Metteteci i lavori per l’Expo, fermi in decine di cantieri in attesa di un disastro annunciato sempre più vicino. Aggiungeteci la pioggia battente della mattinata (una “bomba d’acqua” come piace tanto dire ai giornali nell’ultimo periodo) che ha allagato buona parte dei ponti che collegano Rho al resto del mondo. Sommateli al traffico di un normale giorno lavorativo sulle principali strade dell’hinterland ed ecco comparirvi, sullo sfondo, i miei improperi. Non li sentite? Dai, se vi sforzate li sentirete ancora rimbombare in lungo e in largo: oltre un’ora per fare quindici chilometri. Favoloso.
Grazie a tutto ciò, non senza un filo di nervosismo entro in clamoroso ritardo nell’arena di Rho Fiera, giusto in tempo per giudicare come assolutamente trascurabile e un po’ noiosetta la performance dei
Walking Papers.
Nemmeno il tempo di salutare qualche amico presente in loco e trovare una sistemazione decente che arriva il turno degli
Extreme. Devo ammettere che, dopo averli visti nel tour di promozione di
Saudades De Rock, le aspettative rispetto alla loro performance erano parecchio alte. Purtroppo sono state praticamente tutte disattese. Il motivo è presto spiegato: un set che non è mai davvero decollato.
La colpa è di un inizio lentissimo, con una
Decadence Dance che avrebbe dovuto spazzare via tutto e tutti e invece è stata fatta diversi bpm sotto la versione studio, oltre che di un Gary Cherone nuovamente lungocrinito ma decisamente sottotono rispetto ai suoi standard, sia a livello vocale che ginnico. La situazione migliora a partire da
It’s A Monster e pezzi come
Play With Me, Hole Hearted e
Get The Funk Out di certo non lasciano indifferenti, ma la prestazione odierna non credo rimarrà nella memoria di molti. Anche
More Than Words, buttata lì in un simile contesto, perde buona parte del pathos che invece assume solitamente. Insomma, per quanto mi riguarda una mezza delusione, anche se la promessa “see you very soon” mi fa ben sperare per il prossimo futuro nella possibilità di rivederli da headliner in una location più consona.
Durante il cambio palco la nuvola che provvidenzialmente copriva il sole, posto esattamente di fronte al pubblico, ci lascia definitivamente, facendo ribollire l’asfalto e soprattutto i presenti. Un paio d’ore di sole mitigato dalla pioggia mattutina, che tuttavia bastano a far intuire quanto avrebbe potuto essere insopportabile stare lì se avessimo trovato una giornata più calda.
Puntuali come svizzeri ecco salire sul palco gli
Alter Bridge, band che amo e che ero davvero curioso di risentire per bene dopo il disastro sonoro del tour di
ABIII al Palasesto. Incredibile ma vero: i primi pezzi sono stati inascoltabili a causa di un problema all’impianto, che invece di produrre musica ha ben pensato di sputare pernacchie cariche di toni alti su tutto l’audience. Purtroppo i problemi durano fin quasi a metà scaletta e la prima canzone ad avere una resa decente risulta
Ghost Of Days Gone By. Piacevole sorpresa l’esecuzione di
Fortress, mentre
Blackbird viene eseguita con un’intensità che lascia ben poco spazio a recriminazioni. Kennedy è in forma smagliante e guida la band anche in mezzo alle difficoltà tecniche senza mai scomporsi. Davvero un peccato aver perso nella cacofonia i primi brani, perché il set è stato davvero convincente e sicuramente troppo corto per potersi godere come si deve gli statunitensi.
Mi piacerebbe scrivere “nemmeno il tempo di una birra” o “in men che non si dica”…e invece gli
Aerosmith si presentano sul palco con ben 35 minuti di ritardo rispetto alla tabella di marcia. Un’attesa che, dopo qualche ora in piedi al sole, non si rivela particolarmente piacevole.
Poco male, perché il nervosismo viene spazzato via dalla tripletta iniziale
Mama Kin/Eat The Rich/Love In An Elevator: poderosa, potente, a tratti direi anche sorprendente. Sì, sorprendente, perché sinceramente non mi aspettavo di trovarmi davanti ad una band in questo stato di forma. E invece questi ragazzi nati a cavallo tra gli anni ’40 e gli anni ’50 ne hanno da vendere e stanno sul palco come pochi al mondo sanno fare.
La setlist è un crescendo continuo fino a
Freedom Fighter, cantata da Perry mentre sullo schermo scorrono le sue immagini mentre si finge artista di strada in Piazza Duomo.
Il rock and roll domina l’arena, fino al momento di massima intensità limonatoria durante
I Don't Want to Miss a Thing, in cui tutte le copie presenti almeno una strusciatina se la danno volentieri. La cover di
Come Together è veramente tosta, così come
Dude (Looks Like a Lady) e
Walk This Way, che chiudono col botto una prima parte senza un attimo di respiro. Già, perché anche qui è necessario fare un plauso alla band: 90 minuti serratissimi. Nessuna lunga pausa, nessun discorso chilometrico, solo tanta sana musica.
I bis si aprono con Tyler al pianoforte, che accenna (con stecca strumentale clamorosa)
Angel, prima che la storica, splendida
Dream On arrivi ad incantare una platea in totale adorazione. Chiusura affidata a
Sweet Emotion, degno brano per scrivere la parola fine su un evento che i presenti difficilmente dimenticheranno.
Ecco, lasciatemi dire una cosa, a costo di essere noioso e ripetitivo.
In giro si leggono tanti commenti del tipo “vergogna, spendere un sacco di soldi per i dinosauri mentre tante giovani band muoiono di fame”. Dal punto di vista demografico potrebbe anche aver senso e, anzi, non è nient’altro che la trasposizione di quanto in tanti ci ostiniamo a chiedere a gran voce: in pensione gli anziani e largo ai giovani. Ma nella musica, amici, non funziona così. Chiunque abbia visto negli ultimi anni sul palco gente come Aerosmith, Iron Maiden, Bon Jovi, Black Sabbath, Deep Purple, Kiss, Europe e via discorrendo sa esattamente di cosa parlo. Soprattutto se ha confrontato queste performance con quelle di band emergenti o “new sensation” del mondo rock/metal: il paragone è impietoso e getta ombre sinistre sul futuro della musica che amiamo. Cercate di frequentarli il più possibile i vecchietti, perché tra pochi anni non li avremo più e la mancanza si sentirà eccome.
Due parole sulla
location, anzi una: vergognosa.
Negli anni si è cercato di migliorare la permanenza in questa lingua di asfalto nel nulla e devo dire che il sistema di bagni, punti ristoro, punti merchandise e stand ora funziona. Quello che proprio non va sono altri aspetti. In primis, il parcheggio, posto a notevole distanza dall’entrata e con costi allucinanti (questa volta 16,5 Euro, l’anno scorso per i Maiden arrivò addirittura a 20 Euro). Seconda cosa, la chiusura della metropolitana che ha aggiunto ulteriore disagio a chi doveva raggiungere Rho. Terzo: la visibilità, perché in un posto lungo e stretto non puoi riservare ai soli headliner l’utilizzo dei maxischermi lasciando band come Extreme e Alter Bridge praticamente invisibili a chi si trova poco oltre il pit. Quarto: la cosiddetta “sicurezza”. Avete davvero rotto le palle. Non si possono lasciare le persone senza acqua sotto il sole a giugno, maledetti collezionatori di tappi. Non si possono sequestrare gli ombrellini a chi magari arriva anche da lontano e non ha altro modo di ripararsi in caso di temporale. Queste sono fesserie belle e buone in nome di non si capisce quale buon senso, visto che la gente è lì per godersi un concerto e non per prendersi a ombrellate e bottigliate. Quinto: la resa audio. Oltre al disastro Alter Bridge siamo ancora parecchio ma davvero parecchio lontani dalla perfezione. Perché la perfezione è quello che mi aspetto se pago 70 Euro di biglietto.
Io non posso credere che in tutta Milano non si trovi un maledetto parco per fare eventi del genere. Spero sinceramente che, visti gli ottimi risultati di pubblico di tanti eventi negli ultimi anni, la Live riesca a spostare queste feste del rock in location più accoglienti. Se lo meritano gli artisti ma soprattutto le decine di migliaia di fan che ogni anno fanno sacrifici economici e anche fisici per esserci.
Setlist Alter Bridge: Addicted to Pain
Come to Life
Before Tomorrow Comes
Cry of Achilles
Ghost of Days Gone By
Fortress
Metalingus
Blackbird
Isolation
Rise Today
Setlist Aerosmith:Mama Kin
Eat the Rich
Love in an Elevator
Oh Yeah
Cryin'
Livin' on the Edge
Last Child
Rag Doll
Freedom Fighter
Same Old Song and Dance
Rats in the Cellar
I Don't Want to Miss a Thing
No More No More
Come Together
Dude (Looks Like a Lady)
Walk This Way
Angel/Dream On
Sweet EmotionFoto a cura di
Alice Ferrero