Altri 10 dischi + 1 all'insegna del "non semo voleci solo a scopà"

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Pubblicato il:01/03/2024
E che ve devo dì? Se ripenso alla frase “Come diceva un vecchio saggio giapponese, non semo voleci solo a scopà”, durante i miei turni in torneria ciclicamente ripenso ad un po’ di dischi presenti nella mia discoteca, quindi perché non buttare nel calderone di Metal.it altri 10 dischi (più uno bonus) che ritengo meritevoli?
Ecco quindi un altro listone che mi dà la scusa per parlare di alcuni dischi e band, ovviamente le sonorità feroci saranno le protagoniste, ma non mancheranno puntate più melodiche, perché dopotutto non si vive di solo pane, growl e blast beat, o no?!
Bon, detto questo basta preamboli e buttiamoci a capofitto in queste proposte!
E ricordatevi che tra gli highlits di questo gennaio 2024 c’è un certo “No Solution, No Salvation” dei Methedrine, mentre a febbraio ci sta “Let The World Burn Down” dei The Devils che potrebbero starci benissimo qui in mezzo…


Mele Marce - “Vive Ancora” (2021, Anfibio Records)
E cominciamo questo articolo con una band Oi! di Reggio Emilia, genere che come il Power Metal e lo Stoner è sempre più schiavo di cliché opprimenti che lo imprigionano in confini stilistici spesso sempre molto ristretti.
“E perché ci parli di un disco Oi! visto quello che hai detto poc’anzi?”, semplice, perché l’album di ritorno delle Mele Marce (a distanza di ben vent’anni dal loro unico full) è un bel disco: “Vive Ancora” merita di essere incluso nel club delle reunion riuscite e non perché la band si inventa chissà che diaboliche novità stilistiche nel proprio sound e anzi, a dirla tutta sembra un disco fuori dal tempo.
Album refrattario al cambiamento che ha in parte invaso la galassia Punk, le canzoni nella loro semplicità sono tutte riuscite e nella maniera più ovvia, banale e scontata che ci sia dico che dal vivo sprigionano tutta la loro bontà. Grazie, Capitan Ovvio!
Il Punk stradaiolo delle Mele Marce si fa meno blasfemo rispetto a “XI Comandamento”, ma non rinuncia la sua forte critica alla società e alla politica estera delle grandi potenze, tocca il Rock ‘N Roll qua e là, declama a squarciagola slogan a mo’ di cori da stadio e con la morriconiana “Al Machete” si mette il sigillo a questi 23 minuti e spicci di musica. Andate a vederli dal vivo mi raccomando e spero che non debbano passare altri vent’anni per un ipotetico terzo album da parte delle Mele Marce!




Mörtaio - “Mörtaio” (2021, Annoying Records, The Fucking Clinica, Shove Records, ¡ZAS! Autoproduzioni, Radio Punk, Scheggia Records)
Scoperti di recente ad una serata di musica live organizzata dal collettivo Belluno Hardcore in una sala prove davanti ad un centro islamico in quella che è un’ex caserma dell’esercito italiano (!), i Mortaio tengono fede al loro nome e fanno un Punk Hardcore così feroce e istintivo che a volte si sfiorano le sonorità Crustcore.
Insomma, schiaffoni in faccia a non finire come avete potuto capire da queste poche righe: strutture ridotte all’osso, urla sguaiate di Marcella (che insieme al batteraio suona Sludge nei Gufonero), rasoiate di chitarra, ritmi assassini et voilà, il pogo è assicurato.
Sul loro bandcamp c’è una nota che recita: “Part of this Lp will be benefit to support our comrade and brother Juan, now locked up for struggles which has carried on and that often it saw us side by side”; una chiara testimonianza del fatto che per i quattro trentini, questa non è solo musica.
Sotto vi lascio il player del disco, ma attenti che è un attimo pogare contro le pareti di casa!
Cari Mortaio, a quando un nuovo lotto di canzoni?




The Secret - “Solve et Coagula” (2010, Southern Lord Records)
Ne parlai in merito per un live report sempre su queste pagine che glorificano il Metal, ma visto che non c’è la recensione nel nostro database, perché non spendere altre due parole per i The Secret?
Solve et Coagula” uscì in un periodo davvero florido per la band triestina: la presenza di un produttore di livello, il contratto discografico con una certa Southern Lord Records e una coraggiosa svolta stilistica.
Questa congiunzione astrale spalancò certe porte al gruppo, permettendogli di portare scompiglio e terrore nell’underground con un paio di monoliti Sludge smaccatamente Doomish inframmezzati da quest’unione bastarda tra Grindcore e Black Metal.
Dietro a quella iconica copertina si cela un lavoro che nel suo piccolo ha fatto scuola e che ha portato una sua personale interpretazione dell’estremismo musicale.
Non è un caso se il gruppo ricalcò la cifra stilistica con il riuscito “Agnus Dei” (2012), mentre l’ep di inediti uscito qualche anno dopo è decisamente più lento e Dark. I The Secret comunque nonostante i periodi di pausa più o meno lunghi ed un’attività live non molto intensa (ma con puntate prestigiose al Frantic Fest o al Venezia Hardcore), sono ancora vivi e chissà che non arrivino novità in futuro…




Whiskey Ritual - “Kings” (2022, Folter Records)
I parmensi Whiskey Ritual nel tempo sono diventati tra le più solide realtà dell’underground italiano, una band che non perde tempo a piangersi addosso ma che preferisce farsi un bel numero di concerti in giro per l’Europa.
Band dall’immagine provocatoria e ambigua, in un periodo di politicamente corretto sempre più forzato e a conti fatti ridicolo, di band così irriverenti e strafottenti ne abbiamo un disperato bisogno, perché il Rock fin dall’alba dei tempi è la musica di chi va contro alle puttanate imposte dai ben pensanti.
Gli iconici “In Goat We Trust” e “Black Metal Ultras” sono pieni di inni da stadio, mentre i tributi a Turbonegro e GG Allin mescolano ulteriormente le carte in tavola.
Alla fine della fiera comunque “Kings” è un disco celebrativo e citazionista fatto da chi può permettersi di fare certe cose: i cinque musicisti hanno sempre fatto questo mischiotto tra Black Metal, Rock ‘N Roll, Punk Rock e Hardcore, cosa fatta ad oltranza pure in quest’ultimo lavoro.
Ma al di là di ogni elucubrazione mentale, posso benissimo riassumere dicendo che i Whiskey Ritual fanno Rock ‘N Roll prendendo in prestito i suoni del Black Metal e per l’ennesima volta la cosa è riuscita dannatamente bene.
Poco da fare, questi Black Metal Ultras volenti o nolenti sono una garanzia.




The 80’s - “Volume II” (2012, Oi! Strike, Anfibio Records)
Nella galassia Metal per qualche strano motivo gli album di cover (e in generale le cover) non sono molto ben visti, al contrario di altri universi musicali come il Blues o il Jazz nei quali le reinterpretazioni sono all’ordine del giorno. Onestamente non so i motivi di questo astio e onestamente manco m’interessa, ma guardando alla mia collezione di dischi, spesso il secondo album dei The 80’s (gruppo che ho scoperto relativamente da poco) “mi chiama” per farsi ascoltare e io chi sono per dirgli di no?
Una cover band di Oi! che si definisce “Karaoke Oi!” e che dal vivo, con la complicità del pubblico è capace di fare dei concerti di grande intensità e fisicità.
Ma i The 80’s non sono quattro stronzi che rubano concerti ad altre band o quattro sbarbatelli che devono farsi le ossa, bensì sono dei musicisti da un certo numero di anni all’interno della scena Punk/Oi!/Hc capitolina che hanno messo su questo divertissement: vero che i classici qui presenti di nomi come Nabat, High Circle, Erode, Dioxina e chi più ne ha più ne metta, sono una confort zone sicura, ma proprio in virtù di questo toccare certe cose ormai sacre è sempre molto pericoloso.
Azzardo che ha pagato visto che i The 80’s riescono a tenere quel labile equilibrio nell’essere rispettosi del materiale originale, ma al tempo stesso metterci un pizzico di personalità propria.
Aiuta la tua scena con la forza dei tuoi anni, non è mai tardi per essere sé stessi […]”
Ps urge una ristampa del vostro primo lavoro, grazie.




Terror Firmer - “The Ultimate Nuclear Core Explosion!” (2022, Barbarie DIY Records/Despised the Sun Records)
I Terror Firmer sono in giro già da qualche annetto, ma solo nel 2022, tramite la Despide the Sun Records sono riusciti a pubblicare il loro album d’esordio “The Ultimate Nuclear Core Explosion!” dopo qualche split pubblicato nel corso degli anni in ambiti ultra underground. Cosa c’è da dire al riguardo di questo dischetto?
Beh, parliamo di Grindcore, di Grindcore vecchia scuola fatto e finito: blast beat a cascata e tupa tupa potentissimi per una “velocità smodata” (cit), riffing semplice, diretto e massiccio, tecnicismi e virtuosismi non pervenuti e, giusto per non farsi mancare nulla, growl feroce e scream tagliente.
Musica grezza, da vivere live che per forza di cose non è assolutamente adatta a tutti, ma lasciatemi dire che tutti gli anni di gavetta hanno fatto davvero molto bene ai Terror Firmer (che spesso girano in coppia con i goregrinders Golem of Gore giusto per aumentare la componente melodica dei loro concerti…), che con questo “The Ultimate Nuclear Core Explosion!” hanno debuttato nel migliore dei modi.
Quindi poche chiacchiere e fatevi investire da questa deflagrante bomba sonora e fatemi dire che da un disco Grind è davvero difficile chiedere di più, perché qui non c’è casino fatto a caso, ma canzoni e soprattutto, canzoni riuscite!




The Nutries - “Un Morto Tra i Morti” (2023, Autoprodotto)
Band con una carriera più che decennale da Vicenza (il loro album omonimo risale al 2013), con le Nutrie la domanda sorge spontanea: ma sono dei punx che fanno Metal o dei metallari che fanno Punk? Perché il confine tra questi due mondi è spesso molto labile su queste note, tanto da non capire dove finisce uno e inizia l’altro.
Ma a parte certe domande idiote, quello che conta veramente è che questo quartetto ha realmente qualcosa da dire, ha un’urgenza comunicativa palese e i motivi di tutta questa rabbia malamente repressa, beh, basta semplicemente mettere il naso fuori casa per vedere le mille cose che non funzionano in questo folle mondo.
Che tu stia in città o in provincia poco importa, perché “Un Morto Tra i Morti” parla proprio a chi non si è omologato in questa società falsa e frivola, a chi non si sente rappresentato dallo schifo che lo circonda, a chiunque questa società vuole farlo sentire sbagliato proprio in virtù di quanto detto poc’anzi.
Il Punk Hardcore delle Nutrie oltre ad essere “inthrashettato” a dovere a più riprese, ora ha anche raggiunto una certa maturità a livello musicale ed è sempre orgogliosamente dalla parte dei reietti.
Ah e Bari, il bassista, da un po’ di anni a questa parte organizza un festival MetalPunx in provincia di Vicenza, il “In Barx We Trust”, portando ulteriore gloria a questi rappresentanti dell’underground che ci piace, quello dove c’è fratellanza e collaborazione.




Mondocane - “Project One” (1990, Metalmaster/F.O.A.D. Records reissue 2013)
L’appassionato medio di Punk e Metal estremo non ringrazierà mai abbastanza la F.O.A.D. Records e soprattutto la scena Italiana e quella giapponese devono davvero molto a questa piccola etichetta discografica: parlando nello specifico della prima, le operazioni di recupero e ristampa fatte con Schizo, Necrodeath, Bulldozer, Indigesti, Nerorgasmo (e moltissimi altri) credo che parlino da sé. Ecco, tra i vari nomi ristampati e recuperati da questa etichetta c’è quello dei Mondocane, gruppo nato e morto in un brevissimo lasso di tempo che tanto gli bastò a fargli fare questo “Project One”.
I musicisti di quest’asse Catania-Genova devono davvero molto alle loro band d’origine, ma al tempo stesso c’è dell’altro: se i sound di Schizo e Necrodeath vanno a braccetto, l’elemento Punk/Hardcore è molto forte e fa da collante da queste due compagini, cosa questa rimarcata da una certa indole furiosa nel suonare e dalla cover “Fuck the U.S.L.”. Su queste note inoltre troviamo un’attitudine politicamente scorretta degna degli S.O.D. di “Speak English Or Die”.
Tra il 2009 e il 2010 sembrò che la band potesse tornare, ma purtroppo un “Project Two” a caso non vedrà mai la luce, lasciando quindi “Project One” solo soletto.
Un gran peccato, però non è mai troppo tardi per scoprire questa folle perla del Thrash Metal italiano.




Raw Power - “After Your Brain” (1986, Toxic Shock /2014, “Redux Edition” Foad Records/2022, Reborn Through Tapes Records reissue Tape/2022, Back on Black reissue LP)
Pubblicato in origine nel lontano 1986, il bellissimo “After Your Brain” è sempre stato messo in ombra dal suo illustre predecessore, l’iconico “Screams from the Gutter” che consacrò definitivamente la band di Poviglio e fece dilagare definitivamente l'Italian Fastcore negli States.
I Raw Power sono sempre stati una band a sé nel panorama del Punk Hardcore italiano: guardavano al Metal in tempi non sospetti, usavano l’inglese per i testi e, al contrario di grandissima parte della scena nostrana, non erano politicamente schierati. Tutte cose queste che se in patria li hanno dato più di qualche problema, con impegno e perseveranza hanno dato ai Raw Power parecchie gioie in giro per il mondo, specialmente in Nord America.
Su “After Your Brain” che dire? Tredici canzoni spalmate in ventotto minuti di musica nel quale il Fastcore si fa meno Fast, più muscolare e Thrashy, le canzoni sono più strutturate, presentano più assoli, cambi di tempo, oltre a delle idee singolari. Ed il bello è che tutto questo non intacca la genuinità e l’aggressività.
Il percorso poi continuerà nell’ottimo e ancora più Metal oriented “Mine To Kill” (’89), ma quella è un’altra storia…
In fondo, con album del genere è naturale pensare “Raw Power Will Never Die”!




Extrema - “Proud, Powerful' N' Alive (EP)” (1993, Contempo Records/2001,2007 including reissue “Tension at the Seams” with No Brain/Scarlet Records)
L’inizio degli anni ’90 per il Metal tricolore fu un periodo d’oro che per qualche tempo diede l’illusione che anche l’Italia potesse entrare a far parte dei grandi del Metal mondiale, poi la storia la sappiamo tutti e quello italiano è (e probabilmente rimarrà) un mercato ed una scena secondaria rispetto ad altre, ma con cose come “…Alive in Poland”, “Alkalahest”, “Heavy Demons” o “Tension At The Seams” sembrava effettivamente possibile quel grande passo. Certo, i colpi di coda successivi non mancarono (“Legendary Tales” ad esempio), ma rimasero felici eccezioni in quella che è una triste regola.
Gli Extrema, grazie anche a tutta una serie di fortuite circostanza, esplosero con quella bomba del loro esordio e sempre nello stesso anno uscì questo ep live.
Una cinquina di pezzi che mostrano come gli Extrema del tempo fossero una vera e propria macchina da guerra: live di un’energia dinamitarda, basso che tira poderose slappate Funky a destra e manca, riffing delle due chitarra ispiratissimo, cambi di ritmo fomentosi, ritornelli riusciti ed un GL mattatore indiscusso dietro al microfono.
Un perfetto prototipo di quello che doveva (e poteva) essere il Thrash Metal negli anni ‘90 se non fosse che spesso e volentieri le varie band abbandonarono il genere.
Infine, come classica ciliegina sulla torta ci sta una bella cover di “Too Drunk to Fuck”.
Poi la carriera della band di Tommy Massara avrà un continuo saliscendi tra alti e bassi in egual misura, ma quanto fatto in quel periodo è formalmente inattaccabile e l’ep “Proud, Powerful' N' Alive” lo ribadisce senza alcun tentennamento.




Muculords - “Lethal Laxative Power” (2000, Autoprodotto, 2011 End of Silence reissue)
Ah, quando si parla di Goregrind sicuramente le prime cose che vengono in mente sono l’indubbia raffinatezza sonora, i testi altamente aulici e la cascata di virtuosismi vari ed eventuali. E pensate che culo, pure l’Italia ha dato il suo bel contributo al genere e visto che la volta precedente parlai dell’ultimo album in studio dei Muculords, questo giro a mo’ di bonus metto l’esordio di questi prime movers da Rimini. Per molti ascoltatori probabilmente in questo disco, in questa band e in generale nel genere d’appartenenza è racchiuso tutto quello che c’è di sbagliato in musica, ma sapete che vi dico? Che tutta questa serie di cose sbagliate e insensate unite insieme hanno un loro senso.
La domanda da fare con questo “Lethal Laxative Power” non è “perché farlo?”, ma bensì “perché NON farlo?”.
Perché non mettiamo un Blues sconclusionato?
Perché non mettiamo dei giri di Valzer?
Perché non facciamo una “My Dick is Hit” dei Purulent Spermcanal?
Perché non usiamo in maniera molesta quel fastidiosissimo pitch shifter alla cazzo di cane?
Perché non possiamo fare solo canzoni sotto i due minuti?
A furia di farsi domande su domande è un attimo mettersi a cantare a squarciagola “Neeno-Neeno” per un numero non ben precisato di volte.
Oggi come ieri “Sick & Gore Romagna Grind-Core”: perché in tutta questa goliardia il riffing chitarristico regala soddisfazioni, perché i blast beat ti si stampano in testa, perché quel gorgoglio da cesso intasato chiamato growl qui ci sta come il cacio sui maccheroni e infine, ma non per importanza, perché anche a fare il putridume bisogna esserne capaci.
Tra i tanti Golem of Gore, Guineapig, Spermbloodshit e Ultimo Mondo Cannibale ringraziano sentitamente.




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Articolo a cura di Seba Dall

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