"Huldrafolk" (2002) - La poetica oscura degli Wyrd

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Pubblicato il:10/07/2024
Gli Wyrd sono un progetto nato dalla creatività di Narqath, figura di primo piano del panorama estremo finlandese, meglio conosciuto per essere il leader dei seminali Azaghal. Vengono fondati nel 1997, inizialmente con il nome di Hellkult e rimarranno a lungo una one man band.

Possiamo dire che gli Wyrd rappresentino il lato Folk/Pagan dai tratti melodici e progressive del Black Metal finlandese. Questo lo si può avvertire fin dal principio con “Heathen”, interamente composto e suonato da Narqath; primo full-length del progetto rilasciato nel 2001, tramite la Millenium Metal Music. Il quale si dipana su un’unica traccia di 51 minuti dove si alternano strutture Pagan/Folk mutuate dai Bathory di “Hammerheart” (1990) e “Twilight of the Gods” (1991), con contorni Dark Ambient richiamanti il conte di “Filosofem” (1996), ad altre più dure tipicamente black; per un album tanto difficile da assimilare quanto splendido e fonte di esempio per chi ama tale approccio alla musica estrema.

Con il secondo lavoro, invece, ed è quello su cui vorrei focalizzarmi in questo articolo, “Huldrafolk”, del 2002, rilasciato nuovamente tramite la Millenium Metal Music, Narqath scrive una delle pagine più incantevoli e poetiche del genere.
L'opera risulta nel complesso più assimilabile rispetto al disco di esordio, mostrando composizioni relativamente più semplici.
Qui il Black Metal si manifesta fortemente innervato dai capillari Death/Doom di gruppi come gli svedesi Katatonia, e gli inglesi My Dying Bride e Paradise Lost, ben amalgamato con le classiche grammatiche della fiamma nera più iconoclasta; a cui si sommano fortissime tinte Folk/Viking, con tanto di inserti acustici, che potrebbero rimandare ai Moonspell, Falkenbach o ai connazionali Moonsorrow, oltreché agli onnipresenti Bathory. Cromie Folk/Viking che si esprimono con chorus muscolari e liriche epiche dotate di una potenza espressiva da lasciare esterrefatti, pur senza mai allontanarsi integralmente dal sentiero del Black Metal.
Le liriche si tramutano in un distillato poetico, dove i fasci onirici della gelida luna, splendenti sopra la desolazione degli alberi secolari, ci restituiscono la potenza primigenia del radicamento alla propria terra, del legame inscindibile del sangue… Al di fuori di ogni forma di scadimento puerile a stadi regressivi di simbiosi incestuosa.
Il sole, la luna eburnea dai riflessi argentei; la pioggia che ora leviga, ora dilania e risana le vallate e i torrenti della nostra caduca esistenza. Esistenza caduca sperimentabile esclusivamente tramite lo spirito, in quanto unico conduttore della coscienza del proprio esistere. Della consapevolezza della potenza della porzione di natura da noi incarnata… Della stessa sostanza di chi è morto per noi e dei nostri posteri.
Spiritualità, l’unico baluardo che può ergerci al di sopra della mediocre dispersione dell’Io; frutto della codardia di fronte alla falce che sovente conduce l’uomo a rinnegare sé stesso svendendolo al primo demone. E il demone degli Wyrd è il cristianesimo, colonizzatore e distruttore interno, prima che esterno, del loro adorato mondo pagano.

Un capolavoro dove il Black Metal si trasmuta, da odio e disperazione, in poesia estrema. In spirito dionisiaco incarnato nella musica; conduttrice di una forza di espressione immediata, estaticamente incantata da sé stessa; similmente all’immediatezza misterica di quello che era lo spirito della nostra poesia orfica.
Capolavoro assoluto del genere. Coniugazione perfetta tra Black Metal, Pagan/Folk e ardore vichingo.
Poesia oscura sacrificata sull’altare del sublime.
Una lezione di estetica, prima ancora che di Black Metal.

“Ashes of Man and Oak and Pine” – “Ceneri di uomo, quercia e pino” – Narqath

La vita svanisce come i giorni
Le piogge autunnali spazzano le pianure
Una volta giunti alla fine del viaggio
Così brevi sembrano i nostri giorni
L’eterna freccia della vita
Indica una sola direzione
Non importa quanto ci provi
La ruota continua a girare

Fiamme di vita, fiamme di morte
Ceneri di uomo, quercia e pino
Mescolatevi e volate oltre il giorno
Ben oltre, a nord

Nelle acque glaciali
Dei laghi ghiacciati del nord
La fiamma della vita è tramontata
Nel profondo, sotto le onde
Lo skyline in fiamme diventa rosso
E le fiamme accarezzano le stelle
Come cadute dal cielo
Si specchiano sulla placida superficie dell’acqua

Segui il sole, segui la luna
Ceneri di uomo, quercia e pino
Mescolatevi e volate nella notte
Ben oltre, a nord

Mentre vivi lascia che il tuo spirito voli
E il tuo fuoco brucerà per sempre
Come quelli che strisciano
Potrebbero anche essersene andati



Articolo a cura di DiX88

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