Un’autentica macchina da guerra.
Questo è ciò che sono stati i
Korn in una tiepida e umida serata nell’
hinterland torinese, impegnati sul palco in un’area che una volta, ma guarda un po’, ospitava le strutture di un ospedale psichiatrico. Assistere ad un loro concerto è
quasi come immergersi in una sorta di seduta
psicanalitica, che ti coinvolge e in qualche modo cambia le tue prospettive, anche oggi che la formazione californiana non è più il
blockbuster discografico e l’oggetto di culto mediatico di qualche tempo fa.
La loro instabile miscela di furia
metallica, ritmiche ossessive di marca
hip-hop e stralunati equilibrismi melodici che non disdegnano sfumature
dark-wave, è ancora intatta in tutta la sua forza espressiva, un mezzo straordinario con cui la band ti catapulta in questo
gorgo popolato di schizofrenia, disagio, tensione e catarsi, in cui l’esorcizzazione dei demoni personali di Jonathan Davis e dei suoi (nuovi e vecchi)
pards diventa inevitabilmente pure una cosa
tua, anche se, per fortuna la tua vita è stata tutto sommato serena, e la
distorsioni della provincia americana che hanno partorito questa straordinaria creatura sembrano (apparentemente) piuttosto lontane.
Certo, oggi i Korn possono essere sicuramente considerati come una fortunata e agiata categoria di “freaks”, ma il loro rancore per il mondo non appare per nulla meno prepotente e sincero di quando, agli esordi, cercavano disperatamente di trovare nella musica una terapeutica via di fuga a tanta negatività con quella formula stilistica convenzionalmente conosciuta come
nu-metal, diventando una delle icone fondamentali del genere, effettivamente uno dei pochi realmente innovativi ad emergere negli ultimi anni di questo
splendido universo spesso così
conservatore.
Tornando “a bomba” al concerto di stasera, basta veramente poco a dimenticare immediatamente le ultime controverse prove del gruppo … “Blind”, “Here to stay” e “Freak on a leash”, t’investono con la loro deflagrante carica possente eppure così
subliminalmente e
sinistramente suadente è l’impatto è analogo anche quando è la più recente “Pop a pill” a sopraffare con il suo travolgente
groove.
Davis (con l’immancabile kilt) è fenomenale, si concede solo una brevissima pausa durante la liquida e Floyd-
iana jam strumentale e nel breve
drum-solo di un devastante e tentacolare Luzier, e si erge ad assoluto dominatore del palco, con quei movimenti sincopati, quella laringe capace d’interpretare almeno tre diversi personaggi vocali (il
contemplativo, il
serial killer, il
rapper isterico, …) e quel carisma implacabile che catalizza lo sguardo fin dal primo minuto. Il tutto senza concedersi particolari colloqui (limitati davvero allo
stretto indispensabile … qualche ringraziamento e talune sporadiche esortazioni alla partecipazione … “
Turin, I want to see your mf'er’s hands in the air …”) o ammiccamenti nei confronti del pubblico, che non ha bisogno di essere stimolato per dimostrare il suo spontaneo coinvolgimento (piccola nota a margine a proposito dell’
audience … piuttosto numerosa, affezionata e caratterizzata da una notevole rappresentanza femminile “
dressed to kill” … segno che
‘sta roba ha ancora il suo fascino …).
Il resto del gruppo
segue il leader con energia e concentrazione e tutti insieme appaiono semplicemente irresistibili quando si dedicano a lunghi e vorticosi
medley (che coinvolgono anche “One” dei Metallica e “We will rock you” dei Queen …), in un clima di completo
straniamento emotivo, capace di compromettere l’intera sfera sensoriale (facendo dimenticare, così, le zanzare che stanno allegramente banchettando sulle mie caviglie!).
Menzioni necessarie ancora per “Shoots and ladders” (introdotta da Jonathan impegnato, come da copione, alla cornamusa), “Got the life”, “Falling away from me”, episodi densi di disagio esistenziale e di imperiosi stupri melodici, ma in realtà è lo show nella sua interezza a dimostrare quanta spinta propulsiva e morboso livore abbiano ancora in corpo i Korn e come siano capaci di comunicarteli tramite una forma d’urgenza assolutamente priva di filtri … proprio come si compete ad una delle formazioni più influenti e geniali dell’ultimo ventennio.
Con una squassante versione di “Y'all want a single” e con la distribuzione di plettri, bacchette e “pelli” della batteria (potere dell’
endorsement!), si conclude un’appagante esibizione, che, mi stavo quasi dimenticando, era stata aperta dagli
StillWell … il loro
crossover hard-rock/hip-hop (un misto tra Corrosion Of Conformity e Body Count, passando per i Sevendust … tra i pezzi più efficaci, “On & poppin’” e la
celebrativa – ascoltare il testo - “Street metal”), nonostante la prestigiosa
line-up (oltre allo stesso Fieldy, troviamo Wuv dei POD), è davvero troppo poco per lasciare ricordi indelebili.
Korn setlist:
1. Blind
2. Here to Stay
3. Pop a Pill
4. Freak on a Leash
5. Shoots and Ladders / One
6. 4 U
7. Got the Life
8. Alone I Break
9. Oildale (Leave Me Alone)
10. Right Now
11. Ball Tongue / Lodi Dodi / It Takes Two
12. Somebody Someone (+ drum solo)
13. It's On!
14. Get Up
Encore:
15. Falling Away From Me
16. Coming Undone / We Will Rock You / Twisted Transistor / Make Me Bad / Thoughtless / Did My Time / Clown
17. Y'All Want a Single
Report a cura di Marco Aimasso
Foto a cura di Sergio Rapetti