Cos’avranno pensato gli
Haken all’idea di dover suonare in concomitanza con una festa di fine anno di una scolaresca delle elementari (genitori inclusi)? Ebbene sì, l’Italia è anche questo, un circo dove più gente entra più bestie si vedono. L’unica data italiana dei progster inglesi avrebbe meritato sicuramente un trattamento diverso, sia per la copiosa (e inaspettata, sarò sincero) affluenza che per l’effettiva prestazione della band e dei suoi opening-acts.
Sono le 20.30 quando, in una calda giornata quasi estiva, sopraggiungo con tre fidi compari al
Legend Club di Milano. Uno dei tre scomoda addirittura il climatologo
Wladimir Köppen per descrivere l’atmosfera monsonica interna al locale (e ai limiti dell’illegalità) che ci accompagnerà per tutta la serata.
Lo ammetto, gli
Arkentype non li ho proprio ascoltati: lo stomaco ha avuto la meglio sulle orecchie e mi sono assentato un attimo per mangiare un boccone dopo una giornata terribile iniziata alle 5 del mattino con il garage di casa allagato (paura vera, tutto risolto). Degli
Special Providence ho apprezzato i primi brani, un sound che descriverei all’insegna della “fusion estrema”, un ibrido affascinante e ben confezionato. La proposta, interamente strumentale, ha però dovuto fare i conti con la mia fase digestiva avanzata, smaltita appena prima dell’ingresso sul palco dei sommi britannici.
Come già anticipato, la location non è all’altezza della situazione: il piccolo palco (con pilastro 40x40 compreso nel prezzo), la visibilità limitata, il caldo torrido avrebbero fatto passare la voglia un po’ a chiunque. Ma gli
Haken si sono dimostrati dei veri professionisti e i presenti dei fan davvero devoti. La scaletta è incentrata in buona parte sull’ultimo
“Affinity”, album controverso che è stato accolto da due fazioni contrapposte di entusiasti (penso al buon Gandy) e di mezzi delusi (eccomi!). Già con l’intro pre-registrato
“Affinity.exe” e con la successiva
“Initiate” notiamo subito la buona presenza scenica del cantante
Ross Jennings e del chitarrista
Richard Henshall; sono più defilati il “pianolista”
Diego Tejeda e il bassista
Conner Green. Discorso a parte va fatto per il secondo chitarrista
Charlie Griffiths, totalmente inespressivo dall’inizio alla fine dello show, e il batterista
Ray Hearne, costantemente intento a “interferire” tra un brano e l’altro con i suoi c***o di fill inutili e fuori luogo (una cosa molto da saggio della scuola di musica). I suoni non sono ancora al top (e mai lo saranno), ma miglioreranno nel corso della serata. Tocca a
“Falling Back To Earth” (da
“The Mountain”) proseguire la scaletta prima di passare a
“1985” dove
Jennings ci delizia con un paio di occhiali da sole imbarazzanti che mi hanno ricordato le Tartarughe Ninja. I brani si susseguono rapidamente ed ecco che arrivano
“Earthrise”, “Pareidolia” e la superba
“Cockroach King”, dove gli
Haken fanno anche sfoggio delle proprie doti vocali/corali. È la volta di
“The Architect”, magistralmente eseguita e con
Jennings intento a cantare pure le parti growl che nell’album aveva curato l’amico
Einar Solberg dei Leprous. Un breve assolo alla Seaboard di
Tejeda introduce
“Deathless”, “reperto archeologico” proveniente da
“Visions”, uno dei pochi momenti “morbidi” dell’intero concerto.
“The Endless Knot” fa da finto finale prima del ritorno della band sul palco per l’esecuzione integrale di
“Crystallised” suite nota ai più per aver visto la partecipazione di
Mike Portnoy al gong nella versione studio. Scoccano 24:30 (urca), tutti a casa…
Che dire? Mi aspettavo una band chirurgica e morigerata, ma constatare che picchiano tutti come dei fabbri e che sono “umani” alla fine mi soddisfa lo stesso (e forse me li fa apprezzare ancora di più). Gli auguriamo di tornare presto in Italia e consiglio alla
Ver1Musica (associazione di spicco in ambito prog) di cancellare definitivamente il
Legend Club dai “papabili” dove ospitare certe realtà così meritevoli e apprezzate.
Setlist:
Affinity.exe
Initiate
Falling Back To Earth
1985
Earthrise
Pareidolia
Cockroach King
The Architect
Keyboard Solo
Deathless
The Endless Knot
Encore: Crystallised
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