Negli ultimi sette anni ho visto gli Extreme tre volte. La prima, nel 2008, fu devastante: una band appena riunita, in forma smagliante, coinvolgente e spettacolare. La seconda, lo scorso anno, fu una delusione: suoni pessimi, pezzi lenti, poca passione. La terza sta esattamente in mezzo, ve la racconto adesso.
L’impatto con l’Alcatraz non è dei migliori: palco in fondo e sala ridotta con teloni neri, a dimostrazione che la risposta del pubblico milanese non è proprio clamorosa, anche se devo ammettere che durante la serata il calore dei presenti non consente di rimpiangere qualche centinaio in più di partecipanti. Certo, la scelta del palco non è delle più felici, visto che da metà platea in poi la visibilità risulta abbastanza compromessa: forse un metro in più di altezza per lo stage non avrebbe fatto male!
Ma passiamo all’impatto con gli Extreme, che purtroppo non è certo incoraggiante: parte
Decadence Dance e ci risiamo con i bpm rallentati e la voce di Cherone che manca quasi completamente. Il nervosismo comincia a serpeggiare dentro di me e le successive
Lil’ Jack Horny e
When I’m President non fanno altro che accrescere la sensazione che manchi qualcosa di fondamentale al concerto. Per fortuna, da
Get The Funk Out (comunque lenta) in poi la situazione migliora, la voce si scalda e riesce a rendere quel poco che (evidentemente) l’età consente. Non è che Cherone sia bollito sotto tutti i punti di vista, balla, si muove, diverte e si diverte, ma la parte vocale viene quasi completamente trascurata, affidando ai fidi Bettencourt e Badger il compito di sostenere acuti e ritornelli. Il lavoro ai cori dei due è encomiabile, spettacolare e da spellarsi le mani per gli applausi, ma a cantare dovrebbe essere principalmente il cantante (almeno così si dice in giro) e questo, oggi, a un concerto degli Extreme, non succede: cantano gli altri sul palco o canta il pubblico, con Cherone che porta a casa a stento la pagnotta.
More Than Words è sempre emozionante, mentre da incorniciare sono
Money, Pornograffiti e
He Man Woman Hater, prima di una
Hole Hearted come di consueto bellissima e trascinante.
Così, in un soffio, Pornograffiti è finito e la band si congeda per qualche minuto. Il pubblico sembra largamente soddisfatto, io un po’ meno. Intendiamoci, non siamo ai livelli di tristezza raggiunti con i Mr. Big qualche mese fa, ma come dicevo prima è evidente che non siamo di fronte a un concerto epocale e che manchi qualcosa.
Bettencourt è spettacolare, suona come forse nessuno al mondo e vederlo è una gioia per occhi, orecchie e anche per le fanciulle, a quanto pare. La sezione ritmica è clamorosa: il (quasi) nuovo
Kevin Figueiredo dietro le pelli è una macchina da guerra che mena legnate con una precisione e una potenza commoventi, mentre
Pat Badger probabilmente andrebbe dritto per la sua strada quadrata e possente anche colpito da una scarica di mitra. Oggi la band ha un punto debole in sede live che si chiama
Gary Cherone, è inutile negarlo. Gli si può (e gli si deve) volere bene per quello che ha dato, ma se la resa canora attuale è questa, forse sarebbe il caso che lui in primis e che la band insieme a lui provassero a fare qualche riflessione. Non è mai stato un fenomeno, intendiamoci, ha sempre preferito la resa fisica alla resa vocale sul palco, ma alcune canzoni sono state rovinate ed evidentemente le sue condizioni obbligano gli altri a tonalità e velocità che non sono le più indicate per buona parte dei brani degli Extreme.
La parte finale del concerto ci regala una
Play With Me sempre divertentissima e altri brani che pescano da tutto il percorso artistico della band, anche se a livello personale avrei tanto voluto sentire
Mutha (Don't Wanna Go to School Today) che purtroppo non trova spazio nella generosa setlist dell’Alcatraz.
Insomma ragazzi, serata piacevole perché come ho detto alcune cose non si ha la possibilità di sentirle tutti i giorni, ma un filo di malinconia mi viene. I Mr. Big sono andati così, gli Extreme male, i Motorhead rallentati e traballanti, leggo che i Motley Crue stanno facendo un tour penoso…non è che veramente stiamo invecchiando e i nostri beniamini con noi?
Bah, siccome è ovvio che la risposta non possa che essere affermativa, allora vi faccio un’altra domanda: è giusto accontentarsi di qualcosa che è indubbiamente inferiore a quello che siamo abituati a conoscere oppure è giunto il momento di una delicata riflessione sia come pubblico che tra le band?
Servizio fotografico a cura di Francesca Vantellini per metalhammer.it.
Si ringrazia Live Nation per la collaborazione.
Setlist:Decadence Dance
Li'l Jack Horny
When I'm President
Get the Funk Out
More Than Words
Money (In God We Trust)
It ('s a Monster)
Pornograffitti
When I First Kissed You
Suzi (Wants Her All Day What?)
Flight of the Wounded Bumblebee / He-Man Woman Hater
Song for Love
Hole Hearted
Play with Me
Rest in Peace
Kid Ego
Take Us Alive
Midnight Express
Am I Ever Gonna Change
Cupid's Dead