Era da tempo che mancavo agli appuntamenti metal nella capitale, quindi quale occasione migliore del ritorno in Italia dei
Death Angel per rimediare a questa mancanza? Ricordo ancora quando li vedi al No Mercy del 2003. Diedero vita ad un concerto incredibile, potente, preciso, THRASH, quindi per nessuna ragione mi sarei perso quello di questa sera. Piccoli problemi di traffico uniti al fatto che il tutto è iniziato molto presto rispetto agli standard, hanno fatto si che purtroppo perdessi lo show dei
DEMOLITION, che per le date italiane hanno ceduto ai nostri Extrema l’onore del secondo posto nel bill. Raccogliendo qualche parere in giro posso dirvi che lo show degli austriaci è stato senza infamia e senza lode. Buona tenuta di palco, brani ben eseguiti, ma un po’ come accade per i loro lavori in studio, dopo qualche canzone un po’ di noia sopraggiunge.
Per una serie di coincidenze, quindi, riesco a mettere piede all’interno dell’Alpheus esattamente pochi minuti prima che a calcare il palco siano gli
EXTREMA. Chi come me ha avuto modo di assistere più volte ad uno show dei milanesi sa perfettamente a cosa va incontro. Se è vero che rispetto agli esordi il “fottuto massacro collettivo” è andato un po’ scemando, visto il cambio di rotta della band, è altrettanto vero che parallelamente è cresciuta la loro capacità on stage.
C’è poco da dire, al di là dei gusti personali relativi alle ultime produzioni, gli Extrema sono una band dalla caratura internazionale, e questa sera all’Alpheus non hanno fatto altro che confermarlo con uno show che solo le grandi band possono metter su. Orfani di un pezzo da novanta come Mattia Bigi al basso, impossibilitato a seguirli in questo tour europeo, i nostri hanno comunque dato vita ad uno show professionale e vitaminico come sanno ben fare, partendo in quarta con “New world disorder” e “Second coming”. Certo gli ultimi pezzi non hanno il piglio cattivo dei vecchi brani, però dal vivo fanno la loro porca figura e acquistano sicuramente in potenza ed impatto. Fatto sta che comunque è inevitabile che quando arrivano, in chiusura, due classici come “Money talks” e “This toy” le cose cambiano notevolmente, e il pogo diventa molto più selvaggio rispetto all’inizio dello show. Tolta l’esibizione degli headliner, quella degli Extrema è stata senz’altro la migliore della serata…
Cambio palco e cambio di sonorità quando a suonare tocca ai
MERCENARY. E, a dirla tutta, anche cambio di accoglienza da parte del pubblico, che salvo i primi due o tre brani, forse complice l’euforia del live show, hanno tributato ai danesi un’accoglienza certamente meno calorosa rispetto alla band di Tommy Massara. Di sicuro buona parte della colpa è da attribuire alla proposta musicale dei nostri, una sorta di mix tra melodic death (quanto odio questa definizione…) e power metal, con risultati che solo al nostro Graz possono piacere, eheheh…
Effettivamente se nulla c’è da eccepire dal punto di vista tecnico/esecutivo, altrettanto non si può dire per quanto concerne la musica, in quanto dopo pochi minuti una noia mortale prende il sopravvento, unita ad una sorta di fastidio generato dall’accoppiata delle due voci, quella più alta del singer Mikkel Sandager e quella più growl del bassista René Pedersen. A lungo andare scocciano alquanto, e anche la proposta strettamente musicale, che va avanti senza un’identità ben definita (almeno in sede live), sulla falsariga di quanto proposto dai Biomechanical (anche se questi ultimi dal vivo hanno un loro perché…). Sarà anche il contesto poco consono, fatto sta che oltre ad aver resistito veramente a fatica ero circondato da facce sbigottite o sbadiglianti, il che non è un ottimo risultato per la band…
Per fortuna di lì a poco le cose sarebbero cambiate radicalmente con l’arrivo sul palco dei filippini più famosi del metal. Forti di una reunion che a differenza di molte altre ha prodotto due buoni cd e non solo live show, i
DEATH ANGEL mettono subito le cose in chiaro ai metal kids presenti, che nel frattempo hanno raggiunto un numero più corposo, vista la scarsa affluenza dell’inizio del concerto. È la opener del loro ultimo cd ad aprire le danze, ma a dimostrazione di non voler dimenticare il loro glorioso passato il quintetto spara subito una delle cartucce migliori, con “Evil priest”, tratta dal masterpiece “The ultra-violence”. Altri tre estratti da “Killing season”, che farà la parte del leone questa sera e verrà riproposto per intero, e tocca poi a “Voracious souls”, che insieme alla mitica “Kill as one” farà fare un bel salto indietro ai thrashers presenti qui all’Alpheus. Soltanto un estratto per uno per quanto riguarda “Frolic through the park” e “Act III”, e un paio per l’album della reunion “The art of dying”. Scelta quanto meno particolare quella di riproporre interamente l’ultimo album, ma sembra proprio che ultimamente stia diventando un’usanza sempre più diffusa.
Naturalmente con i suoi pro e i suoi contro, e per lo più in genere prevalgono questi ultimi… In apertura ho parlato della loro esibizione al No Mercy nel 2003… beh, sarà perché erano particolarmente gasati essendosi da poco riuniti, sarà perché presentarono per lo più vecchi classici, fatto sta che in quel concerto furono leggermente più convincenti di stasera. Non che qui a Roma abbiano suonato male, ma ho trovato una carica esplosiva leggermente minore rispetto a quello show, anche se dal punto di vista tecnico non c’è assolutamente nulla da dire.
Precisi e chirurgici come sempre e soprattutto con una gran voglia di divertirsi, fattore questo che in uno show thrash non guasta mai. Ottima anche la prova di Mark Osegueda, che oltre ad avere anche live una voce eccezionale riesce ad interagire molto bene con il pubblico, tagliando quelle barriere virtuali che molti sui colleghi alzano tra loro e la folla.
Se l’affluenza fosse stata leggermente maggiore (come è capitato altre volte qui nella capitale) e se la scaletta fosse stata più varia ora starei parlando di uno show memorabile, invece mi posso limitare a dire che si è trattato “solo” di un gran concerto.
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