(18 gennaio 2012) The Answer @ Hiroshima Mon Amour –Torino 18/01/2012

Info

Provincia:TO
Costo:13
Se volete vedere come eravamo noi Zeppelin negli anni’70 ascoltatevi The Answer”.

Le parole di Page appaiono davvero impegnative e generose, e anche se il tutto suona forse un po’ come il frutto di una classica iperbole pubblicitaria (tra l’altro è difficile fare un paragone efficace tra periodi storico-musicali così diversi …), personalmente non sono in grado di confermare o smentire tale affermazione e quindi non mi resta che confidare nella “memoria” del mitico Jimmy.
Quello che, invece, posso affermare per testimonianza “diretta” è che i pochissimi dubbi (espressi nella recensione dell’ultimo lavoro della band, che volendo potete recuperare qui) sulla “tenuta” live del nuovo repertorio si dissolvono con facilità (a differenza della glaciale nebbia torinese!) non appena i nordirlandesi salgono sul palco dell’Hiroshima Mon Amour, locale fondamentale per la scena della capitale sabauda e che ha rappresentato (soprattutto nella sua storica sede di Via Belfiore, che, per esempio, è stata assai importante nella “formazione musicale” del sottoscritto … lo so che non ci dormivate la notte senza tale informazione …) e rappresenta un autentico punto di riferimento per i “bogia nen” del rock.
Il “nuovo” spazio di Via Bossoli ci accoglie (al seguito ci sono i gloriosi “graduati” di metal.it Stonerman ed Ermo, fotografo della situazione, munito di “ear-caps” presumibilmente, nonché il “civile” Zaga, ipercritico specialista del Dirigibile … il suo commento finale sarà “non male” … una grande vittoria, visti i suoi rigidi standard di giudizio …) quando non sono ancora moltissimi gli “affamati” di classic hard-blues presenti, ma fortunatamente la situazione migliorerà con l’avvicinarsi dell’inizio dell’esibizione, sconfessando (senza esagerare, …) la proverbiale “immobilità” del popolo torinese.
Tornando a “bomba” alle famose perplessità poc’anzi accennate, è sufficiente il riff arrembante di “New Day Rising” per confermare la fama di brillante live band dei The Answer, quella già verificata, tra gli altri, dai fans di AC/DC e Whitesnake.
E’ ovvio che non bisogna aspettarsi soluzioni scenografiche particolarmente elaborate: in questo caso basta un palco sobrio ed un semplice fondale a costruire il contorno, mentre è la musica (egregia la resa sonora, tra l’altro) ad appagare pure gli “occhi”, una roba basata su una sezione ritmica solida e precisa, una chitarra vibrante e appassionata e, sopra di tutto, sulla voce stentorea e pastosa di Cormac Neeson, un front-man impeccabile per attitudine “specialistica” (anche se ammette la “superiorità” del pubblico, chiamato a sfidarlo nello incipit di “Vida” ...) per dinamismo e per simpatia, con quella faccia che ti fa venire istintivamente voglia di dargli una pacca sulle spalle e offrirgli una birra (che mi sa tanto accetterebbe senza problemi …).
Tutto è “familiare” … movenze, note, incitamenti, dialoghi (con copioso ricorso al più classico dei “are you ready to rock?”), eppure sono l’energia e la forza espressiva d’interpretazioni davvero brillanti a fare la differenza, insieme alla naturalezza di una band che sembra “nata” per questi suoni e per queste forme di schietta esposizione artistica.
Difficile, quindi (come nei loro dischi del resto), selezionare i momenti più emozionanti della serata … si potrebbe parlare delle canicolari “Under the Sky” e “Faith Gone Down” (ah, quell’armonica …), degli afrori seducenti di “Trouble”, dell’esuberanza (dalla struttura vagamente Hush-iana) di “Vida (I Want You)” o ancora delle scosse elettriche di “Tornado”, di “One More Revival”, di “Too Far Gone” e della versione dilatata di “Waste Your Tears”, per finire con menzionare la toccante trascrizione di “Nowhere Freeway”, trasformata per l’occasione in una sorta di ballata dalla notevole penetrazione emotiva, e tuttavia non saprei veramente quale scegliere, rendendomi all'istante conto di quanto sia completamente superfluo sforzarsi in un’operazione tanto sterile.
Certo che, forse, il gospel southern hard-rock “Preachin'” (con Neeson che prima si siede sul bordo del palco e poi scende in platea e invita gli astanti ad “accovacciarsi” e con un Mahon funanbolo della slide guitar) ha qualcosina in più del resto della performance, ma non voglio smentire quanto appena affermato, ponendo l’accento, invece, sul grandissimo potere di suggestione di questa musica, che quando proposta con il giusto “spirito” diventa una sorta di “esperanto” (non a caso quando il buon Cormac denuncia qualche problema d’incomunicabilità linguistica, durante la presentazione di “Tornado”, qualcuno dal pubblico gli ricorda che non ci sono difficoltà di comprensione poiché “we speak the language of r’ n’ r’!”) capace di andare oltre le “citazioni”, la “prevedibilità”, la “nostalgia” e le eventuali imputazioni di “scarsa personalità”.
Dopo l’affettuoso congedo “Torino ti amo!”, si esce dall’HMA alquanto soddisfatti, pensando, come sempre in questi casi, che se ne “voleva ancora” o rimuginando sui brani che si sarebbe desiderato ascoltare … ma la riflessione probabilmente più importante è che non vedo l’ora di affrontare un altro revival, almeno se dietro al termine (spesso usato nella sua accezione negativa) c’è un gruppo come i The Answer … sensibilità, competenza, vocazione e “fuoco interiore” ai massimi livelli.

Setlist:
1. New Day Rising
2. Come Follow Me
3. Under the Sky
4. Vida (I Want You)
5. Faith Gone Down
6. Tonight
7. Trouble
8. Nowhere Freeway
9. Preachin'
10. Tornado
11. Guitar solo
12. Too Far Gone
13. One More Revival
Encore:
14. Waste Your Tears
Report a cura di Marco Aimasso

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