Si scrive
Sonisphere, si legge
Iron Maiden... ehi, ma questo incipit è lo stesso di quello usato due anni fa per i
Metallica!
Ed infatti la storia si ripete, potete chiamare questi festival in ogni modo che vogliate, ma quello che conta è che come headliners ci siano gli unici due gruppi al mondo ormai capaci di muovere tutta questa gente.
Eh si, perchè al momento del mio arrivo - purtroppo solo verso le 15 a causa di pregressi impegni lavorativi - mai mi sarei aspettato di vedere un'arena già mezza piena e con un colpo d'occhio invidiabile.
Conoscendo bene il pubblico romano, sapevo bene che il grosso dell'audience sarebbe arrivata con calma solo per gli
Anthrax e non tanto per la nomea della band di
Scott Ian, quanto perchè "
arriviamo poco prima che i Maiden inizino a suonare", tant'è vero che gli spettatori già presenti in gran parte erano provenienti da fuori Roma, con una larga fetta di stranieri.
Alla fine della giornata l'Ippodromo Capannelle sarà pienissimo, forse quasi quanto accaduto il 1 Luglio 2014 con i Metallica.
Due parole sull'organizzazione di tali eventi, che in 20 anni e più è cresciuta enormemente: nonostante il grandissimo afflusso, nessun problema di parcheggio, di fila all'entrata, di ritiro accrediti, di servizi pubblici ed igienici, di ristorazione e di ordine pubblico. Tutto efficiente, personale gentile, squadra pronto soccorso pronta...insomma, mi rallegro nel constatare una situazione di grande rilassatezza e zero tensione. E di questi tempi non è poco.
Parlando di musica...beh, tenderei a saltare di netto la performance dei
The Raven Age che come unica ragione della loro presenza hanno la parentela con gli headliners.
George Harris, chitarrista della band, ha un cognome importante, così importante che a pensar male si fa peccato, ma vi basti sapere che senza l'influenza del padre Steve difficilmente suonerebbero fuori dal loro pub preferito di fronte ad una decina di amici fedeli. E qui mi fermo per non infierire troppo su chi ha meno colpe rispetto a chi li fa esibire in platee a loro non consoni.
Non faccio lo stesso discorso per gli altri raccomandati della giornata, ovvero quei
Wild Lies stavolta imparentati con
Smith (il bassista Dylan è il figlio di Adrian) per il solo motivo che purtroppo non sono riuscito a vederli e non mi piace giudicare, seppure polemicamente, senza aver visto e sentito personalmente e quindi spero che mi possano convincere in futuro, così come mi rammarico di non aver potuto assistere alla performance degli
A Perfect Day di
Andrea Cantarelli che sono certo di recuperare in un ambito in cui avranno certo meno risonanza ma sicuramente più spazio.
Passiamo ai
Sabaton: indubbiamente tanta gente è qui anche per loro, le magliette a loro dedicate non sono poche, data l'ingombrante presenza dei Maiden, e senza dubbio molte di più di quelle viste degli Anthrax o dei Saxon. E già questo.. insomma, se devo pensare che i Sabaton siano "i salvatori" del classic metal prende veramente male a constatare come sia messo il panorama metal oggigiorno. Una volta che i grandi classici saranno estinti, addio Gods of Metal, Sonisphere o Monsters of Rock, perchè non ditemi che una band come i Sabaton, con un atteggiamento divertente e coinvolgente quanto si vuole, possano rappresentare il metal: grandi suoni (poi ne parleremo in dettaglio...), grande impatto scenico visivo,
Joakim Broden fa battute, si scapicolla, si mette il cappellino dello sponsor che viene lanciato dal pubblico, la band fa cantare tutto il pubblico con un po' di "
Wind of Change" degli
Scorpions...tutto molto simpatico ma non riesco a spiegarmi come una band del genere, che esiste da soli 10 anni, riesca a riscuotere tutto questo interesse ed in patria o in Germania riesca da sola a riempire arene di media/grande capienza. Bah...
Per decretare i vincitori della giornata possiamo fermarci qui: il signor
Byford è un classe '51 ma fisicamente e vocalmente ha distrutto tutto e tutti, sfoderando una prestazione mostruosa e sontuosa, di fronte alla quale ci si può solo togliere il cappello e battere le mani fino a spellarsele. Non solo lui ovviamente, tutti i
Saxon hanno offerto uno spettacolo grandioso, ma voglio citare tra gli altri il batterista
Nigel Glocker che, nonostante abbia un look da vecchietto appena prelevato da un'osteria tra una partita a briscola e l'altra con tanto di bicchiere di vino sul bordo del tavolino, stupisce per potenza e precisione, una vera drum-war-machine che suggella a perfezione brani leggendari come "
Heavy Metal Thunder", "
Princess of the Night" o "
Denim and Leather", a cui è affidata l'ovvia chiusura. Pubblico giustamente in delirio, tutti braccia al cielo ad osannare i Saxon e Dio ce li conservi più a lungo possibile che ne abbiamo bisogno.
Così come avremmo bisogno dei suoni che, fino a questo momento, hanno accompagnato il Sonisphere. Inspiegabilmente infatti a questo punto i volumi crollano e lasciano gli
Anthrax praticamente senza potenza, tanto che pur a pochissimi metri dal palco si poteva tranquillamente chiacchierare a distanza senza urlare, quando sapete benissimo che in occasioni del genere bisogna accostarsi all'orecchio dell'interlocutore con tanto di mano a mo' di protezione: incredibile.
Ne risultano così assai sfiatate le varie "
Madhouse", "
Got the Time", "
Indians", una scaletta 100% approved che in un'ora a loro disposizione presenta più o meno i loro classici più importanti, con "
Evil Twin", "
You Gotta Believe" e "
Breathing Lighting" tratte dal loro ultimo fortunato album.
Sinceramente però in tutte le volte che li ho visti dal vivo non sono mai riusciti a vederli trascinanti, affiatati, scatenati: gli Anthrax appaiono un po' spompati, quasi - perdonatemi il termine - "scoglionati", con poca partecipazione tra di loro, come se ci fosse della tensione o comunque dei malumori. In ogni caso
Belladonna si dimostra più che all'altezza,
Bello è l'unico infervorato del lotto,
Scott Ian è più visibile per il suo orribile pizzetto bifidus che per altro,
Dette (era Dette? ma si dai) alla batteria non è più il ragazzetto prodigio che a poco più di 20 anni faceva apparizioni nei Testament ed appare pure un po' sovrappeso ma fa comunque il suo, l'unico totalmente anonimo è
Donais che fa i suoi (impeccabili) assoli quasi nascondendosi, accenna due mezzi sorrisi e si defila: della serie "
io me faccio li c***i miei e fate un po' voi". Perfetto così. Magari con suoni e volumi degni sarebbe stata una prestazione di tutt'altro impatto però ce la facciamo bastare, anche perchè ora ci stanno i Maiden.
DISCLAIMER.Adoro gli
Iron Maiden. DAVVERO. Come potrei non farlo?
A chi dovrei imputare la mia "carriera" giornalistica se non a loro? Gli Iron sono il metal, punto.
Ma non ammetto che si raccontino cazzate, per amore di verità e per amore degli Iron Maiden stessi che non meritano dopo una carriera mostruosa di essere trattati a mo' del vecchietto rincoglionito al quale si dice che va tutto bene, che si asseconda tanto per.
REPORT.Al netto della classe 1958 che si porta nella carta d'identità, al netto di tutti i problemi, anche gravi, di salute che ha avuto negli ultimi tempi, al netto di un tour forse anche troppo esteso per un totale di 72 date che sfiancherebbero chiunque (io ero stanchissimo dopo essere stato in piedi 8 ore e ho 20 anni meno di lui...) asserire che
Bruce Dickinson abbia cantato benissimo - come ho sentito ieri e letto stamani - è una falsità, è una bestemmia, un'eresia. A questi tizi andrebbe negata la libertà di parola.
Bruce non ha cantato affatto bene, anzi oserei dire che non ha cantato affatto. Spero in una giornata storta, in un calo di forma, per il primo brano addirittura pensavo che fosse colpa di qualche problema tecnico al microfono, ma semplicemente l'impietosa realtà è che Bruce ieri sera non aveva per niente l'estensione vocale acuta: appena saliva, PUFF, l'aria non usciva dai suoi polmoni, zero, era come abbassare a zero il volume. Il tutto per ognuno dei 120 minuti del loro live. Ogni singolo acuto si è tramutato in attimi di silenzio.
QUESTA è la verità.
Tutto il resto che leggerete, vi racconteranno o VI RACCONTERETE sono semplicemente cazzate, illusioni da fan cieco oppure semplicemente non ci capite una mazza ed a parte i Maiden la cosa che più si avvicina al vostro concetto di musica è la sigla del telegiornale. Ed allora non dovreste scrivere report o commenti.
Detto questo, parliamo di tutto il resto. Nonostante questi problemi vocali, Bruce eroicamente o sciaguratamente - questo decidetelo voi - non ha abbassato tonalità, non ha reinterpretato i brani nè con la band è stato deciso di abbassarli per consentirgli un compito più agevole. Tutto è rimasto invariato rispetto alle partiture da disco e lui ha tentato in tutti i modi di eseguirle, ahimè senza successo. Inoltre l'ho visto decisamente più scenico ed istrione del solito, e potete tranquillamente leggere quel "decisamente" come "esageratamente", come la scenetta con la scimmia prima in testa e poi al collo, il siparietto finale con Smith durante l'esecuzione di "Wasted Years", questa sì molto rallentata rispetto alla versione originale. Vabbè Bruce, noi ti adoriamo e speriamo che avrai modo di riposarti, di riprenderti e di offrire nuovamente in futuro le prestazioni che sei riuscito a sfoderare anche nel recente passato: per il momento diciamo che è stata la classica serata NO (ma questo lo dobbiamo dire, appunto) e parliamo invece delle serate SI. Ovvero di tutti gli altri. Passi per un
Nicko un pochino legnoso ma comunque sufficientemente preciso e potente, gli altri sono delle macchine.
Delle letterali macchine da guerra. Quando più estrose e movimentate (
Janick), quando più ombrose e monumentali (
Adrian), quando più sorridenti e rassicuranti (
Dave), ma tutti non hanno sbagliato mezza virgola, con una sicurezza ed una nonchalance impressionanti, anzi impressionanti no perchè questi signori in quasi 40 anni e passa ci hanno abituato a lezioni di tale classe. Lasciamo meritatamente da parte sua maestà
Steve che sebbene colpevole di produzioni risibili, di portarsi i figli in tour senza averne la minima capacità (prima
Lauren che almeno aveva qualcosa da mostrare, adesso
George, speriamo la prole sia esaurita qui) e di buona parte dei brani degli ultimi orribili album, fatto salvo l'ultimo che continuo ad apprezzare, sembra veramente aver stretto un accordo a mo' di Dorian Gray, dato che non accenna ad esaurire la propria verve, l'entusiasmo e la voglia di divertire e di divertirsi, ferma restando un'esecuzione al basso che in tanti ancora gli invidiano.
I brani di "
The Book of Souls" che già su disco non mi dispiacciono più di tanto, a differenza delle oscenità che compongono "
The Final Frontier" e
AMOLED, dal vivo guadagnano addirittura qualcosa, mentre è letteralmente delirio sull'impegnativa "
Children of the Damned" e "
Powerslave".
Bruce ci intrattiene più del solito ma si conferma mattatore di rara esperienza e senza dubbio sa come dominare le platee, con un discorso finale relativo ai recenti atti terroristici sparsi per l'Europa. Stanti i problemi vocali già disquisiti, probabilmente il pezzo che ne ha più risentito, con lunghe pause dove una volta c'erano i vocalizzi potenti di Bruce, è stato "
Hallowed Be Thy Name" anzi ancora di più "
The Trooper", che non consentiva mai a Bruce di rifiatare tra una strofa e l'altra, mentre "
Fear of the Dark" si rivela indubbiamente essere il brano più amato della seconda parte della carriera dei Maiden, cantato a squarciagola da tutti i presenti.
Purtroppo gli stessi problemi che hanno caratterizzato lo show degli Anthrax si sono ripresentati, seppure in forma lievemente ridotta, anche per lo show degli headliners: volumi incredibilmente bassi, chitarra di Murray pressochè assente, volume del microfono basso, e stavolta non era colpa di Dickinson. Piuttosto inspiegabile che non sia stato corretto in corsa dopo il primo o secondo brano, ed ancora più inspiegabile il fatto che fino ai Saxon compresi l'audio fosse fenomenale.
I bis composti da "
The Number of the Beast" (quanti dei presenti erano nati quando è uscito questo disco? domanda Dickinson e ci sono molte braccia abbassate), la riposante "
Blood Brothers" e "
Wasted Years" come detto resa un po' troppo rallentata chiudono questo show di due ore esatte. Tutti felici, tutti soddisfatti, tutti a rendere omaggio a quella che probabilmente è la più grande band HM di sempre, o forse direttamente l'essenza dell'HM.
Mi permetto di concludere questo report con un intervento del mio amico e vate
Francesco Bucci, con cui ci siamo scambiati opinioni sulla prestazione vocale di Bruce per tutta la durata dello show, direttamente ed interamente tratto dal nostro forum e che mi trova d'accordo al 100% e che, un po', mi raggela il sangue pensando a quando i Maiden si concederanno una più che meritata pensione:
"
Bruce ci ha abituato a performance che vanno dall'ottimo allo stellare, quindi vederlo in difficoltà (solo dal punto di vista audio, perché come carisma e show era il solito mattatore) ci lascia di sasso. Al contrario, diamo talmente per scontata la mediocrità delle performance di cantanti invecchiati malissimo tipo Halford o Kai Hansen che siamo disposti ad esaltarli quelle rare volte che fanno solo un po' schifo invece di combinare un disastro completo.
D'altronde non stiamo parlando di un cantante, stiamo parlando DEL cantante nonché uno delle poche icone in grado di dare un minimo di rilevanza al metal sulla scena musicale. Vederlo scricchiolare ci ricorda, ancora una volta, che il futuro del metal difficilmente passerà per arene colme di 20.000 persone.
Questo può essere un bene o un male, a seconda dei punti di vista, ma rimane una prospettiva che non può lasciarci indifferenti."
SETLIST:
If Eternity Should Fail
Speed of Light
Children of the Damned
Tears of a Clown
The Red and the Black
The Trooper
Powerslave
Death or Glory
The Book of Souls
Hallowed Be Thy Name
Fear of the Dark
Iron Maiden
Encore:
The Number of the Beast
Blood Brothers
Wasted YearsSonisphere 2016: la galleria delle foto su Facebook