Cristina Scabbia: "Il diavolo mi ha venduto l'anima. Storia di una Metal Queen tra cielo e inferno"

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Pubblicato il:28/01/2025
Ho sempre ammirato questa donna. Forse perché abbiamo la stessa età, lo stesso segno zodiacale, gli stessi capelli neri, la stessa passione. Abbiamo vissuto lo stesso tempo, conosciuto la musica metal quando ancora si doppiavano le cassette e abbiamo visto i profondi cambiamenti degli ultimi anni.
Ricordo bene Cristina Scabbia e i Lacuna Coil dei primi anni, quando le donne nel mondo metal e tra le pagine delle riviste metal si potevano contare sulle dita di una mano. Immagino non sia stato sempre facile farsi rispettare e farsi valere per le proprie capacità. Ma Cristina ha grinta, è determinata, ha una bella voce, un'ottima presenza scenica e soprattutto è sempre stata fedele a sé stessa, portando avanti una band nel corso degli anni dalla gavetta al successo mondiale. Da oltre 30 anni, non è cosa da poco.

Non ho esitato ad acquistare il libro recentemente pubblicato per la Sperling & Kupfer di Cristina Scabbia, copertina di notevole impatto, titolo accattivante: "Il diavolo mi ha venduto l'anima: storia di una metal queen tra cielo e inferno".
Pensavo effettivamente ad una biografia ricca di aneddoti di chi nel mondo metal ci ha passato gran parte della sua vita, da un punto di vista strettamente femminile. Ed ero particolarmente incuriosita. Ma non è esattamente così, e questo viene dichiarato già dalla quarta di copertina:

"Questa non è una biografia. È il nostro viaggio alla scoperta del potere che custodiamo dentro, una voce a cui troppe volte non sapiamo dare ascolto."

La prefazione del libro è a cura di Barbascura X, divulgatore scientifico ben noto sia come autore che come youtuber con quasi un milione di iscritti al suo canale. Ed il testo è arricchito da una serie di illustrazioni, minimaliste ma carine, ad opera della stessa Cristina.

Insomma le premesse e le intenzioni erano buone ma personalmente non posso nascondere una certa delusione una volta iniziata la lettura.

Il libro è scritto in modo molto colloquiale, quasi un discorso diretto rivolto al lettore, con numerosi ed inestetici inglesismi tra le righe. Il racconto non segue una linea temporale ordinata, come detto non è una biografia, ma anche all'interno dello stesso capitolo si passa da un tempo all'altro e da una situazione all'altra. Questa va detto è una tendenza che ho riscontrato anche in altre narrative contemporanee, ad assecondare un po' la nostra ridotta capacità di attenzione, quasi ad aver paura che il lettore si annoi se si rimane troppo tempo sullo stesso argomento, sullo stesso tempo e stesso luogo.

"Se questa fosse una canonica biografia, ora dovrei raccontarvi degli anni successivi alle prime esperienze con Vannelli. I miei inizi come cantante, insomma. Invece no. Qui si salta. Si salta dal passato al presente e ritorno, vi tocca farci l'abitudine. Grande Giove!"

E infatti il racconto si snoda toccando vari momenti e varie situazioni, dalla Cristina adolescente cresciuta a Quarto Oggiaro, nella periferia nord-ovest milanese, all'ultimo videoclip girato in Svezia, dalla lista delle cose da mettere in valigia per viaggiare sereni, (consigli di viaggio), ai sogni, la pandemia, i tour, l'esperienza in tv, la passione per il gaming, i successi, la famiglia.

"Sono andata in cerca dei miei luoghi, delle mie passioni, di speranze e ambizioni, cadute e successi. Dagli anni Ottanta, pian piano mi sono spostata verso questo intricato presente, guardandomi attorno, accorgendomi forse per la prima volta di quali e quante biforcazioni la vita ci offra di continuo, e come sia imprevedibile il corso degli eventi. Di come basti imboccare il sentiero sbagliato, di fronte a un bivio, per restare fregati e non poter più tornare indietro."

Solo che ho trovato il tutto raccontato con un tono troppo paternalistico. Cristina ci racconta le sue esperienze e ci vuol trasmettere insegnamenti da mettere in uno zainetto di cose utili per la vita ma ecco, personalmente, alla mia età lo zainetto me lo sono costruita da sola con tutto il bagaglio di vita che ovviamente a 50 anni ci si porta dietro.
Dalla metal queen mi sarei aspettata il racconto molto più dettagliato di un mondo che io ho vissuto solo da spettatrice. Non mancano certo i momenti vissuti nella band, ma i Lacuna Coil sono sulle scene ormai da 30 anni, hanno suonato praticamente ovunque in innumerevoli tournée mondiali, a stretto contatto con band, fan, culture e luoghi diversissimi.

A mio parere sarebbero stati proprio questi i momenti più interessanti del libro, in una inedita ed affascinante visione femminile. Come già detto non mancano gli aneddoti relativi alla band, come la scelta del nome, o le difficoltà dei primi live con il chitarrista Raffaele ancora impegnato con il servizio civile.

"Ho di fronte agli occhi l'immagine di un gigantesco tavolo da riunioni pieno di dizionari, libri di storia, di cucina, romanzi fantasy... In mancanza di internet, toccava fare ricerche «cartacee». Il nome utilizzato per il demo, infatti, ovvero Ethereal, non ci convinceva più. Poco prima di firmare il contratto avevamo deciso di cambiarlo, di trovarne uno meno immediato e più particolare. E che conservasse qualcosa di italiano."

E non mancano momenti sicuramente molto toccanti, come la parte dedicata alla famiglia, agli affetti, la malattia e la perdita dei genitori, qualcosa che personalmente risuona sin troppo familiare.

Ma alla fine mi aspettavo qualcosa di più, anche se la lettura procede scorrevole e non ci sono parti noiose. Forse proprio perché, anche se Cristina vuol dimostrarci che non è solo la cantante dei Lacuna Coil ma una donna con tante passioni e interessi, tutte le storie, i racconti, gli aneddoti, la vita che ci trasmette hanno sempre come sottofondo quella colonna sonora e quel mondo cui noi sentiamo di appartenere.

E in conclusione:

"E se tra queste pagine riuscirò a trasmettervi qualcosa, a passarvi un po' di semplici consigli da mettere nello zaino per affrontare meglio la vita, sarò orgogliosa di essere partita da questo punto fermo."

"Pensami un po' come la zia Cri che da lontano ti invita a crederci sempre e a non mollare mai."

Ma no, io non vedo Cristina come la zia che ti dà buoni consigli. Per me Cristina è la rocker, la donna che in mezzo ad un mondo prevalentemente maschile si è fatta strada per il talento e per la passione, che ha guadagnato il rispetto di tutti, che ha messo sempre grande enorme passione in quello che ha fatto, e che no... non è la zia, è la queen. E così voglio continuare a pensarla. Per cui io personalmente il libro lo accantono. Ma continua la mia ammirazione per lei. Per ciò che sa fare di meglio cioè cantare e divertirsi.




Articolo a cura di Burned_byFrost

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