Ragazzi, che show! Quindici anni buoni passati a vedere concerti, ed imbattersi ancora in una serata che mi ha lasciato completamente annichilito! Questo l’effetto che mi hanno fatto gli House of Lords di James Christian l’altra sera al Black Horse. Un locale accogliente e di tutto rispetto, che vanta una lunga tradizione di concerti hard rock, anche se indubbiamente per un gruppo di tale caratura si desidererebbe una venue un po’ più capiente. Poco male, perché l’importante è che per la seconda volta di fila la leggendaria band che fu di Greg Giuffria decida di fare tappa nel nostro paese, questa volta addirittura per cinque date! Quella di questa sera è la seconda, dopo l’esordio a Roma, e fa immensamente piacere constatare come l’affluenza di pubblico sia assolutamente buona; certo, proporzionata alla diffusione di questo genere in Italia, ma comunque appassionata e competente; insomma, il meglio che gli House of Lords potessero aspettarsi!
Si parte verso le 22 con i nostrani Midnight Sun, gruppo che aveva accompagnato la band anche nello scorso tour europeo, e che il sottoscritto non aveva mai avuto occasione di ascoltare su cd. Il loro è un hard rock fortemente d’impatto, caratterizzato da suoni di chitarra abbastanza robusti, nonché da linee melodiche che ogni tanto ammiccano a tendenze più moderne, pur senza snaturare quella che è la proposta di base. Suonano circa mezz’ora e offrono sicuramente una buona prova, la cui ciliegina sulla torta è costituita da un’ottima versione di “Stormbringer”. Bravi, ma devo ammettere che i loro pezzi non hanno fatto scoccare la scintilla che speravo: li sentirò comunque su disco per ragioni di completezza.
Ed ecco che, poco prima delle 23, tocca ai beniamini della serata: “Ladies and gentlemen… House of Lords!” Il trittico iniziale è quello classico, immortalato anche nel “Live in the U.K.”: “Sahara”, “Chains of love”, “Love don’t lie”, e si potrebbe già andare a casa. La classe infinita sprigionata dai quattro musicisti ha assolutamente dell’incredibile, i suoni sono ottimi (solo la voce è un po’ dentro gli strumenti, migliorerà notevolmente nel corso dello show, su richiesta dello stesso singer) e non si può fare a meno di notare come questa nuova line up non abbia assolutamente nulla da invidiare a quella storica dei primi tre dischi. Il chitarrista Jimi Bell (agghindato come il fratello minore di Toni Iommi) è semplicemente eccezionale, per la potenza del suo riffing, ma soprattutto per la bellezza dei suoi soli, eseguiti con una precisione e una pulizia invidiabili. Stessa cosa si può dire per la sezione ritmica, in cui è da segnalare la prova maiuscola del batterista B.J Zampa. Mentre per quanto riguarda James Christian… beh, non ci sono parole. Quello che è ormai il mastermind indiscusso dei nuovi House of Lords ha offerto una prestazione vocale al di là dell’umano, assolutamente strepitosa, sia nell’esecuzione che nell’interpretazione. Un autentico mostro, non c’è altro da aggiungere. Da questo punto di vista, tutta la band non è stata da meno: devo confessare che la cosa che mi ha impressionato di più è stato proprio vedere con quale sfacciata naturalezza i quattro si cimentassero in cori perfetti, talmente intonati e armonizzati da far pensare che si trattasse di basi preregistrate! E se non ho visto male, nessuno aveva spie in cuffia! Gente di un altro pianeta, non c’è che dire…
Da brividi anche la setlist, che privilegia comprensibilmente i brani degli ultimi due dischi: del nuovo, strepitoso, “Come to my kingdom”, colpiscono soprattutto la title track, la ruffiana “One foot in the dark”, col suo ritornello trascinante, e la ballatona “Another day from heaven”, che ha mostrato tanto per cambiare un James Christian sugli scudi. Non poteva mancare, tra gli episodi più recenti, quella “These are the times” che due anni fa ha marchiato a fuoco il ritorno in pompa magna della band, ma da “World upside down” sono da incorniciare anche le versioni di “Rock bottom” e “I’m free”, indubbiamente tra i momenti più energici della serata. Anche i fan più anziani hanno trovato pane per i loro denti: fedeli al loro glorioso passato, gli House of Lords sciorinano perle assolute quali “Talkin’ ‘bout love” (purtroppo unico estratto da “Demons down”), “I wanna be loved” (presentata da James come il brano che ha dato loro la notorietà su Mtv) e una magistrale “Can’t find my way home”, che ha visto il singer accompagnare con la chitarra acustica una esecuzione letteralmente da lacrime agli occhi.
Nel finale, tutti in piedi per due infuocate versioni dei megaclassici “Pleasure palace” e “Slip of the tongue”, quest’ultima preceduta da un grande solo di Jimi Bell. Un unico bis concesso al pubblico entusiasta e assolutamente non sazio: “S.O.S.”, che un po’ a sorpresa (almeno per il sottoscritto) chiude uno show praticamente perfetto.
Gli House of Lords di questa sera hanno dato una sonora lezione a tutti quanti. Per quanto mi riguarda, fino ad ora è il concerto dell’anno, e non esagero.
Setlist:Sahara
Chains of love
Love don’t lie
Come to my kingdom
Rock bottom
One foot in the dark
I don’t wanna wait all night
Talkin’ ‘bout love
These are the times
Another day from heaven
I’m free
In a perfect world
I wanna be loved
Can’t find my way home
All the way to heaven
Pleasure palace
Slip of the tongue
S.O.S.