Le cose non vanno sempre come previsto. Può capitare che da anni tu stia aspettando di vedere dal vivo una delle tue band di riferimento ma il destino si mette di traverso e ti obbliga a dover rinunciare a questa opportunità all'ultimo momento. Meno male che esistono persone appassionate quanto te (anzi, forse più di te) pronte a condividere col mondo il ricordo di quella serata a cui non hai potuto assistere anche se avresti tanto voluto. Grazie Paolo!
A cura di Paolo PerazzaniSono quasi le 21 quando arriviamo al
Circolo Colony di Brescia, e – di fatto – ci siamo persi tutto il primo gruppo di supporto.
Qualche minuto per il cambio della backline, e a salire sul palco sono gli
A New Tomorrow, quartetto londinese capitanato dal bravissimo
Alessio Garavello (voce e chitarra). La proposta della band italo-inglese (completano la formazione
Andrea Lonardi al basso,
Tim Hall alla batteria e
Michael Kew alla chitarra) si traduce in un rock moderno ricco di riferimenti – dai Muse ai Nickelback, dagli Alter Bridge ai Rage Against The Machine – che ben combina energia e melodia. Il set degli
ANT dura una mezz’oretta e la band, oltre all’ottima prova musicale fornita, ha il merito di saper gestire con grande mestiere il pubblico accorso. Pubblico che, ahimè, non è certo quello delle grandi occasioni: per il ritorno in Italia dei decani del prog metal ci si aspetterebbe un’affluenza decisamente più corposa.
Sono passate da poco le 22 quando sul palco appaiono i
Fates Warning. L’inizio del concerto è affidato a
“From The Rooftops”, opener del nuovo disco
"Theories Of Flight". Già dal primo pezzo è chiaro che ci troviamo di fronte ad un concerto dall’incredibile caratura tecnica (qualcuno dubitava?) e con un
Ray Alder in ottima forma. Alla chitarra, al fianco del solito “alienatissimo”
Jim Matheos, troviamo l’impeccabile
Michael Abdow. Il set prosegue veloce con estratti da
"Parallels" (
"Life In Still Water"), da
"Disconnected" (
"One"), da
"A Pleasant Shade Of Gray", e dal più recente
"Darkness In A Different Light" del quale vengono ripresentati i pezzi più riusciti (
"One Thousand Fires" e
"Firefly"). Dal nuovo disco vengono proposte anche la catchy
“Seven Stars” e – soprattutto – la splendida
“The Light And Shape Of Things” che, anche a giudicare dal coinvolgimento del pubblico, sembra già essere diventata un classico della band.
I ritmi si abbassano per un momento, con la riproposizione della parte IX di
“A Pleasant…”. Ci si rituffa subito nel prog più puro con la parte XI dello stesso disco, brano che evidenzia l’impressionante sezione ritmica formata da
Bobby Jarzombek alla batteria e
Joey Vera al basso. A sorpresa fa capolino nella scaletta anche un estratto da
"The Ivory Gate Of Dreams" tratta da
"No Exit". Si torna a
"Parallels", con
"Point Of View" e
"Eleventh Hour" – vero inno della band, con tutto il pubblico a cantare il refrain – che chiudono il concerto. Il bis è affidato a
"Through Different Eyes" e all’immortale
“Monument”.
Si chiudono così due ore di un concerto senza fronzoli, nel quale la musica è stata l’unica protagonista. Una performance emozionante e tecnicamente estasiante che – come già accennato – avrebbe senz’altro meritato tutt’altra cornice di pubblico.
Setlist:
From The Rooftops
Life In Still Water
One
A Pleasant Shade Of Gray (Part III)
Seven Stars
One Thousand Fires
A Handful Of Doubt
Firefly
The Light And Shade Of Things
A Pleasant Shade Of Gray (Part IX)
A Pleasant Shade Of Gray (Part XI)
The Ivory Gate Of Dreams (VII - Acquiescence)
The Eleventh Hour
Point Of View
Encore: Through Different Eyes + Monument