(19 novembre 2007) Sonata Arctica + Epica + Ride The Sky - 19/11/2007 (Alcatraz, Milano)

Info

Provincia:MI
Costo:22 euro + d.p.
A due anni di distanza dalla loro ultima apparizione in veste di headliner, i Sonata Arctica tornano nel nostro paese. Da allora è uscito un nuovo disco, “Unia”, che ha rimescolato nuovamente le carte in tavola all’interno di una formazione che non ci ha mai abituato alla prevedibilità.
Avevo valutato il nuovo disco come un buon esperimento non del tutto riuscito, ma ora, a distanza di parecchi mesi, devo ricredermi: il quinto lavoro in studio dei finlandesi è un capolavoro sfiorato, ed è davvero da lodare il coraggio e l’intelligenza con cui i cinque si dedicano a comporre canzoni che riescano sempre a portare più in là il discorso musicale da loro intrapreso.

Ride the Sky
Questa sera sono della partita anche i Ride the Sky di Uli Kusch, e la curiosità di vedere all’opera la band che avrebbe spaccato l’unità in seno ai Masterplan era francamente tanta. Spiace dunque constatare come tutte le aspettative siano andate deluse: al di là dei suoni letteralmente terrificanti, la proposta del gruppo è francamente da rivedere. Nell’arco della mezz’ora a loro disposizione i cinque sciorinano una manciata di brani dal loro debut “New protection”, dimostrando di non essere perfettamente in palla, e soprattutto con un Bjorn Jansonn decisamente lontano dallo stato di forma. Persino Uli Kusch, presentato con tutti gli onori a metà show, non appare affatto il mostro che tutti conoscevamo. Sorvoliamo poi sui brani, mere brutte copie dell’heavy power più roccioso e quadrato. Avranno anche tutta la passione e l’entusiasmo del mondo, ma vedere un musicista in gamba come mr. Kusch ridotto in questa maniera fa un po’ male al cuore, inutile negarlo.
(Luca Franceschini)

Epica
Sin dal fortunato debutto discografico del 2003 (l'eccellente “The Phantomy Agony”), gli Epica hanno avuto la possibilità di suonare molte volte dal vivo in Italia: prima come spalla di Timo Kotipelto, quindi come opening act dei Kamelot, infine in veste di headliner quasi due anni fa al Transilvania Live.
Il gruppo di Mark Jansen non si è lasciato scappare l'occasione di accompagnare i Sonata Arctica nel consueto tour autunnale, e a giudicare dall'incredibile quantità di persone accorse questa sera all'Alcatraz di Milano, la scelta si è rivelata azzeccata: in nessuno dei precedenti tour gli Epica avevano avuto la possibilità di esibirsi di fronte ad una platea di queste dimensioni.
Purtroppo il gruppo olandese non ha confermato le ottime impressioni destate in passato dal vivo, rendendosi protagonista di una performance non esente da pecche. L'inizio dello show è dedicato al nuovo album “The Divine Conspiracy”, col brano di apertura “Obsessive Devotion”. Un sound un po' confuso penalizza la prestazione degli Epica, anche a causa delle numerose registrazioni di cori e orchestrazioni che la band utilizza abitualmente dal vivo. La bella Simone Simons alterna ottime interpretazioni (è il caso dei brani più recenti) a passaggi più approssimativi (in particolare sui pezzi più vecchi), e così non è possibile godersi appieno “Sensorium” e “Cry for the Moon”, due delle canzoni più incisive dell'album di esordio degli Epica. Davvero positiva invece la prestazione di Jansen, tanto efficace nel growl quanto nelle parti di chitarra, così come quella del session drummer Koen Herfst, potente e preciso.
La prestazione della cantante olandese migliora con le successive “Sancta Terra” e “Fools of Damnation”, ed in particolare in quest'ultima Simone riesce finalmente ad esprimere tutto il suo talento, trovandosi perfettamente a proprio agio sulle altissime linee vocali del ritornello.
Viene quindi il turno di una versione un po' particolare di “Quietus”, in cui è Jansen a cantare le strofe della canzone. Il risultato finale è francamente bruttino e rivedibile. Decisamente migliore il brano che conclude il concerto degli Epica, la lunga a maestosa “Consign to Oblivion”, title-track della seconda fatica del quintetto olandese.
Dopo poco più di cinquanta minuti l'esibizione degli Epica termina, e a giudicare dalle espressioni dei presenti, nessuno è rimasto deluso dallo show. Purtroppo la scelta di una setlist tanto particolare, priva dei pezzi migliori degli ultimi due dischi, mi ha deluso non poco. Peccato, sarà per la prossima volta...

Setlist
  1. Obsessive Devotion
  2. Sensorium
  3. Cry for the Moon
  4. Sancta Terra
  5. Fools of Damnation
  6. Quietus (w growls)
  7. Consign to Oblivion


(Marco Pessione)

Sonata Arctica
Fa piacere vedere l’Alcatraz così stracolmo di gente questa sera. Non solo perché da un po’ di tempo a questa parte sembra proprio che i metal kids non abbiano più interesse o disponibilità economiche per seguire concerti, ma anche perché dopo un disco controverso e criticato come “Unia”, poteva anche darsi che per Tony Kakko e soci fosse giunta l’ora del ridimensionamento.
Per fortuna non è così, e quando parte l’intro dei finlandesi, il quasi sold out si vede a colpo d’occhio. E’ un pubblico impazzito, composto in gran parte da ragazzine urlanti (sarà stata la presenza degli Epica?), quello che accoglie l’ingresso on stage dei cinque. Come prevedibile, tocca a “In black and white” aprire le danze, e da subito appare chiaro che la band è in gran forma. Tony Kakko è vestito in maniera imbarazzante come al solito (da questo punto di vista lo supera solo quell’altro matto di Tobias Sammet!), ma conferma una volta di più di essere un grande frontman, e questa sera appare anche in buona forma vocale. Gli occhi dei presenti (e soprattutto di noi giornalisti!) sono però puntati su Elias Viljanen, il nuovo chitarrista che ha da pochissimo sostituito Jani Liimatainen, cacciato per ragioni misteriose nel corso dell’estate. Bisogna dire che il ragazzo non sfigura, tutt’altro! Dotato tecnicamente, preciso e pulito nei suoni, ha offerto una prestazione memorabile, non solo non facendo rimpiangere per nulla il suo predecessore, ma contribuendo a rendere l’esecuzione dei pezzi più precisa e meno confusionaria del solito. Un grande acquisto, dunque!
La setlist di questo tour è scontata ma di grande effetto: dopo il singolo “Paid in full” arriva l’accoppiata “Victoria’s secrets” e “Broken”, dopodichè è la volta di una velocissima “8th commandment”, salutata in maniera più che entusiastica da un pubblico che col passare dei minuti si scalda sempre di più. Persino Tony si inchina platealmente davanti ai fan, quando questi si mettono a cantarne il ritornello a squarciagola!
“Tallullah” è invece una inattesa e piacevolissima sorpresa, e vede un Tony Kakko sugli scudi, per un’esecuzione decisamente intensa ed emozionante. Non poteva mancare “Full moon”, e qui il delirio dell’Alcatraz diventa davvero collettivo, tra cori e salti l’atmosfera si fa sempre più incandescente: personalmente, ho perso due litri di sudore solo durante questo pezzo!
Il nuovo album è rappresentato da altri due splendidi episodi come “Caleb” e “It wont’ fade”, ma risulta evidente come ancora la band non sia del tutto rodata nell’eseguirli: l’impressione è che, se in studio possono permettersi di fare ciò che vogliono, dal vivo diano ancora il meglio quando schiacciano il piede sull’acceleratore. Comprensibile dunque che, complice anche la non immediatezza dei brani, la tensione cali leggermente, nonostante i presenti ci diano dentro lo stesso in tema di partecipazione. In effetti, quando con “Black sheep” e “San Sebastian” si ritorna su terreni più famigliari, l’atmosfera dello show cambia radicalmente, il pubblico impazzisce e i duetti tra il nuovo guitar player e l’estroso Henrik Klingenberg risultano davvero da incorniciare.
Poco prima dei bis ecco arrivare il brano che non ti aspetti: si tratta di “Gravenimage”, eseguita nella sua interezza, che ha rappresentato per il sottoscritto uno dei momenti più emozionanti del concerto, nonostante la netta impressione che non tutti siano riusciti a recepirla.
Dopo la breve pausa, ecco Tony rientrare da solo, per un’esilarante scenetta nella quale divide il pubblico in tre parti, assegna a ciascuna un pezzo diverso di un immaginario drum kit, dopodichè si mette a mimare un divertente assolo, che sfocia in una rumorosa versione di “We will rock you”. Ha portato via il tempo ad un eventuale brano in più, ma è comunque da incorniciare, e dimostra ancora una volta le qualità del leader dei Sonata come intrattenitore.
Si ritorna alla musica: “My land” è un’altra spettacolare bordata di energia, “Don’t say a word” è bella ma forse fuori posto in questo tour, mentre “The cage” è sempre il fantastico inno da cantare a squarciagola, ideale per mettere fine ad uno show davvero grandioso. Non prima della solita, folle versione di “Vodka song”, che ci fa accorgere di quanto le nostre gole si siano seccate nel frattempo…
Il sipario cala dopo circa novanta minuti (sempre troppo poco, ma ormai si sa che è così!), con la conferma di una band davvero in stato di grazia, che col cambio di line up pare davvero aver acquistato una marcia in più. Gli abbracci mimati che Tony regala al pubblico prima di congedarsi sono del resto più che meritati, perché davvero i fans italiani questa sera hanno dato il massimo, pur con qualche reazione isterica di troppo da parte della ragazzina di turno (che volete, con l’età la pazienza svanisce!).
Ad ogni modo il solito dubbio rimane: i brani di “Ecliptica” e “Silence” sono stati ancora una volta quelli che hanno suscitato gli entusiasmi maggiori, e all’uscita ho sentito più d’uno lamentarsi della mancata esecuzione di “Replica” (suvvia, l’hanno fatta nel tour precedente, mica si può avere tutto!). A che cosa dobbiamo dunque questo successo di pubblico pagante? Effettivo interesse nei confronti della carriera di un gruppo geniale, o il semplice desiderio di celebrarne il periodo power speed?
Data l’ora tarda, rinuncio a rispondere, se avete idee fatemelo sapere…

Setlist
  1. Intro
  2. In black and white
  3. Paid in full
  4. Victoria’s secret
  5. Broken
  6. 8th Commandment
  7. Tallulah
  8. Fullmoon
  9. Caleb
  10. Black sheep
  11. It won’t fade
  12. Gravenimage
  13. San Sebastian
  14. My land
  15. Don’t say a word
  16. The cage/Vodka song


(Luca Franceschini)
Report a cura di Marco 'Lendar' Pessione

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 27 feb 2008 alle 09:32

Ero presente e, per me, i Sonata Arctica hanno dato vita ad un bellissimo concerto... Così come gli Epica e i Ride The Sky...