motor City Madhouse" dedicata a Detroit, la città natale di Nugent. Un debutto scoppiettante, un disco fondamentale per l'hard rock.
FREE FOR ALL (1976)
Difficilissimo piazzare un altro colpo da 90' dopo un debutto di tale portata, Nugent riesce nell'impresa e sia questo "
Free For All" che il successivo "
Cat Scratch Fever" rappresentano il trittico del periodo d'oro del chitarrista americano.
"
Free For All" vede innanzitutto Derek St. Holmes e Meat Loaf alle vocals, insieme a Ted, nonchè il solito, grintoso e ficcante riffing in primo piano. L'opener titletrack rompe il ghiaccio alla grande col suo andamento vagamente dance per poi lasciate spazio alla ruggente "
Dog Eat Dog" e alla veloce "
Turn It Up". I riff sono sempre duri ed incisivi come in "
Street Rats" e per la prima volta troviamo una ballad, splendidamente cantata da Meat Loaf ("
Together"), nonché il promo metal di "
Hammerdown".
CAT SCRATCH FEVER (1977)
In 3 anni Ted Nugent incide 3 capolavori hard rock, "
Cat Scratch Fever" esce nel 1977 e la sola titletrack vale l'acquisto del disco
Canzone dal riff irresistibile sarà coverizzata da molti artisti tra i quali i Motorhead in "
March And Die". e Pantera.
Wan Dang Sweet Pootang è uno degli altri highlight del disco col suo riffama frenetico ed il solo funambolico, la chitarra di Nugent ruggisce nel blues "
Death By Misadventure", "
Homebound" è un uno strumentale marziale e patriottico, mentre "
Working Hard Playing Hard" gioca su una base ritmica martellante e una sleaze guitar dura. Nugent non ama virtuosismi, la sua chitarra è passionale e sanguigna e rispecchia il suo amore per il Blues sebbene iper amplificato.
WEEKEND WARRIORS (1978)
La copertina simpaticamente belligerante ci introduce il quarto lavoro solista del chitarrista americano che si apre col rock spumeggiante di "
Need You Bad" e che prosegue col Blues esplosivo di "
One Woman" dal riff iniziale che ricorda Cat Scratch Fever.
Il quarto lavoro di Nugent ripercorre le strade rock Blues dei primi 3 lavori e presente dei buoni pezzi in apertura, oltre a quelli citati menzionerei anche il rock veloce di "
I Got A Feeling" e "
Cruisinù2 ma sopratutto la lente e metallica "
Poison Soup".
Purtroppo dopo il disco perde un pò in fatto di grinta ed incisività con numeri noiosi quali
"Tight Spots" , "
Good Friend And A Bottle Of Wine" o "
Name Your Poison". Da segnalare che nel disco non suonano i 2 band mate storici Derek St. Holmes e Rob Grange, allontanatesi per divergenze caratteriali con Nugent, e questo pone il chitarrista in una posizione di ulteriore "dominio" in ci la sua sfavillante chitarra macina riff e assoli a ripetizione, proprio come la simil-mitragliatrice in copertina. Tutto il resto passa in secondo piano, soprattutto rispetto ai primi 3 dischi capolavoro.
STATE OF SHOCK (1979)
Con un pezzo d'apertura come la sferragliante "
Paralyzed" le premesse non potevano essere migliori, ma saranno mantenute? Nugent non cambia nulla del suo approccio - ne avrebbe dovuto farlo - e quindi il quinto lavoro solista è ancora dominato dalla chitarra infuocuata del chitarrista che scrive ed arrangia tutti i pezzi del disco a d eccezione di "
I Want To Tell You" scritta da George Harrison ma sicuramente resa più dura dal chitarrismo nervoso e deflagrante di Ted.
Coadiuvato da Charlie Huhn al basso e alla voce e da Cliff Davies alla batteria, Theodore Anthony Nugent ( questo il nome all'anagrafe di Nugent) ci offre un disco incisivo in cui si alternano le solite pennate sanguigne ("
Take It Or Leave It", "
Satisfied" dal funambolico solo) ad arpeggi melodici come nella splendida e sofferta ballad "
Alone" nella quale la chitarra di Ted "
parla" tanto è passionale, non mancano le classiche sonorità hard rock in odore di AOR come la titletrack o "
I Don't Matter" o le scudisciate hard-blues di "
Bite Down Hard" e "
Saddle Sore" nonchè le fughe proto-metal di "
Snake Charmer"
Disco vario e massiccio nel quale Ted torna agli splendori degli inizi, ponendo però le basi per quello che sarà il suo ingresso nel magico mondo degli '80.
SCREAM DREAM (1980)
Una copertina a dir poco imbarazzante con un Nugent in versione Tarzan-rock, contiene un disco esplosivo e selvaggio che si apre col ritmo schizofrenico del rap-hard rock di "
Wango Tango" e prosegue con la metallica titletrack caratterizzata da esplosivi guitar licks e da vocals al vetriolo di Ted che dimostra di essere aggressivo e "
pazzo" quanto basta, "
Hard As Nails" è un ulteriore prova del chitarrismo sferragliante del Nostro, mentre "
I Gotta Move" ci presenta un riff classicissimo alla Chuck Berry - il che ci ricorda quali siano le radici musicali di Nugent -. La tecnica chitarristica di Nugent non prescinde mai da una verve nervosa, quasi isterica, si sentano "
Violent Love" e "
Flesh&Blood" con le loro cascate di riff a mitraglia, un vero vulcano di licks e groove! Più ordinaria - ma non per questo meno bella - è "
Spit It Out", classico hard rock alla Kiss, mentre fuori dagli schemi appare la grandiosa e funky "
Terminus El Dorado".
Immancabile poi l'ennesimo episodio proto-metal, l'irresisitibile "
Cmon And Get It" e il velocissimo rock'n'roll al fulmicotone di "
Don't Cry" (praticamente una canzone alla Evis Presley ma suonata a 100 km all'ora), a completamento di un album stellare che ci presenta un Ted Nugent in forma smagliante. Purtroppo però questo sarà l'ultimo album del periodo d'oro di Nugent, da questo momento anche lui sarà figlio dei suoi tempi (gli '80) con produzioni spesso non all' altezza della sua fama e della sua tecnica chitarrista.
NUGENT (1982)
Capelli cotonati e giubbotto di pelle nere, le premesse non erano delle migliori per un personaggio dal look sempre selvaggio e difatti, ahimè, il disco omonimo uscito nel 1982 in pieno periodo AOR /Glam segna l'inizio del periodo più deludente per i fan della pirma ora
Nel disco la chitarra di Nugent non ruggisce ma miagola e le vocals non sono più rabbiose ed isteriche ma accomodanti.
Il songwriting è moscio e le canzoni non decollano, eccezion fatta per l'opener "
No, no, no" dalla buona melodia melodic hard rock, "
We Gonna Rock Tonite" è un rock n roll frizzante seppur elementare e "
Tailgunner" con un riff vecchia maniera.
PENETRATOR (1984)
"
Tied Up In Love" posta in apertura del secondo album di Nugent del periodo '80, dice già tutto a discapito della copertina macho tutta muscoli.
Un gran pezzo di AOR con uso di tastiere, solos sfavillanti, chitarre patinate e abbondanza di melodie, tutto bene se non fosse che parliamo di un musicista che fino a 4 anni prima suonava musica del tutto differente! Si stenta a credere che si tratti dello stesso artista, della stessa chitarra, la musica di "
Penetrator" sembra un mix fra Foregneir e Whitesnake periodo americano - il tutto formalmente impeccabile per carità - ma c'è di che storcere il naso. Indubbiamente la presenza di Brian Howe ( ex Bad Company ) alle vocals - accanto a Ted ovviamente - accentua l'impronta AOR del disco che si muove su melodie talvolta imbarazzanti come "Lean Mean R&R Machine", "
Go Down Fighting" o "
Don't You Want My Love", altre volte cercando di riesumare riff più duri con risultati altalenanti ( "
No Man's Land", "
Thunder Thighs" ). La chitarra roboante di Nugent è stata appesa al chiodo, oltre al pezzo di apertura si salva ben poco, ("
Where Do You Draw the Line" peraltro scritta da Bryan Adams che di queste sonorità è maestro).
LITTLE MISS DANGEROUS (1986)
Se "
Penetrator" e' un episodio mal riuscito della discografia di Nugent, questo "
Little Miss Dangerous" non apporta grosse novità a quello che si può definire ormai come il nuovo corso musicale del Ted Nugent anni '80.
Sarà per quel sentore di novità mal digerito ( un pò come "Turbo" dei Judas Priest), ma l'hard rock patinato del disco non convince nonostante alcuni brani non suonino poi neanche male, si senta la potente "
Painkiller" - dal cantato alla Billy Idol - nella quale la chitarra di Nugent rende la sua potenza o la più classicamente hard-rock "
Take Me Away". Da notare che la titletrack e "
Angry Young Man " - che sembra una canzone di Ace Frehley - sono presenti in due episodi della serie americana Miami Vice, ma al di là di questa nota di folklore episodi quali "
Little Red Book" o "
When Your Body Talks" il buon Ted poteva anche risparmiarceli.
IF YOU CAN'T LICK EM..LICK EM (1988)
Con questo album , Nugent cerca di tornare a sonorità a lui più confacenti ed effettivamente il disco suona più ispirato rispetto agli ultimi lavori anche se parliamo sempre di hard rock/AOR ( c'è anche un canzone scritta da Bon Jovi ) melodico rispetto ai suoi canoni ma almeno il songwriting risulta abbastanza buono e la chitarra qua e là, graffia.
Le prime due canzoni (che curiosamente hanno un riff uguale ma più veloce nella prima e più lenta nella seconda ) sono un biglietto d'apertura assolutamente di grande effetto per un album nel quale Ted canta da solo tutte le canzoni e questo, ahimè, non aiuta dando al disco una direzione vocale unica.
La chitarra suona un pò meno patinata e le pennate hard-blues ci accompagnano in parecchie composizioni come nella titletrack dal lungo assolo, nelle veloci "
Skintight" e "
Funlover", e "
The Harder They Come (The Harder I Get") il disco è sicuramente il più duro della decade per Nugent.
Finisce qui l'analisi della
prima parte dell'esplosiva carriera del cantante/chitarrista di Detroit, quella più ricca di successi e anche di contraddizioni.
Dai '90 in poi, Nugent avrà una produzione altalenante seppur altrettanto corposa con alcuni progetti paralleli come il super-gruppo
Damn Yankees composto dal bassista dei Night Ranger Jack Blades, l'ex chitarrista degli Styx Tommy Shaw e il batterista Michael Cartellone col quale pubblicò 2 album per poi riprendere la sua carriera solista nel 1995 dando alle stampe l'album "
Spirit Of The Wild"